«La cooperativa di pescatori ci ha proposto di fare una “lamparata”. Saliremo sulle barche di notte e poi mangeremo il pesce in spiaggia». A Marina di Camerota (Sa), Cilento, Campania, è una cosa comune per i turisti. Ma c’è un dettaglio: a parlare in questo caso è Francesco De Gennaro, presidente della sezione campana dell’Uni, Unione naturisti italiani, che alla gita sulle barche e alla mangiata parteciperanno senza veli. È dal profondo Sud che arriva una lezione per il turismo tradizionale, chiamato con una certa irona “tessile”: anche in Italia è possibile legittimare il naturismo, con spiagge non più solo tollerate, ma autorizzate. A Marina di Camerota dal 2011 una delibera comunale ha dato il via libera, dopo un paio d’anni di pressing dell’associazione. «Abbiamo dovuto lavorarci davvero poco – dice De Gennaro -, a differenza di altri posti, come Gaeta, dove insistiamo da 30 anni senza successo, nonostante apparenti aperture». Dopo una campagna di comunicazione sui siti internazionali dedicati al naturismo ed eventi sul territorio, dice De Gennaro, i risultati sono stati evidenti. «Le presenze dei turisti sono aumentate e soprattutto il turismo si è destagionalizzato, con le persone che cominciano ad arrivare da aprile-maggio, invece che a luglio».
Naturista sulla spiaggia di Brighton, nel 1980 (Evening Standard/Getty Images)
A Marina di Camerota (Sa) «le presenze dei turisti sono aumentate e il turismo si è destagionalizzato: le persone arrivano da aprile-maggio»
Una storia fotocopia è quella di Torino di Sangro, provincia di Chieti, Abruzzo, una delle tre regioni italiane, assieme a Emilia-Romagna e Veneto, in cui una legge regionale ha dato esplicitamente facoltà ai sindaci di autorizzare spiagge per nudisti (in Lombardia e Piemonte ci sono delle proposte di legge). Dopo l’approvazione, bipartisan, della legge, nel 2013, è parita la sperimentazione. «Il Comune di Torino di Sangro ha autorizzato che fossero dedicati al naturismo 150 metri di spiaggia, in un tratto di costa storicamente frequentato dai naturisti», spiega Stefano Daniele, presidente dell’Anab, Associazione naturisti abruzzesi. E la sperimentazione è andata bene. «Quest’anno i metri di spiaggia sono diventati 200 (ma un’agenzia dell’Adnkronos del 12 luglio parla di 150 metri, ndr). Nei fine settimana già ora si vedono 300 persone al giorno, tanto che i parcheggi sono pieni. Le strutture ricettive hanno notato che la domanda era in parte aumentata». Una storia di successo è anche quella del Nido dell’Aquila (autorizzata nel 2010), nel Parco di Rimigliano, San Vincenzo, Livorno. Le altre due spiagge autorizzate in Italia sono a Ostia (Roma) e poco distante, a Fiumicino, dove l’autorizzazione è arrivata nell’aprile 2015. Il totale è quindi di cinque litorali, ai quali vanno sommati una ventina di spiagge “tollerate”, che si estendono dalla Sicilia (Taormina) alla Calabria (Pizzo Greco, dove c’è anche il solo villaggio naturista sul mare in Italia), fino al Veneto.
«Quest’anno a Torino di Sangro (Ch) i metri di spiaggia sono diventati 200. Nei fine settimana già ora si vedono 300 persone al giorno, tanto che i parcheggi sono pieni»
Un passo indietro si è invece registrato a Ravenna, nella spiaggia della Bassona, tra il Lido di Dante e il Lido di Classe (quello della Basilica di Sant’Apollinare). I naturisti ci vanno dagli anni Cinquanta e nal 2002 un’ordinanza del sindaco Vidmer Mercatali riservò ai naturisti 500 metri di spiaggia (mille il primo anno). Gli afflussi erano notevoli ma nel 2006 il nuovo (e attuale) sindaco, Fabrizio Matteucci, del Pd come il predecessore, ritirò l’autorizzazione. Il luogo continua però a essere frequentato, assicura Gianni Veggi, vicepresidente dell’Aner, Associazione dei naturisti dell’Emilia-Romagna. «Ci sono fino a duemila persone, è pienissima. Ci sono tante persone che vengono dal resto dell’Emilia-Romagna, da Parma a Reggio Emilia, ma anche dal Veneto e da Pesaro».
