Passava un ufficiale tedesco, e intanto lei cuciva. Ne passava un altro, e la ragazza continuava a cucire. In un Paese occupato dai nazisti come la Francia, l’ostilità della popolazione nei confronti degli invasori era fortissima. E la ragazza che cuciva non era esente dal suo dovere patriottico, anzi: sembava che sferruzzasse, in realtà intarsiavanel tessuto informazioni in codice, che poi avrebbe trasmesso agli alleati, in procinto di sbarcare in Normandia.
La relazione tra cucito e spionaggio, anche se spesso relegata all’immaginario di film di quart’ordine, è esistita davvero. In Belgio era diffusissima. In Francia, sempre durante i due conflitti mondiali, era all’ordine del giorno. Cucire era un’attività mite e tranquilla, e forniva alle spie un’ottima copertura. E poi permetteva, riempiendo i tessuti di messaggi in codice, di diffondere informazioni senza essere scoperti. Un punto, poi un rovescio, poi un altro punto. E nella sciarpa innocente destinata al nipote al fronte, in realtà, erano contenute informazioni preziose.
Come si racconta qui, durante le due guerre vedere donne fuori casa intente a cucire era uno spettacolo normale. Lavoravano per aiutare i soldati, i parenti, i lavoratori. Alcune di loro, in più, collaboravano con le reti di spionaggio. Phyllis Latour Doyle, per esempio, era un’agente segreto di sua maestà durante la Seconda Guerra Mondiale. Nel suo lavoro di coordinamento con le truppe inglesi arrivate in Normandia, creava sciarpe di seta con messaggi in codice. “Ne avevo a disposizione circa 2000, tutti segnati su una sciarpa. Quando finivo di utilizzarne uno, lo segnavo infilzando vicino un ago”.
Non era un mistero: la stessa cosa la facevano anche le donne tedesche. In Germania, diceva forse esagerando un articolo di Pearson, venivano cuciti interi maglioni per inviare messaggi. In Inghilterra fu proibito spedire all’estero schemi di cucito (potevano contenere istruzioni per spie straniere). Le nonnine belghe furono arruolate per tenere traccia del passaggio di alcuni treni specifici appostandosi a cucire vicino ai binari. Mentre la spia americana Elizabeth Bently usò la sua borsa da cucito per consegnare agli usa i piani delle bombe B-29 russe.
La guerra si combatteva sul fronte, ma era anche un affare di informazioni. Chi sapeva di più (e meglio) sul nemico si trovava in indubbio vantaggio. La mobilitazione, per questo, fu totale: anche attività innocue come il cucito, alla fine, divennero fondamentali. Vecchiette e donne, gomitoli e aghi. Borsette e schemi di ricamo. Fu in tempi come quelli che il destino di persone e Paesi era appeso, alla lettera, a un filo.