Calano gli occupati, cala la disoccupazione, aumentano gli inattivi e i giovani senza lavoro. Dal governo si brinda al minimo storico del tasso di disoccupazione dal 2012: 11,5 per cento, secondo l’ultima stima dell’Istat. Ma dietro i tweet compiacenti le cose sono un po’ diverse da come appaiono.
Partiamo dalle definizioni per capire cosa sta accadendo. I disoccupati sono coloro che non hanno un lavoro e che ne stanno cercando uno (questa seconda parte è rilevante). Gli occupati sono coloro che hanno svolto almeno un’ora di lavoro. Gli inattivi non sono né uno né l’altro: sono quelli che non hanno un lavoro e che hanno smesso pure di cercarlo. Ora si può spiegare quindi perché a ottobre diminuiscono sia gli occupati (39mila in meno), sia i disoccupati (13mila in meno), ma aumentano gli inattivi. Coloro che non fanno parte della forza lavoro e che un’occupazione non la cercano più sono aumentati di 32mila unità. La diminuzione della disoccupazione, dunque, potrebbe dipendere dal fatto che molti, scoraggiati, abbiano smesso di cercare un lavoro.
Anche perché, la disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni, a ottobre è aumentata dello 0,3%, portandosi a quota 39,8 per cento, sintomo del fatto che i bonus assunzioni e il Jobs Act non stiano facilitando l’ingresso dei più giovani nel mercato del lavoro. A parità di sconti sui contributi, i datori di lavoro scelgono probabilmente i lavoratori già formati. Tant’è che la curva degli occupati over 50 è in salita, mentre quella degli under 50 è in discesa.
Occupazione in calo. Dopo la crescita registrata tra giugno e agosto (+0,5%) e il calo di settembre (-0,2%), a ottobre 2015 la stima degli occupati diminuisce ancora dello 0,2 per cento. Che vuol dire: 39 mila occupati in meno. Il tasso di occupazione diminuisce di 0,1 punti percentuali, arrivando al 56,3 per cento. Su base annua, invece, l’occupazione cresce dello 0,3% (75mila persone occupate in più) e il tasso di occupazione di 0,4 punti.
Disagio lavorativo tra le donne. La cosa preoccupante è che il calo dell’occupazione interessa soprattutto le donne (-0,5%). Il tasso di occupazione maschile, pari al 65,9%, resta invariato. Mentre quello femminile, pari al 46,8%, diminuisce dello 0,2 per cento. A calare è anche la disoccupazione femminile: meno 2 per cento. Non significa che più donne hanno un lavoro, visto che l’occupazione è diminuita. E infatti tra le donne sono aumentate anche le inattive: +0,6 per cento.
Nel confronto con ottobre 2014, per gli uomini si osserva un aumento del tasso di occupazione (+1,3 punti percentuali), a fronte di un calo sia del tasso di disoccupazione (-1,1 punti) sia del tasso di inattività (-0,5 punti). Per la componente femminile, all’aumento del tasso di inattività (+1,8 punti percentuali), si accompagna un calo sia del tasso di occupazione (-0,5 punti) sia del tasso di disoccupazione (-1,9 punti).
Disoccupazione in calo: ma perché? La stima dei disoccupati a ottobre diminuisce dello 0,5 per cento. Che vuol dire: 13mila disoccupati in meno. Il calo riguarda soprattutto le donne e la popolazione di età superiore a 34 anni. Il tasso di disoccupazione, pari all’11,5%, resta invece invariato dopo il calo dei tre mesi precedenti. Nei dodici mesi la disoccupazione è diminuita del 12,3% (410mila persone in cerca di lavoro in meno) e il tasso di disoccupazione di 1,4 punti.
Aumentano gli inattivi e gli scoraggiati. Dopo la crescita di settembre (+0,5%), la stima degli inattivi tra i 15 e i 64 anni aumenta ancora a ottobre dello 0,2% (32mila persone inattive in più). Diminuisce solo il numero di inattivi maschi e di età inferiore a 50 anni. Il tasso di inattività, pari al 36,2%, è in aumento di 0,1 punti percentuali. L’inattività aumenta anche su base annua dell’1,4% (+196mila persone inattive) e il tasso di inattività cresce di 0,6 punti percentuali.
Calano gli indipendenti: effetto Jobs Act? Il calo dell’occupazione nel mese di ottobre è determinato dai lavoratori indipendenti, dicono dall’Istat. Dopo la crescita dall’inizio dell’anno al mese di agosto (+1,3%, pari a oltre 200 mila dipendenti) e il calo di settembre (-0,2%), a ottobre 2015 la stima dei dipendenti rimane invariata. Mentre gli indipendenti registrano un calo dello 0,8% (-44 mila).
Rispetto allo scorso anno, i dipendenti crescono dello 0,9% (+158 mila). Questo, dicono dall’Istat, spiega «interamente la crescita dell’occupazione nei dodici mesi», mentre gli indipendenti diminuiscono dell’1,5% (-83 mila). Numeri, questi, che potrebbero rivelare come il Jobs Act abbia favorito la sottoscrizione di contratti di lavoro dipendente, spesso tramite la trasformazione di rapporti di lavoro autonomo (o finto autonomo) già esistenti. Senza però produrre occupazione aggiuntiva.
Ma i contratti a tempo indeterminato in più sono pochi. L’Istat riporta però che nel periodo agosto-ottobre 2015 i contratti a tempo indeterminato, su cui il Jobs Act punta tramite le tutele crescenti e gli sgravi contributivi, sono diminuiti dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti (-32mila), mentre quelli a termine sono cresciuti del 3,6% (+87mila). Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, il tempo indeterminato è cresciuto solo dello 0,1% (+13 mila), molto meno dei contratti a termine, che invece aumentano del 6,2% (+146 mila). L’investimento
Giovani esclusi dal mercato del lavoro. La disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni a ottobre è aumentata dello 0,3%, portandosi a quota 39,8 per cento. Anche nella classe d’età 25-34 anni si registra nell’ultimo mese una crescita del tasso di disoccupazione (+0,2%), mentre diminuisce del 0,2% il tasso di occupazione. Nell’ultimo anno, nella fascia 35-49 anni, il numero di occupati è diminuito di 175mila unità. In quello over 50 è aumentato di 226mila.
Negli ultimi tre anni la dinamica dell’occupazione è caratterizzata dalla crescita pressoché costante degli occupati di 50 anni o più (+13,9%, pari a circa +900 mila tra gennaio 2013 e ottobre 2015). Gli occupati under 50 sono invece in calo fino alla prima metà del 2015. Nella seconda metà del 2015 si osserva una ripresa degli occupati 15-34enni, che a ottobre 2015 tornano ai livelli di metà 2014. Gli occupati 35-49enni diminuiscono lungo l’intero triennio, registrando un calo del 4,4% (circa -450mila).
Il tasso di occupazione delle persone tra 50 e 64 anni è cresciuto nell’ultimo triennio di 4,6 punti percentuali. Si stima, dice l’Istat, che circa il 70% della crescita occupazionale dei 50-64enni sia determinato dalla maggiore partecipazione al lavoro e solo il restante 30% dalla crescita demografica. Nello stesso periodo il tasso di occupazione dei 15-34enni è in calo di 1,7 punti e quello dei 35- 49enni di 1,1 punti. Tra i più giovani la minore partecipazione al mercato del lavoro è determinata anche dal prolungamento degli studi che ritarda l’ingresso nel mercato del lavoro. Per i 15-34enni si stima che circa il 65% del calo occupazionale sia dovuto alla minore partecipazione al mercato del lavoro e circa il 35% al calo demografico.