Turisti naturisti sulla spiaggia di Girona, Catalogna, Spagna (Quim Llenas/Cover/Getty Images)
Quello del turismo naturista è un grosso business, che a livello europeo Francia, Croazia, ma anche Spagna e Grecia hanno colto. A differenza dell’Italia
Veggi ammira il coraggio degli amministratori di Marina di Camerota, che è anche lungimiranza. «Hanno capito l’importanza dal punto di vista turistico del naturismo. È un grosso business, che a livello europeo Francia, Croazia, ma anche Spagna e Grecia hanno invece colto». Sulla Francia ci sono poche sorprese: le cifre che le associazioni dei naturisti riportano parlano di circa 2 milioni di persone che almeno occasionalmente amano praticare il nudismo. Gli iscritti alle associazioni francesi sono circa 35-40mila (erano circa 70mila qualche anno fa, dicono dalla Fenait, la federazione italiana dei naturisti), una cifra superata solo dai 70-80mila olandesi. Un’altra dei nudisti è la Germania, dove il naturismo si pratica dai primi del Novecento ed è possibile vedere persone senza vestiti anche lungo i canali della Sprea di Berlino e nei parchi pubblici di Monaco. Croazia, Spagna e Grecia non hanno invece una forte utenza, ma hanno deciso, soprattutto la prima, di usare l’arma del naturismo per attrarre turisti. Anche italiani. «Siamo un popolo di ipocriti: in casa non vogliamo farci vedere, ma appena siamo all’estero ci spogliamo», dice Veggi. Gli iscritti alle 12 associazioni che aderiscono alla Fenait sono circa 5mila, un numero che non sale da tempo. Tuttavia, dice Gianfranco Ribolzi, presidente dalla Fenait, al di là delle tessere è cresciuto chi preferisce togliersi il costume, almeno per una nuotata. «Stimiamo che i prossimi 10 anni siano di grande sviluppo. Pensiamo siano 500mila i naturisti potenziali in Italia».
Un tratto di costa per nudisti a Koversada, vicino a Vrsar, in Croazia (HRVOJE POLAN/AFP/Getty Images)
«Siamo un popolo di ipocriti: in casa non vogliamo farci vedere, ma appena siamo all’estero ci spogliamo»
Oggi questo potenziale non viene intercettato. Eppure il turista senza veli andrebbe tenuto in considerazione. Se non c’è un chiaro riscontro sul fatto che sia più ricco della media, il suo livello medio culturale è elevato, come assicurano in coro i presidenti delle associazioni. Anche l’età è elevata. In media, dice Stefano Daniele, è di 50 anni, anche se nella spiaggia di Torino di Sangro è minore, sui 40. In genere i bambini rimangono fino a 14-15 anni, in seguito prevale la voglia di stare con i coetanei “tessili”. «Ma poi tornano, in genere quando hanno a loro volta bambini». Per attrarli una formula sarebbe quella di emulare il “modello golf”, che funziona per circuiti. Non bisognerebbe, quindi, limitarsi a una spiaggia per regione, ma creare un polo, tra cui i turisti possano scegliere il migliore e spostarsi da una località all’altra. «È quello che succede in Croazia ed è quello che vorremmo fare noi – dice Stefano Daniele -. Per questo abbiamo fatto richiesta anche ai comuni di Roseto, Pineto e Vasco, sempre in Abruzzo».
