Più che un monumento è il miglior modo di misurare il turismo a Roma. La Fontana di Trevi, costruita nel 1762, larga 20 metri e alta 26, resa celebre dalla ancor più celebre scena della Dolce Vita di Federico Fellini, in cui Anita Ekberg, dalle acque della fontana, invita l’accompagnatore Marcello (Mastroianni) a raggiungerla.
Ebbene, è una tappa obbligata del soggiorno romano di qualsiasi turista e, soprattutto, è il bersaglio di milioni di lanci di monetine ogni anno. Perché, si sa, la tradizione vuole che se si lancia una monetina si realizzerà il desiderio di tornare a Roma. Con ogni probabilità, scrive Les Echos, è uno dei monumenti più remunerativi del mondo.
Ma che fine fanno quei soldi? Vengono impiegati per organizzare mense popolari e messi a disposizione dei poveri. Rispetto al 2013, poi nel 2016 sono piovuti 100mila euro in più: una manna, dal momento che nel 2014 e nel 2015 il flusso di monetine era crollato a causa di una serie di lavori di restauro (pagati da Fendi) che avevano chiuso l’accesso della fontana al pubblico.
Lo studio del denaro raccolto dal fondo della fontana, poi, permette anche di avere alcuni dati, per nulla esaustivi ma di sicuro indicativi, sui flussi di turisti. Ad esempio si è notato che, nel 2016, sono aumentati i dollari australiani, mentre sono rimasti stabili i dollari Usa, gli yen e gli yuan. Poi, certo, c’è anche altro: gettoni del casinò, gioielli, oggetti sacri e occhiali da sole (quelli però, con ogni probabilità, sono caduti, insieme alle protesi dentarie).