Consigli di Luigi XVI per amministrare bene la vita

Consigli di Luigi XVI per amministrare bene la vita

Peccato gliela abbiano tagliata. Ma la testa di Luigi XVI non funzionava poi così male. Almeno, a giudicare dai suoi scritti più che dalle sue scelte politiche (sbagliate, ma in tempi così difficili e rivoluzionari chi sarebbe riuscito a imbroccare quelle giuste? E poi: esistevano quelle giuste?). Il re di Francia ha lasciato, oltre alle penne, anche degli scritti di non esagerato interesse. Sono pensieri, massime, idee che traeva dalla sua attività quotidiana di monarca assoluto cattolico. Nelle intenzioni, è lecito credere, si ispirava agli scritti di Marco Aurelio, nei risultati non si va oltre una media, sciatta banalità.

Eppure ci sono alcuni appunti che meritano un po’ di attenzione. Ad esempio, quando ricorda che le virtù del re (e, in generale, si può estendere, di ogni governante) sono quelle di “fare il bene e saper sentir dire male di sé con pazienza”. Fare e sopportare, senza prendersela troppo. Era facile allora, quando si era re per diritto divino, dar poca retta a quello che dicevano gli altri; meno facile oggi quando si è presidenti di qualcosa in seguito a umorali elezioni di popolo (e a volte, neppure in seguito a quelle, come si vede da qualche anno a questa parte in Italia).

Luigi XVI però non si limita a considerazioni così semplici. Ricorda che la miglior vendetta “è di non somigliare a chi ci offende”, e in materia di sicurezza finanziaria dispensa un consiglio valido per tutti: “Non c’è nulla di più importante, in qualsiasi governo, di un fondo cui attingere per le necessità urgenti; non capita sempre che delle somme ben messe a questo proposito non abbiano un miglior effetto delle guerre più felici o delle trattative più intelligenti dei ministri più abili”. I soldi, insomma, contano.

Ci sono anche altri pensieri, sparsi, che Luigi XVI dedica al mondo intero. E che meritano di essere letti. Non mancano consigli di vita, suggerimenti per una buona educazione, suggerimenti a fidarsi poco, stroncature per gli artisti del presente e del passato:

“Non bisogna seguire le idee dei nostri genitori come i bravi figli, ossia per il solo fatto che loro le hanno avute e ce le hanno trasmesse. Occorre sempre metterle sotto esame, e seguire piuttosto la verità”

“La franchezza affettata è un pugnale nascosto”

“Per amare, bisogna conoscere. Per conoscere, bisogna fare esperienza. Io non dono la mia amicizia se non con estrema cautela”

“I cattivi musicisti e i cattivi poeti sono insopportabili per chi li ascoltano. Ma hanno la dote naturale di essere incantati da se stessi”

“I falsi attestati di stima e di amicizia sembrano permessi in politica, ma non lo sono mai nella morale. A ben guardare, la reputazione di furbo è pericolosa per un principe, e dannosa per i suoi interessi”

“La cattiva sorte è come un termometro. Permette di misurare il raffreddamento degli animi degli amici”

“Una cosa scritta senza libertà non sarà che mediocre. O peggio”

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