Ci sono persone che, quando sentono certe parole, perdono letteralmente la testa. Ecco. Il problema è tutto in quella parola “letteralmente”. O meglio: nell’uso che se ne fa. Perché il senso del termine contrasta con il suo utilizzo. Per molti basta questo a creare un cortocircuito. Questo accade, con una parola quasi uguale, anche in inglese. Perché literally viene usato spessissimo in senso, ahinoi, non letterale.
Qualche esempio: nell’Ulisse, James Joyce scrive che A thrill went through the packed court literally electrifying everybody. C’è un brivido che “si fece strada nel tribunale strapieno, letteralmente elettrizzando tutti”. A parte la cattiva traduzione, si nota che – come è ovvio – il brivido non è un contatto elettrico vero, e nessun componente della scena è collegato a una presa. Si tratta, insomma, di una metafora.
Lo stesso accade in tanti altri passaggi della letteratura in lingua inglese. Ad esempio, in Nickolas Nickelby di Charles Dickens, uno dei personaggi literally feasted his eyes in silence. tradotto ancora male “letteralmente si riempì con gioia gli occhi in silenzio”. Anche qui, non è possibile riempirsi, alla lettera, gli occhi di gioia. Perché la gioia non si maneggia, e perché gli occhi, intesi come bulbi oculari, sono già abbastanza pieni di sostanza. È una metafora, anzi, di più: un’intensificazione + metafora. Insomma, un’iperbole.
Come spiegano bene in questo breve video, “literally”, in inglese (come anche in italiano), ha un significato chiaro, cioè “in senso letterale” e uno metaforico, “virtuale”. È un piccolo paradosso che non smette mai di colpire, anche se è di vecchia data. In inglese si rintracciano esempi che risalgono allo scrittore John Dryden, cioè al XVII secolo. Si lamentava che the daily bread is literally implored, ma era un modo di dire: prima con Cromwell, poi con Carlo I, il poeta inglese era sempre a caccia di appoggi e mecenati per ottenere qualche soldo. Costretto dalla precarietà a lodare e pregare uomini potenti, non era un poeta dalla schiena dritta. Ma no, non implorava davvero: era solo un modo per enfatizzare. Con Dickens, diventerà un rafforzativo di una metafora. E oggi, be’, l’uso è tanto diffuso, che ha, literally, perso ogni controllo.