Cirino Pomicino: “Torneranno centrodestra e centrosinistra, ma nessuno ha uno straccio di idea”

Per l'ex ministro Dc, la rottura sulla legge elettorale ha dimostrato la fragilità della seconda repubblica. «Renzi? Non basta fare il sindaco per guidare un Governo. Il Parlamento? Due terzi sono neo-eletti, non stupiamoci della sciatteria legislativa»

«Probabilmente si ritornerà a centro-destra e centro-sinistra. Si ritornerà a quello che abbiamo visto negli anni scorsi. Sempre però che le condizioni socio-economiche lo permettano. Perché il problema è che nessuno ha più un’idea». Parlando con Paolo Ciricino Pomicino, 78 anni, ministro Dc al Bilancio alla fine della prima repubblica, ci si convince che lo scoglio contro cui sta sbattendo l’agonizzante seconda repubblica è l’improvvisazione. E la mancanza di “un partito guida”. È così, secondo Pomicino, che non si è arrivati ad approvare la scorsa settimana una legge elettorale. Ed è così che una mattina ci si può improvvisamente ritrovare a inseguire (di nuovo) il maggioritario, quando la sera prima si era discusso del proporzionale. Chi dà le carte oggi fra i quattro leader del patto sfumato? «Purtroppo nessuno».

Pomicino, a che punto è la parabola della seconda repubblica?
In questi 25 anni, al di là degli amori e degli odii, i fatti dicono che l’Italia è decaduta. Da tutti i punti di vista. In termini economico-finanziari soprattutto, con il debito pubblico triplicato, la crescita ferma dal 1995, le diseguaglianze aumentate e la povertà raddoppiata.

E la politica che ha fatto per arrivare qui?
La politica ha messo in soffitta tutte le culture politiche. I partiti, che ormai si chiamano così indebitamente, oggi sono comitati elettorali iper-personalizzati. Quindi la politica è degenerata in un personalismo da padri padroni. Ha fatto rinascere il trasformismo, perché senza una cultura politica ogni cosa vale l’altra. E ha fatto emergere l’inadeguatezza dei gruppi parlamentari, che ha fatto sì che il territorio sia stato abbandonato: in periferia ogni sindaco o consigliere comunale è diventato un partito a sé, anche perché sono stati aboliti di fatto gli organi collegiali. In questo quadro tutte le eccellenze del Paese sono state vendute alla finanza internazionale.

Sembrava però che i principali partiti avessero trovato un punto di equilibrio per ripartire. La legge elettorale. Poi subito le elezioni anticipate. Il patto si è però schiantato alla prima curva.
Il risultato di questi 25 anni è solo una grande confusione. Cinque giorni fa eravamo sulla linea di arrivo ad approvare un sistema elettorale proporzionale. Adesso invece si sta tornando verso il maggioritario. Tutto questo genera incertezza, nei cittadini ma anche nei settori economici. La verità, vede, è una.

Quale?
In Italia non c’è un partito guida, un partito che dia tranquillità e stabilità.

La seconda Repubblica? In questi 25 anni, al di là degli amori e degli odii, i fatti dicono che l’Italia è decaduta. Da tutti i punti di vista. In termini economico-finanziari soprattutto, con il debito pubblico triplicato, la crescita ferma dal 1995, le diseguaglianze aumentate e la povertà raddoppiata.

Chi ha sbagliato di più, fra Renzi, Grillo, Berlusconi e Salvini?
C’era un patto a quattro, sì. Ma era un patto sofferto. Perché nel fare politica bisogna avere i nervi saldi e le spalle forti.

E i quattro non li hanno?
Se c’è un editoriale o una campagna di stampa sfavorevole, non bisogna farsi condizionare. Ma questi partiti sono fragili, nonostante le esibizioni muscolari.

Dove è andato a schiantarsi quel patto?
Si sono accorti che quell’accordo era distruttivo per il loro elettorato.

In che senso, scusi?
Nel senso che non funziona, se un movimento protestatario come quello di Grillo fa un accordo con Renzi e con Berlusconi. Viceversa non funzionava per un Pd che è stato antiberlusconiano per vent’anni e si è ritrovato a fare l’accordo con Berlusconi. Sono tutte cose strumentali e fragili. E le cose strumentali fanno sì che per ogni accordo ci sia qualcuno che dice di no.

Quindi non c’è una visione di lungo periodo?
Certo che non c’è. E se non c’è una visione di lungo periodo non c’è neanche una capacità nel breve. Aggiungiamo un aspetto da non sottovalutare.

Quale?
Che il Parlamento è formato per il 64% di neo-eletti, da qui la sciatteria legislativa e il continuo ricorso alle pressioni. La forza invece impone tranquillità.

Chi sta dando le carte oggi?
Purtroppo nessuno. Adesso stanno cercando di ritrovare una quadra fra il proporzionale e il maggioritario, e non è solo una questione di legge. Perché il proporzionale permette a Renzi di fare alleanze o con Pisapia o con Berlusconi. E a Berlusconi lascia la stessa libertà, non a caso l’ha appoggiato su spinta del Ppe della Merkel. Perché, checchè ne diciate voi, ovunque le alleanze si fanno in Parlamento, non prima. Altrimenti bisogna scegliere un sistema presidenziale.

È un talento sciupato. E siccome non ne abbiamo tantissimi in Italia di talenti, piange il cuore. Questa frenesia di andare subito al voto… Possibile che nove mesi di astinenza siano già troppi per un segretario di partito? Le cose vanno maturate. Del resto non si può passare da essere sindaco di Firenze a capo del governo senza nemmeno aver fatto un anno in Parlamento. Una volta queste cose non succedevano

E Renzi come lo vede?
È un talento sciupato. E siccome non ne abbiamo tantissimi in Italia di talenti, piange il cuore. Questa frenesia di andare subito al voto… Possibile che nove mesi di astinenza siano già troppi per un segretario di partito? Le cose vanno maturate. Del resto non si può passare da essere sindaco di Firenze a capo del governo senza nemmeno aver fatto un anno in Parlamento. Una volta queste cose non succedevano.

Ma erano tempi diversi.
Ma avevamo anche noi un ministro del Tesoro di 38 anni: Goria. E anche Macron è diventato presidente della Francia dopo aver fatto almeno il ministro.

E Berlusconi è tornato davvero centrale?
Sì, lo è tornato per le contingenze della storia. Del resto anche il giovanilismo di Salvini lo aiuta. Ma l’unica certezza è la confusione. In Parlamento manca il coraggio, manca la visione. Dobbiamo sperare in due o tre personalità del centrodestra e del centrosinistra che mettano da parte i loro interessi personali per occuparsi di un Paese saccheggiato.

Nessuno, insomma, è riuscito a ricostruire dalle macerie della prima repubblica?
Purtroppo è così. Non voglio fare il nostalgico ma allora c’erano le cose che mancano adesso: la cultura, la collegialità. Non lo sfarinamento del sistema dei partiti iniziato nel 1993. Non lo dico con soddisfazione. È un dramma, perché ognuno di noi ha figli e nipoti. L’unica cosa da fare è riappropriarsi delle culture politiche.

E come andrà a finire?
Probabilmente si ritornerà a centro-destra e centro-sinistra. Si ritornerà a quello che abbiamo visto negli anni scorsi. Sempre però che le condizioni socio-economiche lo permettano. Perché il problema è che nessuno ha più un’idea.

@ilbrontolo

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