Era ora: adesso esiste anche il sommelier della cannabis

Una figura professionale di cui cominciava a sentirsi la mancanza. Saprà riconoscere le migliori qualità di erba e fumo, imparando anche ad abbinarle con cibi e vini di qualità

Ci sono i sommelier del vino, ci sono gli assaggiatori dell’olio e gli esperti di acque minerali. Prima o poi doveva succedere che arrivasse anche lui, il degustatore professionista della cannabis. Una nuova figura per una nuova stagione: quella della raccolta – pardon, della legalizzazione.

Era ora: basta affidarsi al palato consumato del pusher, alle raccomandazioni dell’amico. Adesso esiste qualcuno in grado di cogliere e apprezzare tutte le sfumature (è il caso di dirlo), le tonalità, i sapori. Soprattutto, sa consigliare con quale piatto e con quale vino abbinare la, ehm, pietanza.

Doveva andare così: le canne sono i nuovi sigari. Come esistono i Cohiba (per gente di una certa classe) esisterà erba di qualità sopraffina, che solo gli spiriti più educati sapranno apprezzare appieno (la stessa gente di una certa classe). Per il momento ci sono solo alcune scuole negli Usa dove si può fare il corso, come il Trichome Institute.

Uno dei primi diplomati, come racconta Bloomberg, è il signor Philip Wolf: ha imparato l’arte dell”interpening”, cioè un metodo “per identificare e comprendere le diverse varietà di cannabis, cioè studiare i terpeni e la struttura del fiore” – i terpeni, per i comuni mortali, non sono altro che biomolecole prodotte dall’evaporazione e che sono all’origine dell’aroma della pianta”.

Wolf lavora a un ristorante particolare, il Cultivating Spirit a Denver, Colorado, dove insieme a cuochi di alto livello prepara menù speciali. Vino, appunto, carne e canna. Una serata diversa dalle altre, con un prezzo diverso dalle altre: almeno 220 dollari a testa, minimo. Il vizio, quando è buono, costa.

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