«È un rischio affidare i nostri musei a stranieri, non conoscono l’Italia»

«È un rischio affidare i nostri musei a stranieri, non conoscono l’Italia»

«Aprire il concorso anche a esperti non italiani mi sembra in linea di principio una cosa legittima. E probabilmente anche non sciocca. Ma andare volutamente a cercare all’estero il direttore di un museo italiano è una colossale stupidaggine. E sa perché? Gli italiani in genere sono più preparati». Giuliano Urbani è stato ministro dei Beni Culturali dal 2001 al 2005. Di fronte alla nomina dei venti nuovi direttori per i musei pubblici più importanti d’Italia non nasconde qualche perplessità.

Sette tra i nuovi responsabili sono stranieri. Saranno loro a dirigere, ad esempio, gli Uffizi, Brera, Capodimonte. La scelta la sorprende?
Ripeto, va bene l’apertura. Ma non un’attenzione privilegiata verso l’estero. Anche perché gli stranieri non conoscono la nostra pubblica amministrazione. E a volte neppure la storia dei nostri musei.

Sulla competenza dei direttori selezionati sembra che non si possa discutere.
Ma certo, ne sono convinto. Però le faccio un esempio. Nel mio periodo al ministero fu scelta una direttrice straniera al Museo Egizio. Un’esperienza senza infamia e senza lode. Ricordo che era una bravissima egittologa, ma non aveva alcuna conoscenza di questo Paese. Purtroppo la nostra pubblica amministrazione è difficile e complicata. Pescando all’estero si rischia di trovare un direttore che sa tutto sull’Egitto, ma nulla su Torino. E il Museo Egizio, per inteso, è proprio a Torino.

Il critico e storico dell’arte Vittorio Sgarbi ha parlato di un “grave errore” del ministro Franceschini. Sostiene che con queste nomine si umiliano i funzionari delle sovrintendenze.
In quello che dice Sgarbi c’è del vero. In Italia abbiamo coltivato per anni una élite di altissimo livello. Affidare un museo italiano a uno straniero ha sempre un rischio. 

Sgarbi ha sollevato anche un’altra critica. Quella del ministro Franceschini sarebbe “un’operazione di immagine”. Il riferimento è al perfetto equilibrio tra dieci direttori uomini e dieci donne.
E quella della parità è un’altra sciocchezza 

Magari è solo una coincidenza.
Forse sì. Ma anche questa coincidenza mi puzza di stupidaggine. Per carità, è chiaro che non può esistere un ostracismo di genere. Su questo siamo tutti d’accordo. Ma è anche evidente che quando si cerca di stabilire un equilibrio a tutti i costi, spesso si finisce per creare altri disequilibri. 

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