La sottile differenza tra “Sorry” ed “Excuse me” che non vi hanno mai spiegato

Entrambe servono per chiedere scusa e sono spesso interscambiabili. Eppure i native speaker sanno benissimo quando è più giusto e appropriato usare una forma anziché l’altra. Ed è un segno di educazione, oltre che di cultura

Non si può imparare una lingua senza imparare, almeno in parte, il carattere di un popolo. Vale per tutte le lingue, soprattutto per l’inglese. I britannici sono un popolo noto per essere educato – o meglio, molto formale. E cosa può esserci di più importante, in questo contesto, della capacità di chiedere scusa?

Come si spiega qui, con un bell’accento, sono due le formule essenziali: Sorry ed Excuse me. La prima viene utilizzata in tutti i contesti possibili (ma proprio tutti) per chiedere scusa – o meglio, per riconoscere di aver commesso un torto a un’altra persona, anche leggerissimo, e di non considerarlo intenzionale – si chiede scusa sul bus se si pesta il piede di qualcuno, se ci si trova a invadere lo spazio personale di una persona, se per qualsiasi ragione si ritiene di aver mancato di rispetto alla persona.

Attenzione, però: Sorry è la forma abbreviata dell’espressione I am sorry, cioè “sono dispiaciuto”. Tradurla come “scusi/a” è corretto, perché lo si utilizza per chiedere scusa. Ma nella sua forma originaria, cioè To be sorry for something, riprende il suo significato, cioè diventa un più semplice “mi dispiace”.

L’altra espressione è Excuse me. In genere è interscambiabile con Sorry, ma esistono alcune sfumature che permettono di distinguerne gli usi. Secondo i native speakers, si utilizza Excuse me quando il danno arrecato all’altra persona è giudicato di entità minima, tale cioè da non poter arrecare offesa. Questo aspetto ha portato a una lettura più semplificata, quella per cui Excuse me si usi per chiedere permesso, e cioè quando si teme di mancare di rispetto a una persona. E Sorry sarebbe usato, di conseguenza, per domandare perdono, cioè quando è stato chiaro che si è mancato di rispetto a una persona.

È una questione di lana caprina, ma saper distinguere gli impieghi rivela molto di chi parla. Sia il suo grado di conoscenza della lingua, sia il grado di educazione. E per gli inglesi è sempre più importante il secondo.

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