Cartelli per tenere alti i prezzi delle gare, intercessioni per facilitare le assegnazioni, tariffe per gestire i flussi di disperati, sovraffatturazioni e subappalti per far transitare meglio il denaro. Dalle carte della seconda tranche di indagini su Mafia Capitale emerge la ricchezza del business dei migranti. Dalla Sicilia al Lazio, passando per la Puglia. L’accoglienza diventa un affare, l’emergenza si trasforma in una torta da spartire tra uomini e cooperative ben inseriti nei tavoli che contano. Stando all’ordinanza di custodia cautelare, il jolly è ancora lui: Luca Odevaine, già arrestato a dicembre. L’ex vicecapo di gabinetto del sindaco Veltroni, ex capo della polizia provinciale di Roma, gioca a tutto campo. Tiene i rapporti col gruppo di Buzzi e Carminati, fa affari con gli emissari della Cooperativa La Cascina, in passato legatissima al mondo di Comunione e Liberazione. Odevaine, si legge nelle carte dell’inchiesta, «mette a disposizione il suo ruolo istituzionale di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, nonché il suo ruolo di componente delle tre commissioni di gara per l’aggiudicazione dei servizi di gestione del CARA di Mineo». In cambio avrebbe ricevuto dalla Cascina la promessa di una retribuzione fissa mensile di 10mila euro, «elevata a 20mila dopo l’aggiudicazione della gara del 7 aprile 2014».
Luca Odevaine intercettato: «Una volta nella vita non vorrei regalare le cose, ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me»
Sul centro di accoglienza siciliano è lo stesso Odevaine a ricostruire la vicenda, intercettato mentre parla con Domenico Cammisa e Carmelo Parabita, emissari de La Cascina. «Una volta nella vita … vorrei … quantomeno … non … non … regalare le cose insomma … almeno io da questa roba qua … visto anche che … sto finendo di lavorare … in … in Provincia e quant’altro almeno ce vorrei guadagnà uno stipendio pure pe me … quantomeno … se proprio … poi dopo la cosa è andà … ha preso altri sviluppi … c’è una parte che all’inizio appunto erano 5 mila Euro, poi so diventati 10 mila Euro… dopodiché avevamo fatto un ragionamento su Roma… su tutti diciamo … il.. i centri che so riusciti ad avere … eh … ad avere a Roma».
Accordi economici, compromessi da raggiungere. Al centro c’è sempre Luca Odevaine che prima del terremoto di Mafia Capitale, era trasversalmente considerato un professionista di altissimo livello. Parlando con un rappresentante de La Cascina, individua il criterio di calcolo delle tangenti dovute in base al numero di immigrati ospitati nei centri. Un vero e proprio tariffario della disperazione. «Altre cose in giro per l’Italia … possiamo pure quantificare, guarda … se me … me dai … cento persone facciamo un euro a perso … non lo so, per dire, hai capito? E … e … e basta, uno ragiona così dice va beh … ti … ti … ti … ti metto 200 persone a Roma, 200 a Messina … 50 là … e … le quantifichiamo, poi…». Si arriva a prospettare, scrivono gli inquirenti, un vero e proprio «tariffario per migrante ospitato». Ancora Odevaine, intercettato in una conversazione col suo commercialista di fiducia Stefano Bravo, chiarisce il nesso tra le retribuzioni concordate e ricevute dal gruppo La Cascina e il suo ruolo all’interno del Tavolo di coordinamento: «…Chiaramente stando a questo tavolo nazionale… avendo questa relazione continua con il Ministero … sono in grado un po’ di orientare i flussi che arrivano da … da giù … anche perché spesso passano per Mineo … e poi … da Mineo… vengono smistati in giro per l’Italia … per cui un po’ a Roma … un po’ nel resto d’Italia…». A proposito del suo ruolo, spiega: «Non è tanto stare direttamente dentro ai centri, il lavoro che io gli faccio è di collegamento con il Ministero dell’Interno soprattutto per trovare… poi … la possibilità di implementare il lavoro … e facciamo accordi sugli utili in genere… insomma… ci si dividono un po’ gli utili».
«Stiamo concordando una cifra come 1 euro a persona, insomma sò mille euro al giorno senza fà niente, grazie al mio lavoro»
L’ex collaboratore di Veltroni, scrivono gli inquirenti, riceve denaro per orientare i flussi di migranti gestiti dalle cooperative di Salvatore Buzzi, considerato al vertice di Mafia Capitale insieme a Massimo Carminati. Spesso il nodo è il compromesso economico. Parla ancora Odevaine: «No ma…insomma… però ti spiego, allora noi abbiamo fatto un accordo con … con questi della 29 Giugno no?…inc… Loro… perché io gli ho fatto vince la gara per il… CARA di Castelnuovo di Porto, il CARA di Roma che però son 600 posti, solo che alla fine ci siamo fatti un pò di conti, di calcoli no, che loro m’hanno detto “se vuoi ti diamo il 30%” perché loro hanno partecipato come Consorzio, sono due cooperative… dice “se vuoi ti prendi il 30%” però intanto con il 70% vuol dire, appunto, per sei mesi accollarsi costi…… allora con loro abbiamo fatto un altro tipo di accordo, su tutto il… perchè io poi gli ho dato, gli ho fatti avere altri centri, in Sicilia… in provincia di Roma e quant’altro, quindi su tutto quella…quella parte là ci mettiamo d’accordo dovrem…, più o meno, stiamo concordando una cifra tipo come 1 euro a persona, ci danno, calcolando che sò almeno un migliaio di persone, dovrebbero essere grosso modo un migliaio di persone, insomma sò 1000 euro al giorno quindi 30.000 euro al mese che entrano…». La chiosa finale suona come una vittoria, riguarda i guadagnati intascati: «Senza fà niente, senza fà niente grazie appunto al mio lavoro».
Per Mafia Capitale il business dei migranti è anche a Roma. Estate 2014, la questione gira intorno al centro di accoglienza a Castelnuovo di Porto, cittadina a nord della Capitale. Le investigazioni portano alla luce attività di Salvatore Buzzi per tessere accordi con il vicepresidente de La Cascina Francesco Ferrara. L’obiettivo è concordare i prezzi di partecipazione, ancor prima di presentare le rispettive offerte, mantenendo alto il prezzo. Il tutto in modo da alterare la gara indetta dalla Prefettura di Roma per l’accoglienza e l’individuazione di centri presso cui assistere 1278 immigrati. Importo della gara: 10 milioni di euro. Nelle intercettazioni raccolte dai carabinieri del Ros emergono calcoli, turbative di gara, strategie e patti di non belligeranza con altri imprenditori. «Le cose vanno molto bene no? Allora su questa gara qui della Prefettura abbiamo fatto una specie di cartello per tenere alti i prezzi». Parola di Salvatore Buzzi.