L’età media è sui 50 anni. I ragazzi vanno via, ma tornano quando hanno bambini
Di tutto questo, comunque, si parla ben poco nei coinvegni sul turismo. Anche se qualche crepa nel muro ogni tanto si forma. «Quest’anno abbiamo svolto il convegno annuale in una struttura del Touring Club Italiano, di Marina di Camarote – racconta De Gennaro -. All’inizio erano scettici. Ma abbiamo portato 300 persone, a maggio. E soprattutto, dopo l’evento il direttore del Touring ha voluto dire davanti alla stampa che non aveva mai ospitato persone dal livello culturale così alto».
MESSAGGIO PROMOZIONALE
Lo scetticismo, d’altra parte, è comprensibile perché non è facile per i “tessili” capire la filosofia alla base dei naturisti. Che, sintetizza Veggi, è «rispetto della natura, della libertà e della tolleranza». Ma, aggiunge, «bisogna comportarsi bene. Se c’è un esibizionista lo allontaniamo». Oltre ai voyeur il problema è dato soprattutto dalle incursioni degli esibizionisti, tra cui «coppie che fanno petting pesante e perfino uomini che si masturbano». Nulla a che fare con l’idea che hanno in mente i veri naturisti, che nella maggior parte dei casi si muovono con le famiglie, molto spesso con bambini al seguito.
Modello golf per il turismo? Nella foto, un campo in Andalusia vicino a una spiaggia nudista (Warren Little/Getty Images)
L’esperienza delle spiagge autorizzate è stata proprio l’occasione per sgombrare il campo dagli equivoci, e dai problemi dati dagli esibizionisti
L’esperienza delle spiagge autorizzate è stata proprio l’occasione per sgombrare il campo dagli equivoci, e dai problemi. Gli amministratori di Marina di Camarote, spiega De Gennaro, avevano un problema da gestire: la precedente spiaggia libera, dove si praticava nudismo, era «mal frequentata, per la presenza di esibizionisti e disturbatori. Hanno dovuto scegliere: prendere provvedimenti o legittimare il naturismo. Sono stati lungimiranti». Stessa storia a Torino di Sangro: «L’autorizzazione pubblica ha immediatamente scoraggiato i disturbatori del posto – dice Stefano Daniele -. Questo ambiente attira purtroppo anche gente molto lontana dall’etica naturista. Ora i naturisti possono fare la voce grossa, in caso di intrusioni non gradite».
Un trio di anziani nudisti beve birra in un campeggio di Kirke Hyllinge, Danimarca (Lars Helsinghof/AFP/Getty Images)
Per divulgare la filosofia naturista, aggiunge De Gennaro, sono stati anche organizzati degli “stati generali del naturismo”, perché «è importante che se ne parli, la disinformazione è moltissima e forse abbiamo responsabilità anche noi delle associazioni, se non ci facciamo sentire abbastanza». Quello che succede, quando si coinvolge la popolazione, aggiunge, è che «capiscono che siamo brave persone». E il Sud come reagisce al naturismo? «Il Sud reagisce bene. Ho più asti relazionandomi con persone a nord della Campania. E soprattutto ho più asti con i politici, che si rifugiano sempre dietro dei “Ni“, per non dare risposte di cui rispondere. Al Sud siamo stati invasi molte volte e questo ci ha reso più aperti culturalmente alle novità».
Di proposte di legge l’Italia ne ha viste moltissime, dal 1993 a oggi. Ma sono tutte naufragate
Affinché ci sia un salto serve, aggiunge Ribolzi, una legge nazionale, perché altrimenti quelle regionali saranno sempre deboli. Di proposte di legge l’Italia ne ha viste moltissime, dal 1993, quando ce ne fu una del verde Sauro Turroni, a oggi. L’attuale proposta di legge ha come primo firmatario Luigi Lacquaniti, deputato del Pd eletto con Sel. In mezzo ci sono stati gli interventi in ogni legislatura, con l’attivismo in particolare di Piergiorgio Massidda, Alfonso Pecoraro Scanio e Franco Grillini. Francesco Rutelli nel 1999, da sindaco di Roma, approvò una delibera in base alla quale spiagge libere attrezzate avrebbero potuto essere destinate alla pratica del naturismo. Tutte sono però naufragate.