È un marchio globale, conosciuto in tutto il mondo. Anche da chi non si intende del suo core-business. È per questo che la “Kalashnikov” ha deciso di aprire alla produzione di vestiti e souvenir, che affiancherà la sua attività principale, cioè le armi.
È un passo dettato dal marketing: i clienti già affezionati del mitra potranno avere anche capi di abbigliamento in linea, e li troveranno in almeno 60 negozi aperti in varie città della Russia, secondo quanto riporta il quotidiano “Izvestia”.
Se confrontata con altre aziende, anche quella che produce i kalashnkikov ha un suo potenziale. Perché la Ferrari può vendere magliette e souvenir con il suo marchio e loro no? La casa di Maranello ne ricava il 10% degli introiti. Se lo sono chiesti anche nell’ufficio marketing e il capo, Vladimir Dmitriev si è dato una risposta: certo che possiamo anche noi. E allora al forum Army 2016, previsto a settembre nella regione di Kubinki, verrà proposta, insieme a nuovi modelli di classiche armi destinate al ministero della Difesa, anche la nuova linea di moda.
Non è la prima volta che un’azienda del settore si dedica a queste forme di diversificazione del brand. Come racconta il sito russo (meglio: del governo russo) Sputnik, nel 2014 anche Uralvangonzavod, un’azienda che produce veicoli corazzati, aveva cominciato a vedere t-shirt, giacche e scarpe in stile militare in alcuni negozi (uno era all’aeroporto di Koltsovo, a Ekaterinburg), insieme a borse sportive e souvenir di ogni genere.
Anche la Kalashnikov si butta nel business, insomma. Ma non trascurerà il suo prodotto principale. “Entro il 2017 ci aspettiamo di raddoppiare la nostra vendita di armi fino a 5,8 miliardi di rubli e cominciare una nuova produzione di massa”. Nonostante le previsioni forse appaiano troppo positive, non sembra una sparata.