Un po’ di bastonate ai filosofi, che «parlano di tutto, anche di ciò che non conoscono», al sapere umanistico «che anziché parlar bene di sé, parla male della scienza», e poi agli scienziati stessi, ma non tutti: solo quelli «incapaci». Il genetista di fama mondiale Edoardo Boncinelli ne ha una per tutti, e ha ragione: la scarsa educazione scientifica degli italiani («ma non solo degli italiani») ha tanti colpevoli. Soprattutto, gli individui «che insegnano a disprezzare la scienza», perché in realtà non la conoscono. Per fortuna gli italiani «sono sempre all’erta», e «sanno che se c’è un problema grave, non si va dal santone, ma in ospedale». È il Paese del «non si sa mai», e se la scienza è vista con sospetto, continua ad avere cittadinanza. Per migliorare la situazione, però, serve una cosa sola: «studiare».
Italiani popolo di “creduloni”: si presta poca fede alla scienza e molta ad altre cose. Come si spiega, secondo lei?
In tre semplici modi: il primo, è che gli italiani si sentono raccontare bugie di ogni tipo fin da bambini, cioè che Dio ha creato il mondo, che ci vuole bene, che esiste il Paradiso. Tutte frottole che non stanno né in cielo né in Terra. Poi c’è anche un motivo storico: gli italiani sono stati conquistati da popoli stranieri, e imbrogliati da tutti. È normale che siano diffidenti. E, come è noto, non c’è nessun peggior credulone di chi sospetta di tutto. E poi, be’, è un popolo discretamente ignorante, soprattutto quando si viene a parlare di questioni scientifiche.
La situazione non è migliorata negli anni?
È peggiorata, direi. Molto. Negli anni ’50 la gente non conosceva la scienza. Ora non solo non la conosce, ma la disprezza. Riconoscerà che è peggio.
Senza dubbio.
Pensi che, pochi giorni fa, un filosofo (di cui non si può fare il nome) ha affermato che tutto ciò che scritto su Nature sono “banalità che non servono a nulla”. Se si va avanti così, anche i non esperti avranno difficoltà a interessarsi a cose scientifiche.
Colpa dei filosofi, allora.
Servono filosofi seri, certo. Una volta il mio collega Giovanni Reale, quando era ancora vivo, mi disse che nelle scuole italiane venivano dedicate più ore alla filosofia che nel resto del mondo. Per lui era un bene, per me è un male. I filosofi sono i peggiori nemici della scienza, peggio anche dei preti. Loro sanno tutto, per definizione, parlano di tutto, anche di ciò che non conoscono. Per cui anche di scienza, insegnando a disprezzarla. Chiariamoci: anche negli Usa le persone non sanno nulla di scienza (lo si vede bene sul tema dell’evoluzione), ma quando si esprimono le autorità, come la Fda, tutti accettano il suo giudizio. In Italia no, non c’è nemmeno rispetto per le autorità.
Tutta questa diffidenza può essere anche colpa degli scienziati cattivi.
Non credo che esistano “scienziati cattivi”. Ci sono molti scienziati stupidi, però. Un professore universitario medio, in Italia, è un incapace. Finché insegna a Filosofia o a Giurisprudenza, i danni sono contenuti. Ma se lo fa in una facoltà scientifica, le cose diventano pericolose.
Si riferisce a tutte le facoltà?
Non per Fisica, ecco. In Italia c’è un’ottima tradizione, i professori sono preparati. Ma per Biologia, c’è da mettersi le mani nei capelli. Prendiamo il caso degli Ogm. La maggior parte di quelli che conosco non riescono neanche a capirli. Non sono in malafede, sono impreparati. E questo fa sì che dicano di tutto, che sia possibile dire di tutto. Poi a cascata, la confusione emerge anche fuori dalle università: nelle pubblicità delle diete, o delle creme di bellezze, si sente qualsiasi cosa. Ad esempio “la dieta che non fa venire il cancro”, come se il cancro fosse un unico fenomeno, e non un insieme di fenomeni. Però usano parole del gergo scientifico, una specie di latinorum moderno. E la gente ci casca.
Lo scienziato è il guru dell’epoca contemporanea.
No, al contrario. Lo scienziato è il nemico, quando parla in modo serio. Altrimenti, l’unica figura di scienziato che gode di autorità in Italia è il medico. In questo Paese la scienza è la medicina, anche perché tutta la biologia italiana è controllata da medici. Il che non è un male in sé, però il compito del medico è di guarire, non di scoprire.
Ma per tradizione, il medico non è molto amato in Italia.
Gli italiani sono il popolo del non si sa mai. Proprio perché diffidenti. Se hanno qualche male lieve, possono ricorrere ai rimedi della nonna. Ma se il male è grave, allora vanno negli ospedali.
Esiste ancora la dicotomia tra cultura umanistica e scienza?
Eccome, e si è allargata. Anche perché i fautori della cultura umanistica non impiegano il loro tempo a parlar bene della cultura umanistica, bensì se ne servono per attaccare la scienza. Se non fosse così, potrebbero coesistere.
Lei, del resto, ha tradotto i lirici greci.
Appunto. Ci si può dedicare a entrambe le cose, oppure solo a una. Non è un male specializzarsi, ci mancherebbe. Basta solo non andare a colpire chi non segue le tue stesse inclinazioni. Di base, c’è un pregiudizio antico: Benedetto Croce aveva detto che i concetti scientifici sono pseudo-concetti. Oggi non lo dice più nessuno, ma poco cambia.
E in questo scenario desolante, come fa chi è credulone a smettere di esserlo?
Studiando. Solo quello. In Italia pochissimi sanno capire una statistica, e non parliamo di un istogramma. Non mancano solo le conoscenze, manca proprio l’uso della logica.
Allora servono più filosofi.
Servono filosofi seri, lo sottolineo. Per il resto, nelle scuole gli insegnanti non devono parlare di tutto, ma solo delle cose importanti. Perché ci sono verità che non cambieranno mai, ad esempio che un protone sarà sempre più grande di un elettrone. Cambiano solo le quisquilie, ma a quelle ci si arriva dopo, quando ci sono le basi. Io lo dico sempre, ma loro rispondono che non si può, che ci sono i programmi…