Quando un terremoto ed uno tsunami hanno devastato la centrale nucleare di Fukushima Daiichi nel 2011, provocando una catastrofica fusione e la conseguente fuga di radiazioni, piani per l’impiego di robot in grado di intervenire e riparare i danni sono stati subito avviati. L’ambiente si era rivelato semplicemente troppo complesso ed instabile per qualunque altro robot convenzionale
Da allora, gli sforzi eseguiti per sviluppare robot più utili si sono susseguiti. Il disastro ha ispirato la spettacolare competizione fra robot denominata DARPA Robotics Challenge, pensata per simulare operazioni di pronto soccorso e intervento. Ha portato allo sviluppo di nuovi e sorprendenti robot in grado di lavorare in ambienti non strutturati (vedi “Le 10 tecnologie emergenti del 2014: Agile come un robot”).
Il Japan Times riporta che Toshiba, responsabile della costruzione del reattore più danneggiato durante il disastro ed oggi attivamente coinvolta nella sua dismissione, ha realizzato un robot sommergibile con braccia che navigherà all’interno del reattore 3 per cercare di rimuovere detriti e recuperare alcune delle sue barre di combustibile. Il progetto mostra come, contrariamente rispetto ai sofisticati robot testati durante la sfida organizzata da DARPA, un semplice macchinario realizzato su misura può talvolta essere la soluzione migliore a un particolare problema.
Per approfondimenti, vi proponiamo il video pubblicato dal Japan Times.
Il nuovo robot dovrebbe entrare in funzione nel 2017. Anche in caso di successo, l’ambiente all’interno del quale opererà continuerà ad essere troppo pericoloso per gli esseri umani. L’impresa potrebbe però contribuire alle operazioni di ripulitura del sito.