Caro direttore del museo della Villa Reale di Monza – dottor Addis,
Lei forse penserà che il problema della disparità di genere non riguardi né lei, né il museo che dirige. Mi spiace, ma la devo disilludere: la riguarda, riguarda il suo museo e se n’è accorta una bambina di 5 anni, ancor prima della scalinata di Villa Reale. Ma andiamo per ordine.
Ho visitato ieri l’altro con mia figlia il percorso didattico ”La storia dell’arte raccontata ai bambini”. La mostra è molto ben fatta, le proposte di gioco e interazione sono ben costruite, e si passa un’oretta piacevole alla scoperta dei sette artisti che avete scelto per questo percorso formativo-culturale.
Solo che…
Prima di entrare abbiamo fatto una sosta di fronte alla locandina del percorso didattico che stavamo per visitare. Nei 7 tondini, i 7 protagonisti che avete scelto. Un uomo preistorico, poi Leonardo Da Vinci, Caravaggio, Monet, Van Gogh, Kandinsky e Warhol. Mia figlia, dopo qualche istante di riflessione, ha alzato gli occhi verso di noi e ha esclamato: «Ma… sono tutti uomini!».
Eh già. Come un pugno è arrivata la consapevolezza che, in effetti, mancava del tutto una donna – una donna come lei, una donna come me. E così una bambina di 5 anni ha ravvisato in una frazione di secondo un buco di rappresentazione: ha percepito che c’erano su questo cartellone artisti di un solo genere, si è resa conto che mancava qualcosa – mancava un racconto inclusivo; e con disarmante precisione ha valutato sorprendente questa cosa.
Prima di entrare a visitare la mostra abbiamo fatto una sosta di fronte alla locandina del percorso didattico che stavamo per visitare. Nei 7 tondini, i 7 protagonisti che avete scelto. Un uomo preistorico, poi Leonardo Da Vinci, Caravaggio, Monet, Van Gogh, Kandinsky e Warhol. Mia figlia, dopo qualche istante di riflessione, ha alzato gli occhi verso di noi e ha esclamato: «Ma… sono tutti uomini!»
In effetti, lo è.
I sette artisti sono stati apparentemente scelti senza particolari criteri, a parte la notorietà. Totale sarebbe stata dunque la vostra libertà nello scegliere anche artiste donne. E non è che non esistano: Artemisia Gentileschi. Tamara De Lempicka. Frida Kahlo. Esistono. Sono brave. Possono essere modelli per le bambine e le ragazze. Sono la rappresentazione concreta, faticosa e indispensabile, che le donne possono essere artiste tanto quanto gli uomini. Che le donne possono essere tutto, tanto quanto gli uomini. Ma bisogna mostrar loro che è così.Ed è urgente che almeno le donne si facciano carico di questa evoluzione, quando ne hanno la possibilità. Perché se a questo punto chi legge dovesse pensare che la mostra sia stata progettata dal solito maschio vecchio stampo, inevitabilmente misogino, si dovrebbe ricredere: “La storia dell’arte raccontata ai bambini” è un progetto didattico ideato e curato da due donne –Martina Fuga e Lidia Labianca di Artkids.
Donne, allora: se non cominciamo a riconoscere noi per prime il valore della diversità, l’importanza di una rappresentazione bilanciata rispetto al genere di tutti i mestieri e di tutte le cose della vita, se non facciamo noi attenzione a questi aspetti, come possiamo aspettarci che cambi qualcosa? Quanto dovremo aspettare per avere almeno un paio di donne – su sette! – in un percorso dedicato sia a bambini sia a bambine che si pone l’obiettivo di avvicinarli all’arte?
Oppure ci va bene che le bambine, uscendo da un percorso didattico come questo, pensino certo di poter disegnare, ma mai abbastanza bene da poter diventare a loro volta artiste?