Il nuovo Palalido di Milano sarà pronto a dicembre. Milanosport e l’assessorato allo sport di Chiara Bisconti lo affermano sicuri, questa volta. Una corsa contro il tempo, dopo i ritardi accumulati negli anni dalla vecchia società appaltatrice e in seguito alle bonifiche realizzate nei terreni dopo i ritrovamenti di amianto. I lavori sono proseguiti per tutta l’estate e verranno ultimati entro la fine dell’anno. A gennaio i collaudi tecnici della struttura e infine, a febbraio, l’inaugurazione. È questa la serrata tabella di marcia stabilita a palazzo Marino.
La capienza del nuovo Palalido sarà di 5.027 spettatori con possibilità di salire a 5.347 grazie alle tribune amovibli che si possono allestire sul parterre, per esempio in occasione delle esibizioni o di eventi extra sportivi. Il costo totale dell’operazione, secondo quanto rilasciato da Milanosport, ammonta a 9 milioni di euro – bonifiche escluse. La destinazione d’uso è ovviamente legata al basket dell’Armani Jeans, negli ultimi anni nomade fra il Forum di Assago e il PalaDesio.
5.027 posti aumentabili fino a 5.347. Costi totali: 9 milioni di euro. Sono queste le cifre del futuro palazzetto dell’Armani Jeans
Il palazzetto tuttavia non è solo pallacanestro: pallavolo, pallamano, sport per disabili, tennis, ginnastica artistica, lotta su ring e danza. Gli spazi saranno organizzati in modo tale da assecondare esigenze di varie manifestazioni. Lo scopo è anche quello di rientrare il più velocemente possibile nei costi sostenuti, attirando pubblico diversificato.
È una storia travagliata quella del tempio del basket milanese: il vecchio impianto è stato realizzato nel 1961. Nel 2010 arriva lo stop della Commissione Comunale di vigilanza. Già nell’ultima fase di vita del palazzetto di piazzale Carlo Stuparich, il secondo anello viene chiuso al pubblico perché non conforme ai moderni canoni di utilizzo e alle leggi vigenti. Quella chiusura ha portato ad un dimezzamento della capienza del Palalido.
La giunta di Letizia Moratti, sempre nel 2010, rilancia forte parlando del progetto come di una nuova ‘‘astronave’’, ma basta poco tempo per capire che è necessario abbandonare le stelle e tornare con i piedi per terra.
Nel 2010 il vecchio impianto del 1961 viene dichiarato inagibile. La giunta Moratti promettevelocità ed efficienza ma i lavori stentano a decollarre: durante la demolizione viene ritrovato l’amianto
Il cambio di poltrona a sindaco nel 2011 rallenta i lavori, poi nel 2012 partono quelli di demolizione del vecchio impianto. Si trovano i residui di amianto in almeno tre occasioni: prima nei pannelli che costituivano la ex copertura; dopo alcuni tubi di amianto nelle macerie e infine dei resti interrati proprio nei punti in cui è necessario scavare in profondità, per realizzare le fondamenta. Bisogna bonificare tutto e aspettare l’ok dell’Azienda Sanitaria.
Parte anche il calvario burocratico-amministrativo, con tanto di rimpalli nelle responsabilità fra Comune e ditte appaltatrici: la Edil Tre Elle di Pavia – prima appaltatrice – affitta il ramo d’azienda che si stava occupando del cantiere alla Ge.co.co, la quale deve prima dimostrare di avere i requisti di solidità economica per subentrare. Un anno di ritardo. A inizio primavera 2015 arriva lo sfogo dell’assessore Bisconti. In un comunicato del 30 marzo dichiara «I segnali che arrivano dal cantiere ci impongono misure drastiche. L’Amministrazione ha già pronto il piano B». La Ge.co.co viene diffidata formalmente dal Comune e le sue quote acquisite dalla EdilPresta srl, che garantisce il rispetto dei tempi.
A inizio 2015 l’assessore Bisconti diffida la società appaltatrice per i ritardi nel cantiere. A ottobre sarà finito il tetto e a dicembre l’intera struttura sarà pronta per i collaudi
A oggi la situazione nel cantiere è questa: a metà luglio sono iniziati i lavori alla struttura di copertura, che fungerà da base al pacchetto di finitura della stessa. Fuori dal gergo tecnico, si tratta del tetto vero e proprio. La previsione, secondo direzioni lavori e operai, è ottobre. Lo scheletro esterno in cemento armato è di fatto completato, rimane aperto solo uno spicchio che funge da area carico-scarico per i camion che devono entrare nel cantiere. Tutto il Palalido sarà realizzato con le tecniche di prefabbricazione, come avvenuto per lo Juventus Stadium di Torino: i blocchi sono assemblati in capannoni e quindi collocati in piazzale Stuparich.
Il quartiere di piazzale Lotto – dove sorgerà il nuovo Palalido – è una delle zone milanesi che sta subendo profonde trasformazioni in termini di edilizia. Sta nascendo una ‘‘cittadella dello sport’’. Alle strutture già esistenti come lo stadio Meazza di San Siro, l’Ippodromo, il velodromo Maspes-Vigorelli per ciclismo e football americano, il Centro sportivo Lido, si accompagnano i lavori del nuovo Palalido e il travaglio che da mesi accompagna la realizzazione del nuovo stadio del Milan, in zona Portello. Tutto ciò dentro un perimetro di due chilometri quadrati.
Nel quartiere di piazzale Lotto sta nascendo una cittadella dello sport: stadio Meazza, velodromo, ippodromo, centro sportivo polivalente, palalido. E tutti i dubbi sul nuovo stadio del Milan al Portello
Sul fronte Stadio del Milan si respira ancora aria di burrasca: a inizio luglio, con un rilancio d’offerta nelle ultime 24 ore disponibili, il Milan batte in volata il progetto di Vitali Spa per aggiudicarsi i terreni di Fondazione Fiera – nonostante le proteste dei cittadini del quartiere. Passa meno di un mese ed è lo stesso Milan a fare dietrofront: secondo la società della famiglia Berlusconi, i costi di bonifica dei terreni sono più elevati di quanto stimato inizialmente. In molti pensano a una strategia negoziale dei rossoneri per tornare a trattare, al ribasso, sul prezzo. Fondazione Fiera smentisce per bocca del suo Presidente le affermazioni del Milan. Da quel momento solo lo stallo, in attesa che nella partita entrino anche il Consiglio Comunale e la Commissione urbanistica.