Gli Stati Uniti hanno dichiarato guerra alla loro storia. Con l’obiettivo di cancellare i simboli di un passato poco onorevole, nelle ultime settimane sono state rimosse alcune statue dedicate agli eroi confederati. Adesso tocca a noi. Almeno due italiani sono diventati bersaglio della nuova rivoluzione americana. Mentre Chicago pensa di eliminare il monumento a Italo Balbo, gerarca fascista e protagonista negli anni Trenta di una storica trasvolata atlantica, rischia di seguire la stessa sorte anche Cristoforo Colombo. Navigatore genovese, scopritore del continente americano e inconsapevole testimonial dell’odio razziale. Considerato responsabile delle prime violenze sui nativi americani, adesso qualcuno vorrebbe abbattere i monumenti che gli sono stati dedicati a Baltimora, Detroit, Houston e persino New York.
Da noi la furia iconoclasta che spira in America non è ancora arrivata, per fortuna. Non di recente almeno. Anche perché se d’un tratto si decidessero di eliminare dalle strade italiane tutti i riferimenti storici meno condivisi, probabilmente non resterebbe molto. Basta sfogliare uno stradario per farsi un’idea. E chissà come reagirebbe un americano che si trovasse a passeggiare per via Stalin. Non è un’ipotesi remota: alcuni comuni italiani hanno voluto dedicare una strada proprio al sanguinario leader sovietico. Ce n’è una, ad esempio, a Raffadali, nell’Agrigentino. Si trova vicino alle poste, dalle parti di via Antonio Gramsci e via Palmiro Togliatti. Il rivoluzionario bolscevico Lenin, invece, è ricordato con una strada a Roma. Nell’omonima piazza di Cavriago, vicino Reggio Emilia, il padre della rivoluzione d’Ottobre ha addirittura un busto, realizzato nel 1922 dagli operai della città di Lugansk e donato dai compagni sovietici negli anni Settanta.
Da via Stalin a viale Unione Sovietica. Se d’un tratto si decidessero di eliminare dalle strade italiane tutti i riferimenti storici più controversi, probabilmente non resterebbe molto. Basta sfogliare uno stradario per farsi un’idea
Di vie Leningrado e Stalingrado sono pieni gli stradari d’Italia. E se negli ottomila comuni si contano ben 5.472 dediche a Giuseppe Garibaldi, non mancano una via Maresciallo Tito a Montecavolo, in Emilia, né un paio di strade dedicate a Mao Tse Tung, il grande timoniere cinese. A Modena e Bari si è deciso di intitolare una via a Ernesto Che Guevara. Chi dovesse recarsi a Modena e Pero potrebbe invece imbattersi in via Ho Chi Minh, il rivoluzionario e leader vietnamita. Riferimenti storici superati dal tempo, a volte. Come considerare altrimenti le numerose vie Unione Sovietica? A Firenze la strada ospita una delle sedi della Cgil. Genzano, la cittadina dei castelli romani conosciuta in passato come “la piccola Mosca”, ha riservato all’Urss addirittura un viale. In passato sono stati rimossi gran parte dei riferimenti toponomastici al regime fascista. Difficili da trovare, qua e là restano ancora alcune strade sfuggite alla ridenominazione. C’è una via Littorio a Roccasecca, vicino Frosinone. E un’altra a Cuglieri, in Sardegna. Non deve invece destare stupore via Mussolini, vicino Padova. Strada che fa probabilmente riferimento all’omonima frazione.
In Italia non si buttano giù le statue, eppure non mancano le polemiche. A Roma è in corso da più di dieci anni una lunga battaglia intorno al ricordo di Giorgio Almirante. Prima il sindaco Gianni Alemanno, poi la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, hanno più volte proposto di intitolare una via al leader missino. Ipotesi sempre naufragata tra le critiche (al contrario di quanto avvenuto in altre città italiane). A dirla tutta, Alemanno ne aveva fatto persino una questione di pacificazione politica. Insieme a via Almirante, l’ex primo cittadino aveva proposto di nominare una strada alla memoria dell’ex segretario del Pci Enrico Berlinguer. Progetto poi realizzato dal suo successore in Campidoglio, Ignazio Marino.
Di vie Leningrado e Stalingrado sono pieni gli stradari d’Italia. E se negli ottomila comuni si contano ben 5.472 dediche a Giuseppe Garibaldi, non manca una via Maresciallo Tito a Montecavolo, in Emilia, né un paio di strade dedicate a Mao Tse Tung, il grande timoniere cinese. A Modena e Bari si è deciso di intitolare una via a Ernesto Che Guevara. Chi dovesse recarsi a Modena e Pero potrebbe invece imbattersi in via Ho Chi Minh, il rivoluzionario e leader vietnamita
A Roma la storia si scrive anche sugli stradari. E non sempre il passato è unanimemente condiviso. Quando era sindaco, Francesco Rutelli propose di dedicare una strada Giuseppe Bottai. Già ministro dell’Educazione, governatore di Roma, ma anche gerarca fascista. Le critiche di molti costrinsero il Campidoglio ad abbandonare il progetto. A volte, invece, una cartina geografica può aiutare a ritrovare la memoria condivisa. Nella Capitale, gli ultimi sindaci hanno cercato di archiviare la terribile pagina degli anni di Piombo dedicando alcune strade ai giovani uccisi dalla violenza politica, dell’una e dell’altra parte. Da Paolo Di Nella a Francesco Cecchin, fino a Walter Rossi e Valerio Verbano. Altre volte la toponomastica finisce per riaprire polemiche mai sopite. Basta vedere i progetti di tanti comuni – non sempre riusciti – di dedicare una strada al leader socialista Bettino Craxi. Tentativi che da anni si portano dietro critiche e scontri ideologici.
Intanto, mentre in America si pensa di abbattere i monumenti dedicati a Cristoforo Colombo, sulle nostre strade continuiamo a celebrare il mito americano. Da Roma a Napoli, sono diverse le vie dedicate all’attrice Marilyn Monroe. Rimini e Parma ospitano via Elvis Presley, e ancora più numerose sono le strade in memoria di Louis Armstrong. Chissà, magari la toponomastica può diventare un utile strumento di pressione politica. Per salvare la memoria del navigatore genovese, il governo potrebbe minacciare gli Stati Uniti di cancellare tutte le vie intitolate a John Fitzgerald Kennedy. Non tutti lo sanno, ma il trentacinquesimo presidente americano è la personalità straniera più presente nelle strade d’Italia.