Ragazzine, fate largo. Proprio nel momento in cui in Italia le giovani cantanti, su tutte quelle che fuoriescono in massa dai talent, si omologano a una forma non-forma desessualizzata, con un’immagine bidimensionale e una poetica tutta incentrata sui sentimenti, ecco che due donne mature, una di quarantacinque anni, una di cinquantadue, irrompono sulla scena portando un po’ di sana sensualità, anche involontaria (la sensualità involontaria, del resto, è quella più efficace, perché priva di sovrastrutture e intenzioni).
Di chi stiamo parlando?
Di Giorgia e di Paola Turci, che proprio in questi giorni stanno monopolizzando il mondo della canzone con un importante tour nei palasport, la prima, e con l’imminente uscita di un album molto atteso dopo un clamoroso passaggio sanremese.
Partiamo da Giorgia, che proprio poche sere fa, al Forum di Assago, ha fatto tappa col suo Oronero Tour, di fronte a qualche migliaio di persone accorse per festeggiare con lei un atteso ritorno sulle scene.
Giorgia, incassato un importante sold-out, vero, cioè senza teloni neri a coprire parti della struttura, ha messo in scena uno spettacolo impeccabile, forte di una forma vocale al top e di una padronanza del palco che in Italia vanta pochi eguali. La sua voce. Ecco, la voce di Giorgia è indubbiamente una delle più interessanti del nostro panorama musicale. Una voce capace davvero di fare quel che vuole, ed è un fatto, ma al tempo stesso capace di trasmettere emozioni, ancor più in virtù di un repertorio non sempre al suo livello. Essere capaci di divertire, commuovere, insomma, di empatizzare con l’ascoltatore, a prescindere da quel che si canta è un talento raro, rarissimo.
Giorgia ce l’ha.
Ma non basta.
La sua voce. Ecco, la voce di Giorgia è indubbiamente una delle più interessanti del nostro panorama musicale. Una voce capace davvero di fare quel che vuole, ed è un fatto, ma al tempo stesso capace di trasmettere emozioni, ancor più in virtù di un repertorio non sempre al suo livello
Giorgia gioca in un campo che è quello del soul, seppur spostato in ambito pop, correndo rischi piuttosto evidenti, essendo lei italiana, proprio per il discorso fatto in premessa riguardo la desessualizzazione della scena pop italiana.
Bene, Giorgia, alla soglia dei quarantasei anni, ha trovato un evidente equilibrio in sé, equilibrio che la porta a mettere il suo corpo nel suo cantato, finendo per trasformare ogni sua interpretazione in una sorta di amplesso con l’ascoltatore. Qualcosa di alto, di sublime, ma al tempo stesso di carnale, fisico.
Proprio perché fatto da una quarantacinquenne, quasi quarantaseienne.
Il sesso da adulti è diverso dal sesso da giovani, non si scopre l’acqua calda. È diverso per tante ragioni che non sta a noi spiegare, ora. Nei fatti ci sono tempi diversi, c’è l’esperienza, la passione che si è alimentata fin qui e trova ogni giorno nuova linfa vitale, c’è una consapevolezza differente. Ecco, tornando a Giorgia e al suo concerto, è come se la cantante romana avesse provato, riuscendoci, a portare quei tempi, quell’esperienza, quella passione, sul palco, sulle canzoni. Ha esibito le rughe intorno agli occhi, come in effetti fa nei suoi video, quelle intorno alla bocca. Ne ha fatto un punto di forza, esattamente come si fa con nel sesso tra adulti.
Giorgia, nei suoi concerti, in parte anche nei suoi dischi, fa l’amore col pubblico, fa sesso col suo pubblico, tanto per non far pensare che si stia parlando di metafore. La sua voce di transustanzia, facendosi carne.
Non è un caso che si sia mostrata nuda recentemente, nel video di Non mi ami, non quando aveva vent’anni, esattamente come sta facendo Paola Turci, che a suo modo sta percorrendo una strada parallela. Non a caso è diventata molto più fisica oggi di quanto non fosse quando, stando agli standard dello show business, avrebbe dovuto giocarsi questa carta.
Ecco, Giorgia non si gioca nessuna carta, semplicemente è.
Così come è Paola Turci, oggi come non mai.Paola Turci è una donna che ha trovato un equilibrio, che ha anche trovato, in virtù di questo equilibrio, una bellezza interiore capace di fuoriuscire e diventare bellezza esteriore
Curioso, ma forse non poteva essere altrimenti, che a porre il corpo al centro della propria poetica non sia una ragazza, una giovane artista, ma una donna matura, proprio in quell’età in cui, in genere, si tende a ringiovanirsi nella ricerca spasmodica di una giovinezza anonima e omogeneizzante. Una donna che, non a caso, proprio in questo momento, sta vivendo uno stato di grazia che, probabilmente, non ha precedenti nella sua prestigiosa carriera.
Sapete già la storia, Carlo Conti ha preso nello scorso Sanremo il brano Fatti bella per te, a firma Giulia Anania, Luca Chiaravalli, Davide Simonetta e la stessa Paola Turci, il cui tema è proprio, a grandi linee, questo.
Un brano in cui si parla di bellezza a partire dal sé, fuori dagli schemi e dagli stereotipi estetici. Imparare a piacersi, a partire dalle nostre imperfezioni, da quello che parte da dentro di noi e in qualche modo ci cambia i lineamenti. Una donna matura che canta una canzone su una donna matura, finalmente. Come del resto parla di maturità, emotiva, fisica, spirituale, in tutto il nuovo album, non a caso intitolato, Il secondo cuore. Il prossimo singolo, e anche questo dice molto, si intitola La vita che ho deciso, e più manifesto di così difficile immaginare altro. Un album, e anche questo non è un caso, in cui la Turci ha lavorato spesso fianco a fianco con una cantautrice come Giulia Anania, probabilmente tra le più “letterarie” tra i giovani autori di canzoni oggi in Italia. Una penna, la sua, che intinge la propria punta nel corpo, si tratti del corpo di una città come Roma, nel suo proprio corpo o in quello dei personaggi delle sue storie (ascoltare il suo nuovo album, Come l’oro, per credere). Una penna importante, capace di tirare fuori poi perle di poesie come la conclusiva Ma dimme te, brano che non avrebbe affatto sfiguato nel repertorio di quel mostro sacro di Gabriella Ferri.
Paola Turci è una donna che ha trovato un equilibrio, che ha anche trovato, in virtù di questo equilibrio, una bellezza interiore capace di fuoriuscire e diventare bellezza esteriore. Una donna che evidentemente si vuole bene, e diventa quindi capace di mettersi a nudo, anche esteriormente. Vederla sul palco dell’Ariston con quei tailleur, il reggiseno sotto, il viso scoperto, una cazzimma, usiamo un termine ormai sdoganato dal dialetto napoletano, senza pari, è stato un momento di grande spettacolo. Vederla poi anche solo con la giacca, pure di più. Nessuno si è quindi stupita quando, un mese dopo il Festival, Paola è apparsa anche senza giacca sulla copertina di Vanity Fair.
Lei si è fatta bella per sé, perché mai non dovrebbe mostrarcelo?