Quartiere che vai, elettore che trovi. Mentre Virginia Raggi e Roberto Giachetti si preparano a scalare il Campidoglio, Roma si è schierata. Ogni zona ha il suo candidato, ogni municipio le sue preferenze. E così le elezioni hanno riscritto la geografia politica della Città Eterna. Non senza qualche sorpresa. Ad esempio non tutti avrebbero scommesso sul successo di Giachetti nelle aree più ricche della Capitale. E invece gli unici due municipi dove il candidato di centrosinistra riesce a superare l’avversaria grillina sono proprio il I e il II. Qui si attesta tra il 33 e il 34 per cento. Sono le zone del centro storico, Prati, Trastevere e l’Aventino. Ma anche i Parioli, il Flaminio e il quartiere Salario. Aree borghesi e benestanti.
Virginia Raggi vince in 13 dei 15 municipi in cui è divisa la Capitale. Ma i risultati più eclatanti arrivano in periferia. A Ostia supera il 43 per cento. E a Tor Bella Monaca il 41 per cento (qui Giachetti arriva terzo dopo la Meloni)
La Cinque Stelle prende voti un po’ ovunque. Virginia Raggi vince in tredici delle quindici zone in cui è divisa la Capitale. Supera l’avversario anche a Monteverde, nell’incantevole cornice sopra il Gianicolo. È una vittoria simbolica, questo è il quartiere dove abita Giachetti e dove il vicepresidente della Camera ha registrato il video in cui annunciava la sua candidatura. La grillina lo batte di un punto e mezzo. Ma i risultati più eclatanti arrivano in periferia. Per la Raggi il miglior risultato è in riva al mare. A Ostia si votava solo per il consiglio comunale, dato che l’amministrazione municipale è commissariata dopo lo scioglimento per mafia. Qui l’avvocatessa a Cinque Stelle arriva al 43,42 per cento. Un record. La Raggi conquista un sorprendente 41,25 per cento anche al VI municipio (Torri).
È la zona di Tor Bella Monaca, periferia orientale, che riscrive le appartenenze politiche dei quartieri romani. Da queste parti Giachetti raggiunge il risultato più basso – 17,3 per cento – e viene scavalcato anche da Giorgia Meloni. E la stessa cosa accade al V municipio, nel quartiere alla moda del Pigneto. Ma anche nelle zone di Centocelle, Prenestina e Torpignattara. Segno evidente che il centrosinistra ha ormai un problema con le aree più popolari della città. «A Roma Giachetti vince in centro e nei quartieri borghesi, mentre la Raggi domina laddove più grande è stato l’impatto dello sfascio amministrativo e della corruzione» spiegava su La Stampa l’ex sindaco Francesco Rutelli, uno che la città la conosce bene. «È impressionante: la sinistra perde decine di migliaia di voti in quartieri tradizionalmente “rossi” come il Tiburtino o il Prenestino».
L’esponente di Sinistra Italiana Stefano Fassina conquista il suo record alla Garbatella, sfiorando il 7 per cento. Zona rossa per eccellenza – ma anche quartiere di Giorgia Meloni – finora guidata da un presidente di municipio espressione di Sel. Alfio Marchini, invece, va forte nella zona Nord. Cassia, Flaminia, Corso Francia. Se a livello comunale la lista con il cuore supera di poco il 10 per cento, tra i bar della movida di Ponte Milvio l’ingegnere sfiora il 17 per cento. È una zona storicamente di destra, ricca e borghese. Un po’ come il confinante II municipio. Paroli-Salario, dove Marchini porta a casa un interessante 16 per cento.
Tra quindici giorni andranno al ballottaggio anche i minisindaci dei municipi di Roma. Quasi ovunque sarà sfida tra Pd e Cinque Stelle. Sui territori l’ondata grillina è stata arginata
E proprio sul territorio si apre una sfida senza quartiere. Municipio per municipio. Mentre Virginia Raggi e Roberto Giachetti si preparano al ballottaggio, Partito democratico e Movimento Cinque Stelle si danno battaglia in città. In ballo ci sono i governi dei singoli municipi. Amministrazioni poco conosciute fuori dalla Capitale, che pure rischiano di incidere sulla vita dei romani più del Campidoglio. Tra quindici giorni i candidati mini-sindaci andranno tutti al ballottaggio. Sono quattordici partite. Si giocheranno tra dem e grillini (tranne al VI municipio dove è arrivato al secondo turno un esponente di Fratelli d’Italia). Qui l’ondata a Cinque Stelle è stata sorprendentemente arginata. Tanto che in nove territori su quattordici partità in vantaggio il candidato di centrosinistra.