Equitalia non ci mancherà, questo è poco ma sicuro. È vero che continueremo a pagare le tasse e che il fisco non diventerà certo il nostro miglior amico, ma di quell’odiosa società a cui associamo le peggiori notizie d’apertura dei nostri telegiornali ne faremo volentieri a meno. Abbiamo visto per anni mogli disperate, abbiamo ascoltato di cartelle assurde, di debiti gonfiati, di famiglie esasperate.
Faremo a meno di Equitalia, perchè riscuotere i tributi è lecito, ma farlo senza un filo di buon senso e con la freddezza di un boia insensibile ad ogni contestualizzazione è una forzatura insopportabile che alimenta un certo clima d’angoscia con cui molti imprenditori ormai sono rassegnati a convivere.
L’Istat ha smesso di pubblicare i dati sui suicidi per motivi economici sei anni fa e l’unica fonte a riguardo rimane l‘Osservatorio per suicidi economici di Nicola Ferrigni, che segnala 709 suicidi dal 2012 ad oggi per cause legate alla crisi.
Sempre colpa di Equitalia? Certo che no, anche perché, dal canto suo, spesso Equitalia esegue solo ciò che richiede l’Agenzia delle entrate, ma le anomalie di questi anni sono state troppe. Che dire dell’ex tabaccaia che ha ricevuto 45 cartelle esattoriali assieme, o di Alfiero Lazzarini, immobiliare del trevigiano per cui 13 centesimi di interessi di mora sono diventati 61 euro da pagare per un ritardo di tre giorni su due bollettini.
Siccome già di per sé pagare le tasse non è il passatempo preferito degli italiani, possiamo per lo meno chiedere che chi verrà dopo Equitalia sia a misura d’uomo?
In questi anni abbiamo visto famiglie distruggersi, padri togliersi la vita dopo l’ennesima cartella troppo alta. Abbiamo visto il gesto disperato di Giuseppe Campaniello, l’imprenditore che nel marzo 2012 si diede fuori davanti alla sede dell’Agenzia delle entrate. Sua moglie dovette scegliere: accettare l’eredità del marito accollandosi i debiti oppure runinciare a tutto. Funziona così, certo, ma quando poi le storie diventano padri, madri e figli rimasti soli, allora si fa fatica a dare importanza ai numeri di fronte alla tragedia umana . A Oristano lo scorso febbraio una madre si è vista pignorare l’auto a causa di un arretrato di 10.000 euro. Piccolo particolare: la donna aveva già concordato un piano di rateizzazione dopo la chiusura del suo negozio e quell’unica macchina a disposizione era necessaria per trasportare la figlia gravemente disabile.
Per capire che così le cose non funzionavano proprio è sufficiente pensare che lo scorso febbraio è stato lo stesso Presidente di Equitalia, Ernesto Maria Ruffini, a spiegare alla Commissione Bilancio in Senato che, dei 1.058 miliardi di euro di crediti richiesti dal 2000 ad oggi, solo il 5% sono effettivamente rcuperabili. Di questi, una grossa fetta (217 miliardi) sono semplicemente inesigibili perchè i destinatari non li devono pagare. Quanta burocrazia si sarebbe potuta evitare? Quanti sbattimenti inutili per i cittadini sono frutto di errori evidenti?
Senza contare che quando la cartella arriva bisogna pur sempre farsi carico di dimostrare l’eventuale errore, anche se ci sembra marchiano. Quindi tribunali, carte, spese, perdite di tempo inutili.
In alcuni casi, lo sappiamo, si arriva all’esasperazione, in altri, per fortuna, qualcuno ci ha riso sopra, come quell’imprenditore nel salernitano che lo scorso luglio si è visto recapitare una cartella esattoriale da 1 milione di euro, lui che di reddito ne ha 30.000 annui.
“Se avessi tutti quei soldi non starei certo qui a lavorare”, replicò l’uomo subito dopo aver ricevuto la lettera.
Ecco, magari non cambierà nulla adesso, ma liberarsi di Equitalia fa tirare un grosso sospiro di sollievo, almeno inconsciamente. Siccome già di per sé pagare le tasse non è il passatempo preferito degli italiani, possiamo per lo meno chiedere che chi verrà dopo Equitalia sia a misura d’uomo? Grazie.