La minoranza dem lo ha ribattezzato “Mattarellum 2.0”. Una nuova legge elettorale che superando l’Italicum «possa ricostruire il rapporto tra cittadini ed eletti». Dice così l’ex capogruppo del Pd Roberto Speranza, che a Montecitorio presenta il nuovo sistema elettorale insieme ai parlamentari Federico Fornaro e Andrea Giorgis. È un sistema in grado di garantire il corretto equilibrio tra esigenze di governabilità e di rappresentanza, assicura Fornaro. Assicurando anche, aspetto non secondario, di non avere più nominati in Parlamento. Una versione riveduta e corretta del sistema introdotto nel 1993.
Ecco la proposta che i bersaniani avanzano al segretario Matteo Renzi. Nessuna minaccia, assicurano. «Noi offriamo un contributo politico». A patto, però, che il confronto sulla legge elettorale si apra prima del referendum. Ma come funziona il nuovo sistema? La legge, valida solo per la Camera, prevede l’elezione di 475 deputati in collegi uninominali a turno unico. A cui si aggiungono dodici onorevoli eletti all’estero, con il sistema proporzionale. I rimanenti 143 parlamentari saranno attribuiti in questo modo: 90 alla prima lista, o coalizione, come premio di governabilità (a patto che non si superi il limite di 350 deputati); 30 alla seconda compagine, come premio di minoranza. In entrambi i casi i “ripescati” saranno scelti tra i migliori perdenti nei singoli collegi uninominali sulla base di una graduatoria nazionale. Spazio, poi, agli ultimi 23 parlamentari, che assicureranno il diritto di tribuna ai partiti minori. Divisi proporzionalmente tra le le liste o le coalizioni che pur avendo superato il 2 per cento, possono contare su meno di 20 eletti nei collegi.
Matteo Renzi ha assicurato che sarà il Parlamento a decidere. Insomma, se c’è una maggioranza si può anche cambiare la legge elettorale. Il dubbio è un altro: i numeri per trovare una soluzione ci sono?
La proposta è stata inviata in anteprima a Renzi e al ministro Maria Elena Boschi, al presidente Matteo Orfini e ai capigruppo del Partito democratico. Anche per questo il testo non è ancora definito nei dettagli: «Non presenteremo un articolato – raccontano i proponenti – proprio perché lo consideriamo un contributo politico per una riflessione dentro e fuori il Partito democratico». Le reazioni per ora tardano ad arrivare. La risposta del renziano Andrea Marcucci, però, non assomiglia a una promozione. «A prima vista – spiega – con il sistema elettorale proposto dalla minoranza dem non ci sarebbero né vinti né vincitori la sera del voto. Da questo punto di vista è un bel passo indietro rispetto all’Italicum».
La trattativa non è ancora chiusa. C’è tutta la pausa estiva per riflettere e trovare un’intesa. Del resto Matteo Renzi ha assicurato che sarà il Parlamento a decidere. Insomma, se c’è una maggioranza si può anche cambiare la legge elettorale. Il dubbio è un altro: i numeri per trovare una soluzione ci sono? Il problema è che le alternative iniziano ad essere numerose. Solo all’interno del Partito democratico si contano diverse ipotesi di riforma. Non solo il Mattarellum 2.0. Il ministro Dario Franceschini – e molti con lui – ha recentemente aperto all’ipotesi di una singola modifica dell’Italicum, per assegnare il premio di maggioranza non alla prima lista, ma alla coalizione vincente. Il presidente Orfini, invece, spinge per un sistema sul modello greco, proporzionale a turno unico e premio al primo partito. Le alternative non mancano. Ma c’è un sistema in grado di convincere la maggioranza dei parlamentari?