Il Natale non è di casa nei Paesi della Umma, la comunità islamica. «Chiunque imita gli altri popoli, è uno di loro», diceva il profeta Maometto. Vietato seguirne le tradizioni e le feste. Le celebrazioni principali sono altre: Eid ul Fitri, alla fine del Ramdan ed Eid ul Athra, al termine del mese del pellegrinaggio. Gesù è un importante profeta dell’Islam, ma da nessuna parte viene detto di festeggiarne la nascita. E questo si sa.
Nel Corano, alla sura 9, si racconta che la vergine Maria riceve da un angelo l’annuncio della prossima nascita di un figlio. Un bambino «puro», come «segno per gli uomini di misericordia». Al momento del parto, Maria si ritira nel deserto. Ma al ritorno viene travolta dalle offese dai compaesani, che credono che abbia perso il suo onore. A questo punto avviene un miracolo: dalla culla, lo stesso Gesù appena nato incomincia a parlare. Spiega che la madre non ha colpa e che lui è un profeta. La sura si conclude negando il fatto che Gesù sia l’incarnazione di Dio: «Non si addice a Dio (sia Gloria a lui) avere figli. Quando decide una cosa, la determina dicendo “Così sia”, e questa avviene». Non c’è nessun motivo per far festa, insomma.
Per chi è cristiano in un Paese musulmano e vuole festeggiare, si trova di fronte possibilità diverse. In Turchia e in Marocco, ad esempio, è una giornata come le altre. I credenti possono prendere giorni di ferie per l’occasione. In Arabia Saudita, invece, non è permesso il culto pubblico di altre religioni – le celebrazioni per il milione e mezzo di cristiani che vive nel Paese sono consentite negli spazi privati (case, palestre, ambasciate), dal momento che non esistono Chiese nella Terra delle Due Sacre Moschee.
«Non si addice a Dio (sia Gloria a lui) avere figli. Quando decide una cosa, la determina dicendo “Così sia”, e questa avviene». Non c’è nessun motivo per far festa
La stessa disciplina è ferrea anche per quanto riguarda le decorazioni: alberi, presepi, barbe bianche e vestiti rossi sono banditi negli spazi pubblici. E anche nei negozi (a meno che si voglia ricevere la sgradevole visita della Commissione per la Promozione della Virtù e per la Prevenzione del Vizio) è meglio stare cauti. Niente a Riad, niente in assoluto alla Mecca e alla Medina, qualcosa di più a Jedda, che è la città più liberale del Paese.
Tutt’altra aria si respira in Iran. Qui la popolazione cristiana è numerosa (la maggior parte è ortodossa, ma ci sono anche cattolici e protestanti) e la celebrazione è permessa, anzi: è riconosciuta, anche se non è considerata un giorno di vacanza. In ogni caso, si può pregare nelle Chiese e si possono vedere per le strade e nelle case gli addobbi natalizi più comuni. Alberi, luci, presepi.
E così nelle province irachene, dove la presenza di cristiani (curdi, in particolare) si fa sentire:
E lo stesso è a Dubai e negli altri Paesi del Golfo. Come si può vedere nelle immagini sottostanti, non hanno problemi a esibire alberi di Natale, addobbi e luci. È il lato “commerciale” della festività che ha vinto, certo. Con le sue esibizioni, i riti, i film e i regali. È quasi una festa pagana, e lo sanno. E ormai, ha contagiato tutti.