Da L’Aquila alla TAV: in Italia non c’è appalto senza imbroglio

La corruzione ci costa ogni anno circa 60 miliardi, oltre che centinaia di processi: negli ultimi anni, praticamente, non c'è grande opera o grande evento che non sia stato al centro di indagini della magistratura

Ci risiamo. Qualcuno ci accuserà di disfattismo e di essere i soliti nichilisti che sperano che in Italia tutto si fermi, però sfidiamo a buttare giù una lista delle grandi opere e dei grandi eventi italiani degli ultimi anni e non trovarci tracce diffuse di indagini, appalti truccati, arresti.

Pisa, Genova, Milano, Torino, Roma, Venezia, L’Aquila, persino la quieta Maddalena: non si salva nessuno.

L’ultimo caso coinvolge tre grandi opere. Nord, centro e sud, per non farsi mancare niente. Un’indagine dei Carabinieri di Roma e della Guardia di Finanza di Genova ha fatto emergere gravi episodi di corruzione nei lavori per il Terzo valico della Genova-Milano, in quelli per il People Mover di Pisa, una mirabolante costruzione che dovrebbe collegare l’Aeroporto Galilei alla Stazione Centrale della città, e in quelli dell’eterna Salerno-Reggio Calabria. Ventuno persone coinvolte, tra cui Giandomenico Monorchio, imprenditore e figlio dell’ex ragioniere generale dello stato Andrea, e Giuseppe Lunardi, figlio dell’ex ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture.

E pensare che avevamo appena finito di leggere la notizia di sette arresti, tra impenditori e dirigenti, relativi alla ricostruzione post-terremoto de L’Aquila. Sì, quel terremoto che faceva ridere Francesco De Vito Piscicelli, l’imprenditore intercettato mentre raccontava delle sue risatine notturne mentre gli affari d’oro della ricostruzione all’italiana, per dirla alla Charlie Hebdo.

Per non dimenticare, a giusto un paio d’ore di macchina, lo scandalo degli appalti nel filone Mafia Capitale. Mazzette, buoni benzina, forniture di vino: così si compravano gli appalti per la gestione dei campi rom di Roma, per non parlare della gestione rifiuti. È uscita qualche mese fa la notizia della telefonata di Salvatore Buzzi, uno dei ras delle cooperative del cosiddetto Mondo di Mezzo, a Paola Muraro, all’epoca consulente di Ama, la società di gestione dei rifiuti, per partecipare ad un bando milionario. Il presidente dell’anticorruzione Raffaele Cantone ha parlato di Mafia Capitale in termini disarmanti: l’87,5% dei lavori e dei servizi sarebbe stato affidato senza gara pubblica e quasi la metà degli appalati attribuita attraverso trattativa privata.

Lo scandalo Mafia Capitale scoppiava nel 2014, lo stesso anno in cui veniva scoperchiato anche l’infiltramento mafioso nell’Expo di Milano. Le indagini sono andate avanti e lo scorso luglio sono state arrestate 11 persone su richiesta dell’antimafia. L’accusa? Associazione a delinquere finalizzata a favorire gli interessi di Cosa Nostra, riciclaggio, frode fiscale. In pratica, c’era un consorzio, il Dominus, che fu incaricato di allestire diversi padiglioni e che era riconducibile a Giuseppe Nastasi e Liborio pace, due imprenditori accusati, tra le altre cose, di aver agito per favorire Cosa Nostra nella famiglia mafiosa sicialiana di Pietraperzia.

Non fa così scalpore l’ultimo dato di Transparency International, l’agenzia che ogni anno pubblica un rapporto sulla corruzione nel mondo: l’Italia è secondo Paese europeo in quanto a inquinamento della vita pubblicata data dalla corruzione, peggio di noi solo la Bulgaria

Poche settimane dopo Expo, un altro scandalo. Ancora corruzione e arresti, questa volta a Venezia, nell’ambito del progetto Mose, l’immensa opera di dighe mobili in fase di realizzazione per proteggere Venezia dall’acqua alta. Trentacinque arresti, tra cui l’ex sindaco Giorgio Orsoni. Il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio ha definito l’inchiesta “peggio di Tangentopoli”, tanto per dare un’idea del giro di mazzette .

Potremmo andare avanti per ore. Ci sono gli otto arresti a Torino per un appalto truccato riguardante la fornitura degli ospedali, costo 12,7 milioni di euro. C’è il G8 della Maddalena, costato almeno 327 milioni di euro e mai realizzato. Quell’appalto lo vinse Valerio Carducci, che ha messo a referto spese quantomeno sospette, come i 3.100 euro per il lenzuolo di lino che avrebbe dovuto avvolgere il sonno di Michelle e Barack Obama, o gli 88.000 euro di impianto tv. La magistratura indaga.

O ancora: diciassette arresti lo scorso aprile per quasi 900.000 euro di mazzette che passavano tra imprenditori, Anas e la politica per truccare gli appalti sui lavori per la superstrada Sassari – Olbia.

Ecco che allora non fa così scalpore l’ultimo dato di Transparency International, l’agenzia che ogni anno pubblica un rapporto sulla corruzione nel mondo: l’Italia è secondo Paese europeo in quanto a inquinamento della vita pubblicata data dalla corruzione. Peggio di noi fa solo la Bulgaria e, secondo alcune stime, il costo delle tangenti si aggira ogni anno intorno ai 60 miliardi.

Sono praticamente due finanziarie, dodici manovre sulla casa, cento bonus mamme e, almeno, altrettanti processi di cui avremmo fatto volentieri a meno.