Rizzi, un altro colpo per Maroni

Arrestato il presidente della commissione Sanità lombarda, autore della riforma voluta dal governatore. Un leghista sempre al posto giusto nel momento giusto

Uno che si è trovato sempre al posto giusto, nel momento giusto. Almeno negli ultimi dieci anni. Questo è Fabio Rizzi, medico anestesista, classe 1966, leghista dal 1992, fino a ieri presidente della commissione Sanità del Consiglio regionale e principale autore della riforma della sanità in Lombardia, che è stato arrestato su ordine della Procura di Monza con l’accusa di aver intascato tangenti per favorire l’assegnazione di appalti nel settore odontoiatrico. Oscuro al grande pubblico che non fosse varesotto come lui, Rizzi dal 2006 si è seduto accanto al leader leghista di turno, senza dare troppo nell’occhio. Giulio Tremonti, allora ministro dell’Economia, se lo ritrovò per esempio nella casa di Umberto Bossi, a Gemonio, durante un vertice seguito all’arrivo della famosa lettera della Bce al Governo italiano, agosto 2011. Rizzi allora era senatore e comparve nelle foto di gruppo di quell’appuntamento fra ministri.

Il suo arresto è un duro colpo alla Lega Nord. E soprattutto al governatore lombardo Roberto Maroni, che da questa vicenda giudiziaria potrebbe ricavare più di un motivo di instabilità, anche se i fatti
contestati non riguardano l’attività della sua Giunta. Dopo che Bossi è caduto in disgrazia (otto mesi dopo quella foto a Gemonio), Rizzi è infatti passato saldamente nell’orbita di Maroni, il successore alla
segreteria di via Bellerio ai tempi delle scope, con cui aveva sempre avuto ottimi rapporti anche prima. Bossi, Maroni, Rizzi, tutti varesotti. L’inizio della scalata, nel 2006: approfittando di una Lega indebolita dai cinque anni di Governo con Berlusconi, Rizzi diventò un po’ a sorpresa segretario provinciale a Varese, la culla del movimento. Batté Massimo Ferrario, già potente presidente della Provincia di Varese a capostruttura Rai a Milano. Un rottamatore involontario, che avrebbe presto guadagnato credito nel partito grazie ad altri momenti giusti.

L’arresto di Rizzi è un duro colpo alla Lega Nord. E soprattutto al governatore lombardo Roberto Maroni, che da questa vicenda giudiziaria potrebbe ricavare più di un motivo di instabilità, anche se i fatti contestati non riguardano l’attività della sua Giunta.

Accadde non appena la Lega ricominciò ad attrarre consensi. Nel 2007 sindaco di Besozzo, il suo paese vicinissimo a Gemonio. Nello stesso anno proclamato consigliere regionale, subentrando come primo dei non eletti a un altro consigliere dimissionario, anche se poi ha dovuto lasciare subito per incompatibilità con l’incarico in Comune. Nel 2008 il salto a Roma: in lista per il Senato, Rizzi fu eletto grazie al boom di voti della Lega. Non ci sperava, non era in una posizione blindata della lista. A Palazzo Madama andò guidando la sua auto. Era capogruppo in commissione Sanità, era spesso a cena con Bossi e il suo cerchio
magico, ma coltivava i rapporti anche con Maroni. Un’altra foto racconta questo equilibrismo: nel 2010 promosse una fondazione intitolata al padre del federalismo, Carlo Cattaneo, al cui battesimo
nella sede del Comune di Besozzo arrivarono sia Bossi sia Maroni (entrambi ministri), soci dell’avventura culturale presto finita nell’oblio.

Quando Maroni vinse le elezioni regionali del 2013 e l’era di Bossi era già stata ampiamente chiusa, a Rizzi venne affidato un incarico delicato, anche se non gli è mai riuscito di diventare assessore. E’ stato appunto lui a comporre di fatto il testo della riforma del sistema socio-sanitario lombardo, che è stata approvata la scorsa estate. Il governatore gli ha delegato quasi tutto il lavoro preliminare: l’idea di fondo (accorpamenti di strutture dirigenziali e delle competenze ospedaliere e assistenziali ma anche una nuova agenzia di controlli), l’organizzazione degli incontri con medici, infermieri, lavoratori del settore, i rapporti con le altre forze politiche in Consiglio.

Da presidente della commissione Sanità, Rizzi è stato infatti relatore del progetto di legge di riforma, insieme ad Angelo Capelli, consigliere regionale di Ncd che fungeva sostanzialmente da garante della continuità rispetto al sistema formigoniano. Non è un caso che lo stesso Maroni abbia sempre parlato di “riforma Rizzi”, di fatto scavalcando le competenze formalmente in capo al suo (ex) assessore alla Sanità, Mario Mantovani. Rizzi è stato l’assessore ombra. Su di lui chiunque, nella maggioranza di centrodestra, avrebbe messo la mano sul fuoco.

Questo è uno snodo politico fondamentale della vicenda giudiziaria: l’arresto del presidente della commissione Sanità infatti arriva dopo l’arresto, lo scorso anno, di Mantovani.

Questo è uno snodo politico fondamentale della vicenda giudiziaria: l’arresto del presidente della commissione Sanità infatti arriva dopo l’arresto, lo scorso anno, di Mantovani. E dopo che nell’inchiesta su
quest’ultimo è finito indagato anche un altro assessore vicinissimo a Maroni, il leghista Massimo Garavaglia, che ha la delega pesantissima all’Economia. Al di là di come andranno a finire le vicende
giudiziarie, il governatore lombardo si vede così colpito duramente dalle indagini della magistratura. Garavaglia e Rizzi sono quelli che finora hanno gestito le partite più delicate in Regione. Maroni a dare
l’indirizzo politico e a pennellare gli scenari, gli altri due a trattare, costruire, limare i provvedimenti lontano dal palcoscenico. L’inchiesta giudiziaria ha colto tutti di sorpresa, tranne i 5 Stelle, che ora chiedono elezioni anticipate, come il Pd. Le opposizioni sono convinte che a Maroni sia sfuggito di mano il controllo della
situazione. E che l’anno prossimo, in Lombardia, ci saranno le elezioni anticipate. Anche perchè nel frattempo lo stesso governatore andrà a giudizio nel processo in cui è accusato di favoritismi nell’assegnazione di contratti di lavoro a due sue collaboratrici. Difficile che la mozione di sfiducia annunciata per il governatore passi, perché il centrodestra è compatto nel sostegno alla Giunta lombarda. Però il caso Rizzi ha aperto più di una riflessione nella Lega. Non solo Maroni si è detto “offeso, deluso e molto incazzato” per essersi sentito tradito da un uomo di fiducia, un amico. Il segretario Matteo Salvini ci ha messo poche ore ad andare oltre il commento di giornata: ha sospeso subito Rizzi dal movimento.

Twitter: @ilbrontolo

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