Mentre il mondo dell’editoria libraria sta crollando sotto il suo stesso elefantiaco peso, schiacciato sotto la propria flatulenta incompetenza ed egolalia, diviso in correnti e correntine, gruppi di potere e squallide cricche di facinorosi del nulla, c’è una specie di secondo mondo, da sempre trattato dal primo alla stregua di un terzo, se non quarto mondo popolato da impestati, sfigati e poveracci, che invece sta letteralmente prendendo il volo: è il mondo del fumetto, sia quello da fumetteria e libreria — mai come questi anni vivo e frizzante — sia quello indipendente e guerrigliero da scantinati, centri sociali, bische clandestine e retro bottega
È in questa piccola parte di questo terzo o quarto mondo che l’anno scorso è nato AFA, acronimo per Autoproduzioni Fichissime Anderground, che nel giro di 12 mesi è già diventato un punto di riferimento per quell’esercito disperso ma brulicante di artisti — autori, disegnatori, illustratori, tipografi, serigrafi, maniscalchi, ubriaconi e senza tetto — che ha scelto l’indipendenza, l’autarchia e, in fondo, la vera libertà.
Tra pochi giorni, dal 5 al 7 maggio, negli spazi del centro sociale Leoncavallo di Milano, questo mondo colorato, rumoroso e frizzantissimo, torna in scena e replica l’esperienza dell’anno scorso con una seconda edizione che, oltre al consueto centinaio di artisti (da Davide Toffolo a Rastabbello, da Vincenzo Sparagna a Hurricane Ivan, da Vincino a Vito Manolo Roma), oltre alle più importanti riviste del settore, da Frigidaire a L’antitempo, fino da Il Malmostoso a L’ombroso, e i collettivi più attivi e interessanti degli ultimi anni, ospiterà due eventi unici.
Il primo è il ritorno in Italia di Max Capa, uno dei più grandi fumettisti underground italiani degli anni Settanta. Fumettista, pittore, agitatore artistico, creatore di riviste e di mondi paralleli, il fondatore e direttore negli anni ’70 delle leggendarie riviste PUZZ e Apocalisse, si ripresenta negli spazi del Leoncavallo accompagnato da Matteo Guarnaccia, Marcello Baraghini, Enzo Jannuzzi per una mostra personale intitolata “Max Capa dal vero”.
Il secondo evento è qualcosa di unico a livello mondiale. Tra i banchetti, i concerti e gli workshop organizzati dai promotori, infatti, c’è anche spazio per la prima mostra di sempre su uno dei fenomeni più curiosi, incredibili, ma paradossalmente sconosciuti, della storia del fumetto indipendente mondiale. Per la prima volta nella storia, infatti, il collettivo AFA, aiutato da molti grandi vecchi dell’underground, è riuscito a portare in Italia reperti da museo provenienti nientemeno che dalla Corea del Nord, dove per decenni il fumettista Aju Meosjin ha dato vita a una casa editrice più unica che rara, la Yellow Kim.
Ed è proprio attorno alla vita incredibile e al suo ruolo catalizzatore di talenti satirici di Aju — che qua in Italia gli intenditori hanno da anni rinominato per la sua genialità e per il suo spirito imprenditoriale, il Bonelli coreano — che il variegato circo degli artisti di AFA si raccoglierà e chiamerà a sé il proprio pubblico, un pubblico sempre più numeroso che nell’editoria a fumetti, soprattutto indipendente, trova quello che l’editoria libraria ha ormai sepolto sotto tre piedi di terra: la passione, il divertimento, il talento, ma soprattutto il coraggio e la forza di continuare a stare in piedi in un mondo sempre più complicato e difficile.