Miriano: “L’amore è anche gay, la famiglia mai”

La giornalista e attivista cattolica Costanza Miriano, presente al Family Day, spiega il suo punto di vista. I bambini devono potersi rapportare con la diversità maschile/femminile incarnata dai genitori. Bergoglio ha paragonato l'idea "gender" al nazismo

La famiglia? Una sola, non si discute. La madre è la madre e non “un termine antropologico”. Le coppie nascono con un progetto (il matrimonio) e l’amore, che pure è la cosa più importante di tutte, non è un concetto giuridico. Più o meno in sintesi, potrebbe sembrare la lista dei precetti di chi si oppone al ddl Cirinnà, cioè al disegno di legge che regolamenta le unioni civili (anche per le coppie omosessuali) e prevede la possibilità di adozione da parte del partner, del figlio dell’altro componente della coppia. Per Costanza Miriano, giornalista, attivista cattolica, presente al Family Day e autrice dei due volumi Sposati e sii sottomessa e Sposala e muori per lei è anche di più. È la base di una battaglia da combattere. Per salvare la famiglia

Il concetto di famiglia è così chiaro?
Io penso di sì. La famiglia è un concetto pre-cristiano, ed è composta da un uomo e una donna, dai quali discendono dei figli. Esistono anche coppie sterili, certo, che sono sempre famiglie – non è fondamentale la presenza dei figli. E’ fondamentale la disponibilità ad averne.

Con un uomo e una donna.
Sì. La vita nuova viene dall’unione di un maschio e di una femmina. Questo mi sembra indiscutibile. Se si parla di sentimenti allora le cose sono diverse.

In che modo?
Nessuno può permettersi di giudicare la condotta di nessuno. Ognuno ama chi vuole. È una cosa che io difendo sempre, anche in modo feroce. E vale per eterosessuali e omosessuali. Io non mi intrometterei mai, e nemmeno lo Stato lo può fare. Sono cose private. Ognuno di noi ha la sua vita, ognuno è doppio, triplo. Ognuno ha il suo mistero.

Però, quando si parla di figli le cose cambiano.
Si esce dalla sfera personale e si entra in quella collettiva, pubblica. E la collettività deve difendere la famiglia per difendere i figli.

Ma da cosa vanno difesi?
Le coppie omosessuali, da sole, non possono generare figli. Se lo fanno, alterano il dato di realtà, e capovolgono il diritto. Ecco, i figli vanno difesi da questo: si pensa che siano un diritto degli adulti, e non è così. Da madre sono imbevuta dal senso di maternità e, in fondo, è un desiderio che capisco. Però i figli non sono un diritto: è evidente, ma viene negato. Siamo in una situazione in cui bisogna sguainare le spade per dire che le foglie d’estate sono verdi.

Certo, non li possono generare. Ma questo non impedisce che possano crescerli bene.
Ma come fanno? È una situazione in cui manca la madre, o il padre. Sono figure fondamentali per la crescita e l’equilibrio del bambino.

È una battaglia che faccio in buona fede. Senza doppi fini, senza guadagnare nulla e senza insultare nessuno. Non me ne pentirò mai, perché tra tutti i diritti deve prevalere quello dei bambini


Costanza Miriano

La madre esiste, come è ovvio, ma è poi necessario che coincida con il genitore?
La madre non è, come dicono, un “concetto antropologico”, per cui variabile, modificabile dalle culture. È il corpo che ha generato, che ha nutrito, è il cuore che per nove mesi il bambino ha sentito, tutti i giorni, nel ventre. L’attaccamento è naturale, e impedirlo non può che provocare danni psicologici.

È sicura che una famiglia omosessuale non possa garantire serenità ai figli?
Credo di no. Il problema sorge con l’età: tutti i bambini chiedono, domandano, vogliono conoscere le loro origini. Vogliono sapere da dove vengono. Come reagisce un bambino se scopre che la madre lo ha respinto? Che chi lo ha procreato lo ha poi ceduto? Questo provoca danni, e sofferenze. E poi i cervelli di uomini e donne sono diversi, e il bambino deve conoscere entrambi, rapportarsi con entrambi. Un padre e una madre hanno strutture emotive diverse, perché sono un maschio e una femmina. Questo è costitutivo in una famiglia.

