Non solo Alfano, anche Scelta Civica vuole un ministero

Non solo Alfano, anche Scelta Civica vuole un ministero

A volte ritornano. Un ex grillino oggi, uno domani, a Montecitorio Scelta Civica è tornata a crescere. Chi l’avrebbe mai detto? Dopo tanti addii, il partito che fu di Mario Monti ha iniziato a far proseliti in Parlamento. La settimana scorsa si è unita al gruppo della Camera la fuoriuscita pentastellata Paola Pinna, ora è la volta del collega Ivan Catalano. «E presto ne arriveranno altri», assicura convinto il segretario nazionale Enrico Zanetti. Intanto Scelta Civica ha iniziato a bussare alla porta di Matteo Renzi. Il terzo partito di maggioranza chiede rispetto. Il rimpasto di governo all’ordine del giorno è l’occasione giusta per conquistare un ministero. 

Una richiesta che suona quasi come una minaccia. «Se, nella gestione delle caselle mancanti al governo, Partito democratico e Area Popolare intendono muoversi come se la maggioranza che lo sostiene fosse a due, vorrà dire che ogni qual volta un provvedimento non ci piacerà, questa sarà anche la nostra linea» spiega il deputato Mariano Rabino, responsabile nazionale organizzativo. Quello di Scelta Civica non è solo un capriccio. Se i sondaggi non sono entusiasmanti, a Montecitorio il partito ha ancora un peso rilevante. I deputati sono venticinque. Più dei colleghi di Lega Nord, tanto per fare un paragone. Praticamente gli stessi di Sinistra Ecologia e Libertà. Una realtà che potrebbe risultare determinante quando alla Camera approderanno alcuni provvedimenti particolarmente delicati, a partire dalla legge elettorale attesa in Aula dalla fine di aprile.

La strategia degli ex montiani è semplice. Già alle prese con la minoranza interna, Renzi ha tutto l’interesse a non aprire nuovi fronti interni alla maggioranza. Soprattutto nelle settimane che precedono l’approvazione dell’Italicum. Non solo. Scelta Civica è sicura di poter dire la sua anche sul territorio. In questi giorni alcuni emissari del Pd avrebbero proposto ai colleghi centristi di siglare un patto nazionale in vista delle amministrative. Un accordo elettorale per sostenere i candidati democrat nelle sette regioni in cui si andrà al voto. Di fatto, un aiuto nelle competizioni più in bilico. Soprattutto in Campania, Veneto e Liguria, dove anche una manciata di preferenze potrebbe fare la differenza. 

Ben disposto a sostenere l’alleato di governo, il gruppo dirigente di Scelta Civica chiede però un riconoscimento. Politico, soprattutto. Perché i retroscena sul rimpasto di governo interessano solo il Nuovo Centrodestra? Gli esponenti di Sc avrebbero già posto le condizioni a Renzi. Per rimanere in maggioranza chiedono di entrare in Consiglio dei ministri. Magari assicurando al capogruppo Andrea Mazziotti il ministero per gli Affari regionali. In alternativa si punta ad assegnare a Enrico Zanetti – già sottosegretario al ministero dell’Economia – un posto di viceministro. Possibilmente con deleghe di un certo peso. Aspirazioni legittime, chissà quanto fondate. Al momento non è dato sapere se Renzi accoglierà le richieste. I rumors di Palazzo non sembrano andare in questa direzione. Nel giro di poltrone studiato a Palazzo Chigi sarà sicuramente premiato Graziano Delrio, destinato alle Infrastrutture. Il secondo ministero disponibile, invece, dovrebbe finire di diritto al Nuovo Centrodestra, che ha appena rinunciato all’incarico del dimissionario Maurizio Lupi. Con tanti saluti alle ambizioni degli ex montiani. 

Nel frattempo Scelta Civica proseguirà la campagna acquisti in Parlamento. A Montecitorio dovrebbero arrivare presto altri deputati, così almeno assicurano i centristi. Al Senato si punta al miracolo. Il gruppo nato all’inizio della legislatura è recentemente sparito, dopo il passaggio di gran parte dei componenti con il Partito democratico. Ma a breve potrebbe rivedere la luce. Qualche richiesta di ingresso è stata avanzata da alcuni senatori di Grandi Autonomie e Libertà.  Almeno tre ex grillini si sono dimostrati interessati al progetto. A norma di regolamento per creare un gruppo a Palazzo Madama servono dieci senatori, un obiettivo che dentro Scelta Civica è considerato a portata di mano.

Resta un dubbio. Perché tanti ex esponenti del Movimento Cinque Stelle avrebbero deciso di convergere sul partito di Zanetti? Dopotutto alle ultime elezioni Mario Monti era uno dei principali avversari di Beppe Grillo. I dirigenti di Scelta Civica non sembrano stupiti, a sentir loro le differenze con i grillini non sono poi così marcate. «Due anni fa entrambi abbiamo espresso una candidatura antisistema, di rottura» raccontano. «Noi con un profilo più di governo, in grisaglia. Loro con l’inconfondibile stile urlato e volgare». Ma tutti e due schierati contro i privilegi e le incrostazioni del Palazzo. Un esempio? La battaglia contro i vitalizi per i parlamentari. Ecco perché i grillini che hanno lasciato il gruppo – in alcuni casi ne sono stati espulsi – adesso guardano all’ex partito di Mario Monti. «È un passaggio naturale» ha spiegato Zanetti qualche giorno fa. Se i conti sono giusti, i gruppi parlamentari di Scelta Civica possono crescere ancora. Chissà che non se ne accorga anche Renzi.

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