Lo sciame sismico era cominciato da tempo: ad agosto 581 scosse in tutta Italia

Solo sette dei sismi registrati dall'Ingv avevano magnitudo pari o superiore a 3, ma il dato è chiaro: il rischio c'è e non va dimenticato La soluzione? Le campagne di sensibilizzazione come "Io non rischio Terremoto"

Dal terremoto del Belice nel 1968 ad oggi, in cinquant’anni il rischio terremoti in Italia non è scomparso. E mai potrà, data la conformazione del territorio della penisola. Solo il Giappone, dal punto di vista della ridotta estensione e della desnsità di popolazione, supera l’Italia nella classifica del richio sismico. Basta un dato per far capire l’esposizione del nostro Paese a questo tipo di eventi: nelle prime due settimane di agosto, sono stati «riconosciuti e localizzati dalla sala sismica Ingv 581 terremoti in Italia». A dirlo è Alessandro Amato dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia attraverso un post su Facebook. Facendo i conto, sono circa 39 eventi al giorno di cui “solo” sette con magnitudo pari o superiore a 3.

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Il rischio sismico, ossia «in senso probabilistico, lo scuotimento del suolo atteso in un dato sito con una certa probabilità di eccedenza in un dato intervallo di tempo, ovvero la probabilità che un certo valore di scuotimento si verifichi in un dato intervallo di tempo», è dovuto essenzialmente ai processi di formazione dei rilievi montuosi che percorrono la nostra penisola. In una parola, orogenesi. Un fenomeno lungo milioni di anni che ha portato alla creazione di diverse zone di faglia mappate sempre dall’Ingv attraverso alcune carte di pericolosità redatte per la prima volta nel 2004 e che dividono il territorio in 174 distretti sismici all’interno dei quali sono classificati i comuni secondo quattro categorie di pericolosità.

Nonostante ciò, sempre l’Ingv in un’indagine del 2015 ha rilevato che la percezione media di tale pericolosità sismica si ferma a 3,24 su una scala che va da 1 a 7. Poco se si pensa che circa il 41% della popolazione italiana vive nelle zone più a rischio. Non solo. La stessa ricerca ha dimostrato che solo il 6% del campione intervistato pensa di essere ben informato sui terremoti essenzialmente attraverso web (21%) e giornali (22%). Dati che sottolineano la necessità di maggiori campagne di sensibilizzazioni sul tema, come Io non rischio Terremoto che dal 2011, per due giorni all’anno, arriva in alcune delle maggiori piazze italiane.

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