Sì, ma parlare di strutture cerebrali non implica che il modello di famiglia “naturale” sia, in effetti, “naturale”. Nella storia e nei luoghi sono esistiti – ed esistono – diverse varietà di organizzazione sociale.
Certo, ma i cervelli sono sempre quelli, non cambiano da una società all’altra. E i bambini devono rapportarsi con entrambi. Per questo la famiglia non è un “modello”, ma è un archetipo, una struttura profonda. Ed è la nostra realtà. Criticare i casi di famiglia disfunzionale, in cui ci sono tradimenti, violenze, abbandoni – che esistono e sono gravi – è giusto. Ma questo non vuol dire che la famiglia “tradizionale”, come viene definita, non sia fondamentale.

Anche Papa Francesco si è espresso sul gender: lo ha paragonato al nazismo. Se lo avesse fatto Ratzinger lo avrebbero crocifisso

Diversi studi dimostrano che non ci sono differenze tra figli cresciuti da coppie omosessuali e coppie eterosessuali.
È un campo troppo giovane perché esistano risultati definitivi. Esistono anche studi che dimostrano il contrario, e figli di coppie omosessuali che, intervistati, chiedono di non far vivere ad altri quello che hanno vissuto loro. Quello che penso, in realtà, è che sotto questa battaglia delle coppie omosessuali si celi altro. Una questione culturale.

Cioè?
Il desiderio degli omosessuali di vedersi, di essere considerati come gli altri. È giusto, ma io al posto loro sarei orgogliosa della mia diversità. Non cederei alla volontà di omologarmi, di copiare modelli borghesi: il tinello, la vita di coppia. I grandi scrittori omosessuali che amo, come Pasolini, e Cunningham, interpretano l’omosessualità in altro modo.

Lei cosa farà se, invece, si dimostrerà che i figli di coppie omosessuali non subiscono danni psicologici? Cioè se, alla fine, andrà tutto bene?
Non credo che andrà così. Ma, se proprio, penserò che ho fatto tutto in buona fede. Senza doppi fini, senza guadagnare nulla e senza insultare nessuno. Non me ne pentirò mai, perché tra tutti i diritti, deve prevalere quello dei bambini.

La sua posizione affonda le radici nella fede cristiana. Il Papa però si è mostrato piuttosto distaccato dalla questione.
Non è così. Papa Francesco ha chiesto alla Chiesa, intesa come gerarchie, di non intervenire nell’agone politico. Al centro dei suoi pensieri prevale la questione economica, la volontà di attirare le persone lontane. Sul gender, però si è espresso. E ha avuto parole che, se fosse stato Ratzinger, lo avrebbero crocifisso: lo ha paragonato al nazismo. Direi che è piuttosto chiaro.

Al di là dei numeri, non pensa di combattere una battaglia minoritaria?
Minoritaria nei media, forse. O tra gli intellettuali. Tra le persone comuni le assicuro che è una posizione molto sostenuta.

Sono posizioni che non esprimono, diciamo, lo spirito dei tempi.
La proposta cristiana sì, oggi è minoritaria. È vincente il modello di un individuo autodeterminato, senza vincoli – ad esempio, il divorzio è breve. Il suo impegno nella collettività è discrezionale. Noi siamo rimasti, come si diceva, un piccolo gregge, per cui la cosa non mi scandalizza. So che la società non è più saldamente cristiana, e so che chi sceglie di esserlo lo fa controcorrente ma con consapevolezza. Personalmente, lo preferisco. Pochi cristiani, ma buoni: lo si è per scelta, non per costrizione. Nel mondo dove domina l’idea di inseguire i desideri individuali, facendone il perno del proprio agire, noi preferiamo un’altra strada: quella in cui il desiderio esiste, ma viene educato. In nome di qualcosa di più alto.

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