Dormire come una volta. I segreti del Paleo-sonno, cioè il corrispettivo della vita notturna della Paleo-dieta, sono tutti da scoprire. Tanti anni fa, cioè prima che cominciasse la famigerata epoca industriale con i disastri che ha comportato (cioè l’elettricità, la luce per le strade e il lavoro ogni giorno), le persone dormivano in modo diverso. Di sicuro, non erano costretti dai ritmi sonno/veglia dettati dagli uffici e dalle fabbriche, non erano disturbati dalle notifiche di Whatssapp e dai rumori delle strade. Si dormiva alla grande, allora.
Per scoprirlo, alcuni ricercatori hanno studiato le abitudini di alcune popolazioni non ancora “industrializzate”, cioè tribù di cacciatori e raccoglitori della Tanzania, del Sudafrica e della Bolivia. Per capirlo li hanno pregati di portare un bracciale che studiasse i ritmi di sonno e vita vigile, con tanto di livelli di esposizione alla luce. Risultati? Eh.
Il problema è che si è visto che nemmeno i cacciatori-raccoglitori africani dormano poi così bene, anzi. Si svegliano spesso, a causa dei rumori della savana (che, a ben pensarci, sono più allarmanti delle suonerie delle email) e della scomodità dei loro giacigli. Spesso stanno riuniti in gruppo, si muovono e si colpiscono. Non è un bel dormire: la notte è lunga e piena di interruzioni.
C’è anche un altro problema. Prima che l’elettricità fosse diffusa, le abitudini in Europa erano molto diverse. Si è ricostruito, sulla base di una serie di prove testuali (tra cui anche alcune affermazioni di Geoffrey Chaucer) che il sonno fosse diviso in due parti: un primo sonno e un secondo sonno, più o meno di quattro ore ciascuno. In mezzo, un’ora o due di veglia, in cui avvenivano varie cose, dai rapporti sessuali alle attività domestiche. Ma, soprattutto, si discuteva dei sogni appena fatti. Era un periodo di meditazione.
Secondo un altro studio (in questo caso, un esperimento) gli individui, se esposti a una situazione di oscurità di oltre 14 ore (cioè, senza luce elettrica) sviluppano in modo naturale un sonno spezzato in due parti. Per cui, si deduce, la tendenza a dividere la notte è naturale, mentre quella a un sonno unico e prolungato sarebbe artificiale. Però, come si è visto, le popolazioni pre-industriali hanno abitudini di sonno molto più simili alle nostre. Come si spiega tutto questo?
Un’ipotesi, abbastanza percorribile, è che al variare delle ore di oscurità (al nord, nell’Inghilterra di Chaucer, le notti invernali sono molto più lunghe) siano cambiate anche le forme del sonno. E che poi, a dispetto di chi propugna il sogno di un paleo-sonno, ai tempi antichi si dormiva piuttosto male: spesso si stava in mezzo alle bestie, per scaldarsi (un esempio autorevole? Gesù), si condividevano gli spazi e in realtà, si era in pericolo: animali e nemici erano sempre all’erta. Per cui, si conclude, non esiste un “sonno naturale”, se non in condizioni artificiali. Per tutto il resto, ci sono le istruzioni di LinkPop.