«Le inchieste sul Pd? Qualcuno vuole una nuova Tangentopoli»

Parla l'avvocato Raffaele Della Valle, già difensore di Enzo Tortora. "Anche il governo Berlusconi fu fermato dalla magistratura. Qualcuno si oppone al cambiamento. Certo, la questione morale esiste, ma le manette da sole non bastano"

«Le chiedo scusa, ma da alcuni giorni sono molto arrabbiato. Peggio, indignato». L’avvocato Raffaele Della Valle sta seguendo i lavori del Senato sulla riforma del processo penale. Mezzo secolo di professione, un passato da difensore di Enzo Tortora, non condivide affatto l’aumento dei tempi di prescrizione per i reati di corruzione. «I cittadini si lamentano per le liste d’attesa di cinque mesi in ospedale – racconta – ma così finiremo per creare liste di 21 anni. La prescrizione è un istituto che risale agli albori del diritto. E sa perché? Dopo diversi anni un reato non desta più allarme sociale. Insomma, che senso ha condannare qualcuno per corruzione dopo vent’anni?

Avvocato, partiamo dalla situazione generale. Dopo le inchieste sul Pd in Campania e l’arresto del sindaco democrat di Lodi, oggi è stato condannato per evasione fiscale il segretario del Pd sardo Renato Soru. Per qualcuno è in corso un conflitto tra magistratura e politica.
Potrebbero anche sembrare vicende causali, ma credo che sia in corso un tentativo di ripercorrere la strada già vista nel 1992. Stiamo vivendo una fotocopia di quella stagione. Non so dove si vuole arrivare, ma le strategie sono quelle di un tempo: penso alle discutibili iniziative di alcuni magistrati. Ma dico, si è mai visto un arresto per turbativa d’asta?

Si riferisce al sindaco di Lodi Simone Uggetti?
Non voglio entrare nel merito. Ma è la prima volta che vedo una cosa del genere. Un intervento francamente eccessivo. L’arresto in carcere è un provvedimento extrema ratio. Ormai c’è troppa discrezionalità in questo campo.

Potrebbero anche sembrare vicende causali, ma credo che sia in corso un tentativo di ripercorrere la strada già vista nel 1992. Stiamo vivendo una fotocopia di quella stagione. Non so dove si vuole arrivare, ma le strategie sono quelle di un tempo

Si parlava di Tangentopoli.
Oggi come allora non sono le sentenze, ma le opinioni e i pareri ad essere strombazzati per via mediatica. Simbolicamente parlando ci sono situazioni analoghe: un tempo era la Lega a inneggiare alle manette. Oggi sono i Cinque Stelle. Il giustizialismo è diventato uno sport comune a sempre più gruppi politici. Allora si voleva far fuori Craxi, che aveva assunto una linea socialdemocratica. Oggi mi sembra che a qualcuno non vada bene il tentativo di costruire un equilibrio politico di sinistra moderata.

Sta dicendo che c’è un disegno per accerchiare Matteo Renzi?
Non so se si tratta di un disegno. Eppure mi sembra evidente che c’è un tentativo di fermare il cambiamento. Un esempio? Si sta sparando a zero sulla riforma costituzionale. Per carità, sulla Carta si potrebbe intervenire in maniera migliore, ma è pur sempre un tentativo di modifica. E chi è che non vuole cambiare? Gli stessi che detengono certe guarentigie e certi privilegi.

Nessuno mette in dubbio l’esistenza di una questione morale. Ma non è emettendo sentenze a destra e manca che si risolve. Il problema è a monte: bisogna aumentare i controlli e la trasparenza. La repressione e le manette da sole non bastano

Nel 1994 lei era parlamentare di Forza Italia, membro dell’ufficio di presidenza alla Camera. Il tema è ancora dibattuto: crede che il primo governo Berlusconi cadde per l’intervento della magistratura?
Questo è innegabile. Cadde quando fu diffusa la notizia dell’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi durante una conferenza internazionale sulla criminalità a Napoli. Ormai basta un’informazione di garanzia per scandire l’agenda politica

Strategie o meno, i casi di corruzione esistono. Non crede che la politica abbia le sue responsabilità?
Nessuno mette in dubbio l’esistenza di una questione morale. Ma pensiamo piuttosto a come affrontarla. Non è emettendo sentenze a destra e manca che si risolve. Il problema è a monte: bisogna aumentare i controlli e la trasparenza. Limitare al massimo le situazioni che rendono l’uomo ladro. La repressione e le manette da sole non bastano. Nel ’92 la gente chiedeva di arrestare tutti, eppure non mi sembra che il problema della corruzione sia stato risolto. Anzi.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club