Investire a 10 anni dalla crisi dei subprime? «Diversificate le strategie. E puntate sugli esseri umani, non sugli algoritmi»

Parlano Davide Guzzi e Alessio Marchi (Intesa San Paolo): «Stiamo entrando in una fase di grande incertezza. Investire in titoli a basso rischio? Non è la soluzione. E l’intelligenza artificiale non si può sostituire al gestore in carne e ossa»

Toru YAMANAKA / AFP

Bassi rendimenti, titoli di Stato ai minimi storici, andamenti estremamente differenziati tra le diverse classi di titoli: benvenuti nei mercati finanziari di questa calda estate 2017, a dieci anni esatti dall’esplosione della bolla dei mutui subprime americani. Una congiuntura in cui le parole d’ordine sono diversificazione, flessibilità, strategia multipla. E in cui il valore aggiunto della gestione umana – con buona pace degli esegeti della robotica e dell’intelligenza artificiale – gioca un ruolo fondamentale per evitare bagni di sangue. Così, perlomeno, la pensano Davide Guzzi e Alessio Marchi, due dei più affermati gestori di Eurizon Fund Flexible Multistrategy, fondo di Intesa San Paolo lanciato proprio in questi giorni per rispondere a queste specifiche esigenze: «È il momento di passare da una diversificazione degli asset a una diversificazione delle strategie», è la loro parola d’ordine.

Partiamo dall’inizio, però: quali sono le caratteristiche che connoteranno i mercati finanziari nei prossimi mesi? Cosa dobbiamo aspettarci?
Ci aspettiamo un contesto di mercato caratterizzato principalmente da bassi rendimenti attesi sulle principali asset class globali: in particolare, i rendimenti delle obbligazioni governative e societarie rimangono ai minimi storici, sia in Europa che in America e in alcuni Paesi in via di sviluppo; inoltre, alcuni mercati azionari sono ai massimi storici e incorporano attese di utili aziendali estremamente elevate. In particolare sui mercati azionari, elevata dispersione tra le performance di aree geografiche, settori e singoli titoli; cosa che si sta già osservando a livello globale in questi mesi: per esempio i titoli legati all’Information Technology da inizio anno a fine luglio hanno registrato guadagni prossimi al 20%, mentre quelli del settore energetico hanno evidenziato perdite vicine al 10% . Inoltre ci attendiamo elevata instabilità nelle correlazioni tra le varie asset class, che è tipicamente associata a esplosioni, anche temporanee, di volatilità.

In cosa Eurizon Fund Flexible Multistrategy si differenzia da analoghi prodotti d’investimento? Cosa lo caratterizza?
In un contesto come quello descritto risulta molto difficile ottenere una diversificazione efficace attraverso l’asset allocation tradizionale e appare evidente la necessità di ampliare l’universo delle possibili fonti di generazione di performance.
Il concetto che sta alla base del comparto EF Flexible Multistrategy è appunto l’evoluzione dalla classica diversificazione multi-asset ad un approccio multi-strategia in cui le asset class vengono sostituite da “idee di investimento” sia direzionali che di relative-value generate dall’analisi macroeconomica, dalle valutazioni delle attività finanziarie, dal positioning e dal sentiment degli investitori, dall’analisi dei flussi, ecc. Le idee vengono combinate attribuendo a ciascuna di esse un budget di rischio che dipende dal grado di convinzione sulla stessa e dall’interazione che essa ha con il resto del portafoglio.
Questo processo di investimento garantisce inoltre al sottoscrittore la massima trasparenza ex-ante nell’allocazione dei rischi del comparto ed ex-post nella contribuzione di performance di ciascuna idea.

I titoli di stato a 10 anni emessi dal governo tedesco, considerati attualmente tra gli investimenti più sicuri, offrono un rendimento lordo a scadenza di circa 0.5% annuo che è assolutamente troppo basso per un orizzonte temporale così lungo

Ok, ma perché di fronte ad alta volatilità e rendimenti bassi è necessario diversificare il portafoglio? Non sarebbe meglio puntare semplicemente su prodotti a basso rischio?
Proprio in un contesto come quello descritto risulta ancor più necessaria un’attenta diversificazione di portafoglio, effettuata principalmente a livello di idee di investimento, che rappresentano le fonti di generazione di performance -, più che sulle singole asset class: questo permette anche un maggior controllo del rischio del portafoglio.
La scelta di puntare su prodotti a basso rischio potrebbe risultare non efficace in quanto in questa fase storica di bassi rendimenti attesi sono proprio le asset class cosiddette “prive di rischio” a non fornire un’adeguata remunerazione del capitale investito: per esempio, i titoli di stato a 10 anni emessi dal governo tedesco, considerati attualmente tra gli investimenti più sicuri, offrono un rendimento lordo a scadenza di circa 0.5% annuo che è assolutamente troppo basso per un orizzonte temporale così lungo e insufficiente per proteggere il potere d’acquisto dell’investimento, a meno di ipotizzare in Europa un contesto di inflazione nulla o negativa per i prossimi dieci anni.

In cosa consiste una gestione dinamica?
Gestione dinamica per il comparto EF Flexible Multistrategy significa “flessibilità” su vari livelli: nell’individuazione delle idee di investimento e nella loro implementazione (strategie direzionali o di relative-value, scelta delle asset class e degli strumenti finanziari più appropriati, ecc.); nell’allocazione del rischio a ciascuna idea di investimento; nella definizione del livello complessivo di rischio del comparto in base alle condizioni contingenti dei mercati (volatilità, rendimenti attesi, ecc.).

La gran parte dei modelli quantitativi non è in grado di recepire tempestivamente brusche variazioni nelle dinamiche dei mercati finanziari, soprattutto quanto queste sono causate da fenomeni che non possono essere inseriti in modelli quantitativi, come per esempio eventi di natura politica

In un contesto di estrema volatilità e in relazione a un fondo dinamico non sarebbe meglio affidare le scelte d’investimento all’intelligenza artificiale? Perché è necessario un gestore in carne e ossa?
È proprio in contesti di estrema volatilità dove si richiede una gestione dinamica del portafoglio che un approccio agli investimenti esclusivamente guidato da modellistiche quantitative (AI, robot advisor) può risultare inefficace. Per loro natura, la gran parte dei modelli quantitativi non è in grado di recepire tempestivamente brusche variazioni nelle dinamiche dei mercati finanziari, soprattutto quanto queste sono causate da fenomeni che non possono essere inseriti in modelli quantitativi, come per esempio eventi di natura politica: nel 2016 i sorprendenti risultati del referendum inglese sulla Brexit e delle elezioni presidenziali americane hanno imposto ai gestori globali un tipo di operatività sulla base di una lettura ed interpretazione degli eventi che modelli matematici, anche i più complessi e sofisticati, non sono in grado di effettuare. Detto questo, per EF Flexible Multistrategy la modellistica quantitativa risulta comunque uno degli strumenti a supporto delle decisioni di investimento e della costruzione di portafoglio, soprattutto nella fase di analisi del rischio e di stress testing, ma in ultima istanza le decisioni finali rimangono in mano al “gestore in carne e ossa”.

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