I lavoratori “assunti” con i voucher nel 2015 hanno ormai superato cococo e cocopro. In base agli ultimi dati Inps, l’anno scorso sono stati venduti 115,1 milioni di buoni lavoro da dieci euro l’ora: una crescita del 66% rispetto al 2014. Mentre i lavoratori interessati sono arrivati a quota 1,38 milioni, facendo registrare un +36% rispetto all’anno prima. Nel 2014, i collaboratori (cococo e cocopro) erano poco più di 1,2 milioni. E la previsione è che nel 2015, con lo stop al rinnovo dei cocopro previsto dal Jobs Act, le collaborazioni saranno ancora meno.
Eliminando la collaborazione a progetto, la scommessa del governo era che i datori di lavoro assumessero con il contratto a tempo indeterminato grazie agli incentivi fiscali e all’articolo 18 semplificato. Ma le persone da qualche parte dovranno pure andare, dicevano gli esperti, ipotizzando che una scappatoia alla fine si sarebbe trovata lo stesso. Tra false partite Iva e voucher, appunto. Così, mentre le collaborazioni diminuiscono mese per mese (i dati Inps definitivi sul 2015 ancora non ci sono), i buoni lavoro invece sono cresciuti a vista d’occhio. Fino a superare il totale dei collaboratori del 2014, quando alla vigilia dell’entrata in vigore Jobs Act molti datori di lavoro avevano già smesso di rinnovare le collaborazioni a progetto.
L’ipotesi che il lavoro dei collaboratori in parte si sia spostato sui voucher esiste. Che il contratto a tempo indeterminato potesse assorbire tutti i vecchi parasubordinati trasformandoli in contratti stabili si è rivelata un’utopia. Anche perché, come si è visto nei dati Istat relativi a febbraio 2016, tolta la “droga” degli sgravi fiscali sulle nuove assunzioni, l’occupazione è diminuita. Soprattutto per via di un drastico calo dei contratti a tempo indeterminato. Mentre gli autonomi sono tornati a salire.
È possibile quindi che, fatta la legge, ancora una volta si sia stata trovata la scappatoia. Senza il cocopro, che spesso e volentieri è servito ai datori di lavoro per risparmiare, molti potrebbero aver dirottato sui voucher. Il rischio, con i buoni lavoro, è che alla fine le aziende paghino solo un’ora da dieci euro – giusto per registrare il lavoratore – mentre le altre cinque, sei o sette finiscano nel buco del lavoro nero. Alla faccia della rivoluzione copernicana.