I bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri saranno presto italiani. La riforma della cittadinanza è sempre più vicina. Il percorso della proposta di legge sullo ius soli procede senza incidenti a Montecitorio, e tra pochi giorni il provvedimento arriverà in Aula. Gli ultimi nodi sono stati sciolti in commissione Affari Costituzionali, dove Partito democratico e Area Popolare, insieme a Scelta Civica, Per l’Italia e Sinistra Ecologia e Libertà hanno raggiunto un accordo. Resta la posizione contraria della Lega Nord. Ieri il Carroccio aveva presentato 150 emendamenti con l’obiettivo di rallentare i lavori. Un ostruzionismo contro quello che viene definito “suicidio etnico” che oggi è stato abbandonato, in attesa del passaggio in assemblea.
Intanto il provvedimento prende forma. Il testo base nasce da oltre 20 proposte di legge depositate alla Camera dall’inizio della legislatura. Una modifica alla legge 91/1992 – la relatrice è la deputata dem Marilena Fabbri – con l’obiettivo di superare il principio dello ius sanguinis e la possibilità di ottenere la cittadinanza solo attraverso la discendenza. Se la riforma sarà approvata cambierà tutto. Molti dei bambini nati sul nostro territorio da genitori stranieri potranno essere italiani. Il nuovo accordo rivede in parte i requisiti necessari. Il testo base prevedeva l’acquisizione della cittadinanza per i minori nati in Italia, purché uno dei genitori fosse legalmente residente nel nostro Paese da almeno cinque anni e senza interruzioni. Oggi la norma è stata leggermente modificata per venire incontro alle richieste del Nuovo Centrodestra. Stando all’emendamento presentato dalla deputata Dorina Bianchi, il genitore residente dovrà essere in possesso del permesso di soggiorno Ue di lungo periodo. Ma per chi ha già presentato la relativa istanza prima della nascita del figlio sarà sufficiente avere raggiunto i requisiti per l’ottenimento del documento. Restano i cinque anni di permanenza, insomma, ma bisognerà anche dimostrare di avere un “alloggio idoneo” e la disponibilità di un reddito.
Se la riforma sarà approvata cambierà tutto. Molti dei bambini nati sul nostro territorio da genitori stranieri potranno essere italiani
Il procedimento per diventare italiani è rapido, ma non automatico. La cittadinanza potrà essere acquisita solo per scelta. Come prevede la riforma, dovrà essere uno dei genitori a presentare una dichiarazione di volontà presso l’ufficiale dello stato civile del comune di residenza del minore. Non solo. Una volta diventato adulto, il diretto interessato potrà anche rinunciare. «Entro due anni dal raggiungimento della maggiore età – recita il testo base – l’interessato può rinunciare alla cittadinanza italiana se in possesso di altra cittadinanza». Italiani sì, ma solo per convinzione.
Ancora. La norma all’esame di Montecitorio non riguarda solo i bambini nati nel nostro Paese. Potranno diventare italiani anche i bambini nati all’estero, purché entrati nel nostro territorio entro i dodici annidi età. Il testo base prevedeva come unico requisito la frequenza scolastica per almeno cinque anni. Lo ius culturae. Un emendamento di scelta Civica approvato oggi in commissione specifica che, in caso di iscrizione alla scuola primaria, sarà necessario ottenere anche la licenza elementare. Non sarà sufficiente, insomma, la semplice partecipazione ai corsi.
Dopo almeno due anni di discussione, la riforma arriva a un punto di svolta. Soddisfatti i deputati del Partito democratico e di Area Popolare, mentre i colleghi di Sinistra Ecologia e Libertà e del gruppo Per l’Italia-Centro democratico lamentano un compromesso al ribasso. Entrambi avrebbero voluto estendere le norme sulla cittadinanza anche agli adulti. Eppure, fanno sapere dalla maggioranza, solo l’intesa raggiunta in commissione permetterà di arrivare a una rapida approvazione. Sia a Montecitorio – dove il provvedimento è atteso in Aula per il 28 settembre – che a Palazzo Madama, dove il peso del Nuovo Centrodestra è determinante. «Di questa legge c’è bisogno – racconta in Transatlantico l’esponente di Sel Celeste Costantino – Anche per questo abbiamo accettato un accordo al ribasso». Sinistra Ecologia e Libertà voterà a favore. «Ma se in Aula qualcuno proverà a fare ulteriori modifiche – continua la deputata – decideremo se confermare la nostra posizione. Questa riforma è necessaria, ma non può essere ulteriormente svuotata della sua efficacia». D’accordo il collega Gian Luigi Gigli, del gruppo Per l’Italia. «In questi ultimi giorni avevamo cercato di riaprire la partita -racconta – E di estendere le norme sulla cittadinanza anche agli adulti. Ma la maggioranza ha preferito di no. Per noi è un’occasione persa».
Resta contraria la Lega Nord. Ieri tutti i deputati del gruppo hanno partecipato alla seduta della commissione per provare a rallentare i lavori. «Siamo in trincea – aveva spiegato il rappresentate del Carroccio Cristian Invernizzi – con il Pd al governo il Paese rischia di soffocare d’immigrazione». Contrario anche il gruppo di Forza Italia, dove pure convivono diverse sensibilità. Ma la vera sorpresa è la posizione dei Cinque Stelle. Inizialmente i grillini avevano dimostrato una certa freddezza verso il provvedimento, considerato “non una priorità”. Eppure in commissione gli esponenti pentastellati hanno deciso di non presentare alcun emendamento. «In linea di massima siamo favorevoli al testo – racconta in un corridoio di Montecitorio il deputato Danilo Toninelli – che è molto simile a una nostra proposta di legge precedentemente depositata». Un’apertura di credito verso la riforma, non verso il Partito democratico. «Siamo sicuri che nel passaggio al Senato – continua il grillino – il testo sarà svuotato o insabbiato». Con ogni probabilità l’ultima parola spetterà ai militanti. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, la prossima settimana gli iscritti al Movimento Cinque Stelle potrebbero essere chiamati ad esprimersi sulla riforma con una votazione online.