Renzi, cambia l’Italicum. Altrimenti al prossimo giro vincono i grillini

Renzi, cambia l’Italicum. Altrimenti al prossimo giro vincono i grillini

Neanche il tempo di essere approvata e la legge elettorale è già da cambiare. In Parlamento ci stanno pensando in tanti, non solo i partiti di opposizione. Il premier Matteo Renzi assicura che l’Italicum non sarà modificato. Eppure dopo le ultime amministrative una riflessione sulla riforma si è aperta anche nel Partito democratico. Da Venezia ad Arezzo, ci si è accorti che il ballottaggio rappresenta un problema. Il secondo turno non paga, a prescindere che l’avversario sia il centrodestra o il Movimento Cinque Stelle. È un aspetto che tra i democrat nessuno aveva considerato. Anche quando il Pd parte in vantaggio con un buon margine di voti, l’esito della partita non è affatto scontato. Ce n’è abbastanza per essere preoccupati: alle prossime Politiche le conseguenze potrebbero essere imprevedibili. Senza considerare la possibilità – tutt’altro che teorica – di una convergenza delle opposizioni al ballottaggio. Una sinergia tra gli elettori grillini e leghisti, uniti per sostenere la lista avversaria di Renzi.

Roberto D’Alimonte, tra i padri della riforma elettorale, suggerisce di assegnare il premio di maggioranza alla coalizione, anzichè alla lista vincente

E allora come aggirare l’ostacolo? Il professor Roberto D’Alimonte, uno dei padri della riforma elettorale, propone uno scenario interessante. Il costituzionalista suggerisce di assegnare il premio di maggioranza alla coalizione, anziché alla lista vincente. Una piccola modifica all’Italicum che avrebbe una prima, evidente, conseguenza. Per il Movimento Cinque Stelle diventerebbe quasi impossibile raggiungere il ballottaggio. Ecco perché i più entusiasti sostenitori del progetto sono proprio gli esponenti del centrodestra. Se si andasse al voto oggi, Silvio Berlusconi e Matteo Salvini sarebbero obbligati a correre in un’unica lista. Un contenitore tutto da immaginare, probabilmente con la presenza di entrambi i simboli. L’introduzione di un premio di maggioranza alla coalizione rappresenta la soluzione perfetta. A quel punto Forza Italia e Lega Nord potrebbero correre da soli, ma alleati. Nel caso allargando il fronte ad altri partiti satellite, a partire da Fratelli d’Italia.

I primi tentativi di dialogo sono già iniziati. Qualche giorno fa Giovanni Toti, consigliere politico del Cavaliere e neogovernatore ligure, ha lanciato un messaggio al premier. «Penso che anche Renzi – ha spiegato al Corriere – dovrà riflettere sulla convenienza di un sistema (elettorale, ndr) che così porterebbe al ballottaggio anche Grillo. Con il grave rischio che il Paese prenda una deriva estremista che sarebbe pericolosa e già largamente sperimentata in altri Stati europei da Tsipras a Podemos». L’occasione è propizia. Pur di ottenere la correzione dell’Italicum, nel centrodestra qualcuno sta pensando a un vero e proprio scambio. D’Alimonte lo descrive come un “baby-Nazareno”. In cambio della modifica alla legge elettorale, Forza Italia potrebbe sostenere la riforma costituzionale ferma a Palazzo Madama. Al momento è una fantasia. Renzi non sembra disposto a cambiare l’Italicum né a scendere a patti. E per chiudere la partita del disegno di legge che modifica Palazzo Madama spera ancora di trovare un’intesa con la minoranza del partito. Magari ragionando su una forma di elettività per i futuri senatori (inseriti in appositi listini alle Regionali).  

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MESSAGGIO PROMOZIONALE

I renziani confermano l’indisponibilità del premier a riaprire la trattativa sulla legge elettorale. Ma in Parlamento diversi colleghi non sono d’accordo. Tra i più possibilisti sulla modifica all’Italicum c’è Area Popolare, il gruppo del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Il motivo è evidente. Con un premio di maggioranza attribuito alla coalizione, i centristi tornerebbero protagonisti. Liberi di allearsi con Silvio Berlusconi o con il Partito democratico, a seconda della propria convenienza. Non è un caso, forse, se alcuni senatori di Area Popolare assicurano che in realtà i primi contatti sono già in corso. E alla fine un accordo per riaprire la partita della riforma elettorale si può trovare. «Per noi è una questione fondamentale – racconta un senatore centrista – alla fine il premier dovrà ascoltarci per forza». 

Racconta un deputato: «Questo modo di fare politica per curare i propri interessi ci fa schifo, se qualcuno pensa di modificare la legge elettorale se la dovrà vedere con noi»

Gli ostacoli restano. Il primo problema da risolvere è puramente mediatico: come fa la maggioranza a correggere la riforma elettorale appena approvata? È una questione di coerenza: Renzi ha sempre difeso l’impianto del provvedimento. Ammesso che decida di rimettere mano all’Italicum, per il premier diventerebbe difficile spiegare ai propri elettori una simile inversione. E poi ci sono i grillini. Da sempre contrari alla riforma, si sono accorti che il premio alla lista rappresenta un discreto vantaggio elettorale. Senza coalizioni, i Cinque Stelle possono legittimamente ambire al secondo turno. E una volta giunti al ballottaggio, come insegnano le recenti amministrative, tutto può succedere. Di fronte all’ipotesi di modifica, adesso i pentastellati non nascondono la preoccupazione. «Questo modo di fare politica per curare i propri interessi e non quelli dei cittadini ci fa schifo – racconta un deputato che ha seguito da vicino l’iter della riforma – Se qualcuno pensa di modificare la legge elettorale, se la dovrà vedere con noi». Alla fine l’effetto è paradossale: a difendere l’Italicum si sono schierati i suoi principali oppositori. 

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