«Volontari, puliamo Roma da sei anni. Perché Gassmann non si unisce a noi?»

«Volontari, puliamo Roma da sei anni. Perché Gassmann non si unisce a noi?»

«Apprezziamo la proposta di Alessandro Gassmann, ognuno può dare un contributo. Il concetto di riprendersi Roma appartiene a tutti. Anzi, se vuole può unirsi a noi. Magari non sa come si pulisce un muro di travertino, potremmo aiutarlo noi». Per combattere il degrado nella Capitale, ieri il noto attore romano ha proposto ai concittadini di armarsi di “scopa, raccoglitore e busta per la mondezza e ripulire ognuno il proprio angoletto della città”. Una chiamata alle armi al grido di #romasonoio che sta facendo discutere. Intanto nella Città Eterna c’è chi ha già iniziato. Da almeno cinque anni. Il movimento si chiama Retake Roma. Una realtà volontaria che conta ormai 60 gruppi. Migliaia di cittadini che – soprattutto nel fine settimana – si organizzano per pulire i propri quartieri. Virginia Vitalone è la responsabile comunicazione, una delle prime volontarie.

Di cosa vi occupate?
Lo dice il nome stesso, Retake. Vogliamo riprenderci Roma. Cancelliamo scritte, riverniciamo i muri, stacchiamo adesivi e affissioni abusive. E poi c’è chi si occupa dei parchi pubblici. Raccogliamo la spazzatura, ripuliamo le panchine. Insomma, non ci mettiamo a svuotare i cassonetti, perché non ci compete. Ma ci occupiamo di tutto quello che è degrado.

«Vogliamo riprenderci Roma. Cancelliamo scritte, riverniciamo i muri, stacchiamo adesivi e affissioni abusive»

Quando nasce questa esperienza?
Come movimento siamo nati nel 2009. In seguito ci siamo dovuti costituire come organizzazione di volontariato, una procedura tecnica per poter ricevere donazioni. Ma vogliamo rimanere un movimento a tutti gli effetti. Del resto non bisogna mica essere iscritti a Retake per pulire la città.

Quanti siete?
Impossibile fare un conto preciso. Il nostro è un movimento spontaneo e volontario. Con la bella stagione, d’autunno e in primavera, riusciamo a organizzare anche dieci eventi alla settimana. Ogni volta si presentano da 10 a 50 retakers. Poi ci sono appuntamenti più grandi, spesso organizzati con Federalberghi, dove si presentano anche 200 volontari. In totale abbiamo 60 gruppi su tutta Roma, a cui corrispondono altrettante zone della città. Realtà spontanee, che nascono e chiudono autonomamente. Noi ci occupiamo di avere rapporti solo con i responsabili. In totale stimiamo alcune migliaia di volontari in tutta la città. 

Che rapporti avete con le istituzioni? 
Spesso il Comune ci aiuta, mandando alle nostre iniziative squadre dell’Ama (la società del Comune per la raccolta, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, ndr). Oppure ci supportano i Pics, la sezione di Pronto intervento per il centro storico della Polizia di Roma Capitale. Vengono una decina di volte al mese. Ovviamente avremmo bisogno di molto più aiuto. Perché è giusto essere attivi per la propria città, ma anche il Campidoglio deve fare la sua parte. Servono multe per chi sporca. E servono ronde notturne per controllare i quartieri che ogni sera vengono devastati sempre dagli stessi quattro graffitari. Altrimenti, è evidente, il nostro lavoro viene vanificato. 

«Non possiamo e non vogliamo sostituirci al Campidoglio. Siamo cittadini che si occupano della propria città. Uno può tranquillamente pagare le tasse e pulire un parco, qual è il problema?»

E invece che rapporto avete con i romani?
Per strada tanta gente ci incoraggia. Ma con i sorrisi ci facciamo poco. Anche un milione di like sui social non potranno mai pulire Roma. E poi ci sono quelli a cui piace criticare tutto il criticabile. Inutile dire che molto del degrado nasce proprio dagli abitanti di questa città. Vogliamo essere onesti? Il problema è che alcuni romani sono un po’ troppo incivili, per essere diplomatici. 

Chi non è d’accordo con la vostra iniziativa solleva spesso un dubbio abbastanza logico. Se pago già le tasse, perché devo sostituire chi ha il dovere di offrire quei servizi? 
Gente che magari paga la Tari, poi però scarica i materassi per strada. Il concetto è diverso, qui si tratta di cittadini che si occupano della propria città. Uno può tranquillamente pagare le tasse e pulire un parco, non vedo dove sia il problema. Ovviamente il Comune deve fare la sua parte. In città la situazione è grave. Noi non possiamo e non vogliamo sostituirci al Campidoglio, cerchiamo solo di risvegliare un sentimento di amore per Roma che negli ultimi anni sembra essersi perso. 

Il romano medio viene spesso descritto come menefreghista. Chi sono i volontari che vi aiutano?
È una realtà trasversale, questo ha molto sorpreso anche me. Lo stipendio e il titolo di studio non contano. Noi puliamo in periferia, a San Basilio, Torre Angela, ma anche in centro, a Campo de’ fiori e in Prati. E ovunque ci sono abitanti della zona. Quando operiamo assieme a Federalberghi, con noi vengono amministratori di grandi hotel a cinque stelle. Del resto il degrado è un problema di tutti. Perché, forse in centro non c’è sporcizia?

«Per strada tanta gente ci incoraggia. Ma con i sorrisi ci facciamo poco. Anche un milione di like sui social non potranno mai pulire Roma»

Improvvisamente la proposta di Alessandro Gassmann ha sollevato interesse sulla questione. Per chi pulisce volontariamente da anni è frustrante?
Nessuna frustrazione. Accettiamo e apprezziamo la proposta di Alessandro Gassmann. Ognuno può dare un contributo: non è che per pulire la città bisogna per forza essere parte di Retake. Noi siamo sempre stati volontari, non abbiamo mai ricavato un euro da questa attività. Il concetto di riprendersi Roma appartiene a tutti. Ed è bello che ci siano persone così influenti che hanno a cuore questo problema. Certo, noi questo impegno l’abbiamo assunto già da cinque anni. Perché Gassmann non viene a farci da testimonial? Se vuole si unisca a noi. Magari non sa come si pulisce un muro di travertino, possiamo aiutarlo. Lo aspettiamo a settembre.

Intanto il degrado di Roma fa il giro del mondo.
Quando ho visto quell’articolo del New York Times volevo sotterrarmi dalla vergogna. Ma possiamo vedere questa vicenda in positivo. La situazione in città deve cambiare, magari questo è un momento di rottura. Se anche in America si accorgono che Roma affonda nel degrado, forse è la volta buona che riusciamo ad uscirne. 

Il sindaco Ignazio Marino vi aiuta? 
Il sindaco apprezza quello che facciamo. Ma se lavoriamo da soli non potremo mai risolvere il problema. Finché non si interviene con decisione, sarà difficile fermare questa deriva. La verità è che noi di Retake non abbiamo ancora ricevuto il sostegno che Roma si merita.

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