Escluso il Partito democratico e le altre forze di centrosinistra: Udc, Sel, Centro democratico. Fatto fuori il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano e non ammesse le liste di Fratelli d’Italia. Alla fine gli unici a presentarsi alle amministrative di Quarto saranno i grillini del Movimento Cinque Stelle, che contenderanno la vittoria a tre liste civiche. È paradossale la vicenda di questa cittadina alle porte di Napoli. Quarantamila abitanti e un paio di scioglimenti del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. «Perché questo non è un territorio facile» racconta Rosa Capuozzo, avvocato, candidata sindaco per il movimento di Beppe Grillo.
All’ombra del Vesuvio i grillini hanno fatto letteralmente piazza pulita dei partiti tradizionali
La metafora delle istituzioni da aprire come una scatoletta di tonno non c’entra molto. Complice un’irregolarità nella presentazione delle liste, all’ombra del Vesuvio i grillini hanno fatto letteralmente piazza pulita dei partiti tradizionali. E non tutti l’hanno presa benissimo. Il segretario provinciale del Pd napoletano Venanzio Carpentieri parla senza mezzi termini di «democrazia mutilata». Al telefono descrive «una competizione elettorale il cui significato è fortemente compromesso». E non solo quello. «Di fronte a quello che è accaduto – spiega – è evidente che ci saranno ripercussioni anche in termini di astensionismo. Molti elettori non andranno neanche a votare perché non potranno scegliere liberamente i propri candidati». Smaltita la rabbia iniziale, a Quarto c’è ancora chi non si è arreso. Tra i candidati esclusi, qualcuno sta raccogliendo le firme per presentare una petizione alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. È una testimonianza, poco di più. Come ormai pare evidente, le elezioni sono compromesse. E difficilmente i giudici di Strasburgo potranno cambiare il corso degli eventi.
Forse non è il caso di scomodare gli intrighi di potere di House of Cards. Semmai potrebbe tornare alla mente un giallo giudiziario alla John Grisham, un legal thriller ambientato nella provincia napoletana. A Quarto la vicenda ruota attorno a quello che gli esclusi definiscono un «cavillo burocratico». Il funzionario che ha autenticato le firme a sostegno di alcune liste elettorali non avrebbe potuto certificarle perché impegnato a svolgere le proprie funzioni in un altro comune. Tanto è bastato alla commissione mandamentale di Pozzuoli per escludere sette liste, tra cui quella del Partito democratico. A quel punto è seguito un teso rimpallo legale. I candidati estromessi dalla competizione hanno fatto ricorso al Tar, vedendo riconosciute le proprie ragioni. Poi, una decina di giorni fa, la sorpresa. Un controricorso al Consiglio di Stato li ha ufficialmente esclusi dalle elezioni. «Qui non si tratta affatto di un cavillo burocratico – spiega la candidata grillina – è una regola precisa. C’è una legge». Resta il fatto che in questo modo è stata eliminata la concorrenza. «In ogni caso non siamo stati solo noi a fare ricorso – taglia corto Rosa Capuozzo – ma anche la prefettura e la commissione mandataria».
Semmai potrebbe tornare alla mente un giallo giudiziario alla John Grisham, un legal thriller ambientato nella provincia napoletana
L’aspirante sindaco di centrosinistra costretto a fare un passo indietro si chiama Francesco Dinacci, è il giovane coordinatore cittadino del Partito democratico. A sostegno della sua candidatura si era già costituita un’ampia coalizione con Udc, Sinistra Ecologia e Libertà e il Centro democratico (tutte liste azzerate dal Consiglio di Stato). Nonostante l’amarezza, ormai Dinacci sembra aver accettato la decisione con fatalismo. «Sono abituato per formazione a rispettare sempre le sentenze». Cortese e disponibile, racconta la sua esclusione con un pizzico di rammarico. «Ma ai nostri elettori – promette – lasceremo libertà di coscienza per la scelta del nuovo sindaco».
E così i grillini sorridono. Le elezioni sono a portata di mano, quello che sembrava un sogno può facilmente divenire realtà. A Quarto sono già venuti in campagna elettorale alcuni big del Movimento: il vicepresidente della camera Luigi Di Maio si è fatto vedere almeno un paio di volte. Con lui l’altro esponente del direttorio, il presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico. «Stiamo aspettando anche Alessandro Di Battista» raccontano. Il primo obiettivo è il ballottaggio. L’avversario principale è Gabriele Di Criscio, sostenuto da due liste civiche, tra cui un facsimile di Forza Italia. Stessi colori, logo pressoché uguale, si chiama “Forza Gabriele”. Il motivo è semplice: in un primo momento il partito di Berlusconi non aveva concesso il simbolo al candidato, in seguito, però, ha pubblicamente espresso il suo endorsement a favore di Di Criscio. Con il centrodestra in campo, per i Cinque Stelle non sarà una passeggiata. «Adesso speriamo di arrivare al ballottaggio – racconta Rosa Capuozzo – A quel punto anche gli equilibri potrebbero cambiare».