In Russia esiste una lista bella corposa di “Materiale estremista” (qui la lista aggiornata). C’è dentro di tutto: slogan antisemiti, immagini e frasi razziste di ogni tipo. E fin qui nulla di male, anzi. Il fato è che in questa lista ci è finito anche un meme, un famoso meme, che ritrae Putin truccato.
Secondo il Ministero della Giustizia di Mosca, l’immagine va accostata alle altre migliaia di stampo trazzista che girano per il web russo. La pena per chi diffonde il meme di Putin versione clown-gay è di 15 giorni di carcere, o una multa pecuniara di 3000 rubli (circa 50 dollari Usa). La decisione arriva dopo circa 6 anni dalla diffusione del meme, comparso per la prima volta nel 2011. Ma è due anni più tardi, nel 2013, che il Putin truccato diventa famoso, perché esposto dagli oppositori come uno dei simboli della protesta contro la legge, volute dal Cremlino, che proibiva la distribuzione di materiale propagandistico a sfondo gay, rivolto ai giovani, in tutto il paese.
La legge entratat in vigore nel giugno 2013 parla chiaro: l’omosessualità è descritta come un comportamento che rimanda a “relazioni sessuali non tradizionali” e vieta la discussione sui diritti dei gay in tutti quei luoghi nei quali i minori possono sentirne parlare. Da allora, la diffusione del meme incriminato si è estesa dalle piazze al web: emblematico è il caso di Alexander Tsvetkov , condannato dopo aver pubblicato varie immagini, tra cui quella di Putin gay, sul proprio profilo su VKontakte, una sorta di Facebook russo. Alla fine, Tsvetkov non è stato mandato in prigione, né ha pagato alcuna multa: è stato però inviato presso una struttura specializzata in cure psichiatriche.
Nella sentenza di condanna a Tsvetkov della corte distrettuale di Tver compariva già dunque il meme di Putin, che veniva definito come “estremista”. Una decisione che il Ministero di Giustizia russo ha recepito, definendo le pene a livello nazionale per chiunque ne faccia uso, d’ora in avanti. E dimostrando quanto il potere tema la forza delle immagini.