Milano, count-down per Sala. E il centrodestra sta a guardare

Mentre a sinistra si aspetta il 31 ottobre per lanciare il “sindaco di Expo” a Palazzo Marino, sul versante opposto domina l’incertezza. Nonostante questo, i sondaggi dicono che con una coalizione unita, la partita è tutt'altro che chiusa

Un solo nome, per ora: Giuseppe Sala. E non è nemmeno ufficiale. A Milano si parla soprattutto del commissario unico dell’Expo come candidato sindaco nella primavera prossima. Candidato di Matteo Renzi per il centrosinistra, che attualmente amministra la città e ha già convocato le primarie il 7 febbraio. E visto che sabato notte chiuderanno i cancelli dell’Esposizione universale – con tanto di logoranti code ai padiglioni a dimostrare che il progetto ha funzionato – la pressione su Sala perché decida che cosa fare dopo si sta facendo più forte. Tuttavia il dato più sorprendente è che il centrodestra, a caccia di una rinvincita dopo la storica sconfitta del 2011, sta a guardare, al di là dei proclami.

Avrebbe voluto dettare l’agenda, dopo che Giuliano Pisapia aveva deciso di non ricandidarsi. Ma da quelle parti nessuno sembra al momento in grado di decidere quando e come arrivare a trovare un accordo nella città di Silvio Berlusconi e Matteo Salvini. I leader. Nel centrodestra ognuno parla per sé. E al momento nessuna riunione di vertice è prevista.

Il Corriere della Sera ha di fatto inaugurato il count-down per una campagna elettorale che sarà lunghissima: ieri un sondaggio Ipsos pubblicato con grande risalto ha indicato che alle Comunali del 2016 Sala sarebbe il candidato più gradito, davanti a Paolo Del Debbio, Maurizio Lupi e Corrado Passera. Curioso che tutti questi nomi, tranne quest’ultimo, con la sua lista Italia Unica, non sono ufficialmente candidati. Anzi, Del Debbio ha detto di no alle profferte del centrodestra. E Lupi ancora ieri giurava di non volersi candidare.

Il commissario Sala monopolizza gli sguardi. A sinistra come a destra. Ma anche al centro, dove il Pd di Renzi si sta sempre più spostando e dove un centrodestra a trazione Salvini potrebbe lasciare sguarniti ampi spazi in città.

Il commissario Sala monopolizza dunque gli sguardi. A sinistra come a destra. Ma anche al centro, dove il Pd di Renzi si sta sempre più spostando e dove un centrodestra a trazione Salvini potrebbe lasciare sguarniti ampi spazi in città.

«Nessuno si decide a convocare un tavolo di tutta la coalizione», scuote la testa più di un dirigente del centrodestra milanese. Il punto è che nessuno sa chi lo possa fare con piena autorità. Berlusconi? Certo, ma il leader di FI aveva già assicurato nelle scorse settimane di avere un nome per la corsa a Palazzo Marino e che si sarebbe chiuso “entro quindici giorni”. Ne sono passati molti di più. Salvini? Meno certo, non ha grande interesse in questo momento a fare il tessitore di alleanze. Ci sta provando il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, ma più per difendere la sua maggioranza in Regione, ritagliandosi un ruolo di riquilibratore fra la frenesia comunicativa di Salvini e i calcoli politici dei suoi alleati.

La scorsa settimana il segretario della Lega si è trovato a cena a Milano con Roberto Formigoni, l’ex governatore oggi senatore di Ncd non più così convintamente renziano, e Giancarlo Giorgetti, l’uomo che in Lega si occupa di tenere i rapporti che contano. Nessun patto per le Comunali: le riserve di Salvini verso il partito di Angelino Alfano rimangono. Ma se una parte di Ncd si staccasse dalla linea di pieno sostegno al Governo, una lista di centro sarà nell’alleanza con la Lega. Sicuramente non con Passera, che Salvini esclude categoricamente di poter sostenere.

Nonostante le difficoltà, la coalizione di centrodestra raccoglierebbe il 32,2% contro il 32,6% del centrosinistra, con i 5 Stelle che sarebbero addirittura al 23%

Se però permanessero veti incrociati nel centrodestra, a Milano Ncd potrebbe anche promuovere una candidatura di centro, che coincida magari con il disegno di Passera. Per poi far pesare le sue percentuali al momento del ballottaggio.

Discorsi teorici. E in parte già sentiti. Ma che danno l’idea di come a Milano le truppe di Berlusconi e Salvini rischino di sprecare un’occasione importante se non trovano il modo di parlare a una sola voce. La parte del sondaggio Ipsos che più ha interessato i dirigenti del centrodestra non è quella dei nomi, anche perché sono convinti che, se mai accetterà, l’effetto trainante di Expo per Sala si esaurirà ben prima di un voto atteso per giugno. La parte che più li ha interessati è quella che riguarda gli schieramenti: nonostante le difficoltà, la coalizione raccoglierebbe il 32,2% contro il 32,6% del centrosinistra, con i 5 Stelle che sarebbero addirittura al 23%. Un’incollatura, che spinge a pensare che di fronte a un candidato come il commissario Expo, che fu direttore generale del Comune con Letizia Moratti, le strade siano obbligate. O si trova un nome altrettanto forte da opporgli oppure si gioca la carta della coalizione unita, senza se e senza ma. Per avere una risposta, si aspetta quella di Sala.

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