Tratto dal sito dell’Accademia della Crusca
Iniziamo col dire che le due parole sono formalmente diverse: ineducato è un derivato, formato da educato (participio passato convertito in aggettivo) col prefisso in- con valore negativo, documentato, secondo il GRADIT già alla fine del sec. XVIII; invece maleducato è un composto, costituito dallo stesso aggettivo educato preceduto dall’avverbio mal(e), attestato (secondo lo stesso dizionario) a partire dall’inizio del Novecento. A rigore, ineducato è il contrario (l’antonimo grammaticale, si direbbe tecnicamente), di educato, mentre maleducato si oppone a beneducato (attestato nella seconda metà dell’Ottocento); ma educato, come aggettivo, significa appunto ‘educato bene’ e quindi anche questa distinzione è poco più che formale.
Invece la differenza essenziale è che ineducato può essere usato solo come aggettivo, mentre maleducato può anche avere valore sostantivato (sei un maleducato!). Entrambi possono essere riferiti sia a persone sia a cose, ma nel caso di maleducato il valore di ‘che non ha ricevuto una buona educazione, che ha modi sgarbati e incivili’, dunque con riferimento personale (ho dei vicini maleducati; lei è un maleducato!, ecc.), è primario rispetto a quello di ‘che rivela cattiva educazione’, detto di cose (atteggiamento maleducato, risposta maleducata, ecc.); ineducato, almeno oggi, è usato più spesso per qualificare cose (comportamento ineducato) che non persone (una commessa ineducata).
Che ci sia una gradualità tra i due, sul piano della langue, è opinabile; invece negli usi individuali è possibile che, con riferimento a persone, ineducato, nel senso letterale di ‘che non ha avuto alcuna educazione’, sia considerato più grave di maleducato, nel senso di ‘che è stato educato male’. Ma è anche vero che ineducato potrebbe riferirsi a singoli gesti, espressioni, comportamenti, parole, laddove l’uso di maleducato potrebbe implicare una più generale assenza di buona creanza (chiamando in causa anche la formazione familiare).
Di certo, tra le due voci c’è una differenza nella frequenza d’uso: soltanto maleducato è presente (se pure con una sola occorrenza, al femminile, a Napoli) nel corpus di testi parlati usati per il LIP; invece nei romanzi italiani compresi nel PTLLIN si trova un unico esempio di ineducato (al femminile, ne Il nome della rosa di Umberto Eco), mentre maleducato (anche al femminile e al plurale) ha 29 occorrenze in 19 testi. Giustamente, dunque, il GRADIT colloca maleducato tra le parole di alta disponibilità (che rientrano a loro volta nel “vocabolario di base”) e ineducato nel più ampio vocabolario comune.