Alcune riflessioni telegrafiche sulla “renziana” mozione di sfiducia verso Ignazio Visco approvata ieri dal Parlamento. L’argomento meriterebbe ben altra attenzione che il tempo non permette.
Spiace dirlo ma, durante questi 6 anni, l’attuale dirigenza della Banca d’Italia ha operato malamente. Me ne sono già dispiaciuto in occasione di specifici episodi, ora è il momento di trarre le somme. Executive summary: è assurdo pretendere che Banca d’Italia non sia co-responsabile dei disastri bancari di questi anni e del perdurante “EEG piatto” del sistema creditizio italiano. Essa è, per definizione, almeno corresponsabile di ciò che accade al sistema bancario che regola e supervisiona. La chiamata a correo del potere politico che, da quanto traspare, Visco si appresta a compiere di fronte al Parlamento finirà solo per sottolinearlo. Per le seguenti, ed abbastanza ovvie, ragioni. Anche se, in buona parte, le cause strutturali della crisi bancaria italiana erano già presenti nel tardo 2011 rimane vero che se in un tempo così lungo non si cambia radicalmente di rotta allora l’eredità ricevuta diventa responsabilità propria. Da quanto risulta il cambio di rotta non c’è stato, come la seguente lista di episodi concreti prova.
Non vi è giustificazione alcuna per i continui silenzi sulle non-soluzioni “politiche” al disastro MPS e sulla perdurante bassa capitalizzazione di buona parte del sistema, come non ve ne sono per l’assenso, o financo l’appoggio, dato a progetti assurdi come il Fondo Atlante. Non è digeribile che l’Italia sia giunta totalmente impreparata all’applicazione della BRRD, con i drammi, le pantomime ed i sotterfugi a cui abbiamo assistito. Finalmente, non è possibile che le ripetute “sviste” della Vigilanza (in particolare sulle banche venete) non implichino il fallimento delle metodologie operative e dei sistemi di controllo interni a Via Nazionale: the buck has to stop somewhere!
Le due tradizionali giustificazioni dell’alto funzionariato pubblico – “abbiamo taciuto per non creare il panico” e “siamo stati boicottati/impediti ad agire dal potere politico” – in questo caso sono solo un boomerang. La banca centrale deve esercitare la propria indipendenza proprio nel quotidiano perseguimento del proprio mandato, esercitando, con la dovuta competenza tecnica, gli atti necessari a realizzarlo. Il mandato strategico pertiene al potere politico – nazionale ed europeo, data l’appartenenza al sistema BCE – ma la sua attuazione operativa è dovere e competenza della Banca stessa. Nella situazione in cui viviamo questo richiedeva saper agire da argine all’attività predatoria esercitata, sul sistema creditizio, da gruppi d’interesse politico ed economico. Nella misura in cui tale ruolo non è stato adeguatamente esercitato – preferisco non fare supposizioni sul perché questo sia accaduto – la Banca d’Italia ha fallito tecnicamente ed ha svilito la propria indipendenza. The buck has to stop somewhere!
La Banca d’Italia è, per definizione, co-responsabile di qualunque cosa accada al sistema creditizio che regola e supervisiona. La chiamata a correo del potere politico che, da quanto traspare, Visco si appresta a compiere di fronte al Parlamento finirà solo per sottolinearlo
Che la messa in mora della dirigenza di via Nazionale avvenga a seguito di una pugnalata alle spalle, inferta dal partito politico a cui Banca d’Italia è parsa maggiormente affine, e che questo accada perché il capo di questo partito intende così proteggersi dagli attacchi elettorali del movimento populista suo concorrente, è solo segno dei tristi tempi in cui viviamo. Questo fatto dice molto sia sulla qualità morale, intellettuale e politica del capo di quel partito che su quelle dei suoi componenti che, servili, gli forniscono il coltello votandone la mozione. Il famoso “meno peggio” sembra consistere in una banda di avventurieri della politica capitanata da una persona che, per rimanere nella provincialità intellettuale che lo definisce, è parte Pinocchio e parte Ghino di Tacco. Ma l’avventurismo degli uni non elide le responsabilità operative degli altri.
Occorre aggiungere che chi grida allo scandalo per la violata indipendenza della Banca d’Italia sta solo facendo del rumore ipocrita. Il Parlamento ha ovviamente diritto, anzi ha il dovere, di valutare le azioni della banca centrale e di criticarle se le ritiene contrarie agli interessi del paese. Essendo l’Italia una democrazia parlamentare non v’è dubbio che il Parlamento possa chiedere a Governo e Presidenza della Repubblica di cambiarne il gruppo dirigente qualora non lo valuti adeguato al raggiungimento dei fini che la banca centrale deve perseguire nell’interesse del paese.
Veniamo ora al ruolo del Parlamento. Esso dovrebbe fare tutto questo in modo pubblico e trasparente, spiegando le ragioni economiche e, se del caso, politiche della richiesta di sostituzione ed indicando chiare linee guida per l’azione futura della Banca. Inoltre, il nuovo Governatore dovrebbe essere scelto perché provatamente in possesso delle doti morali e professionali necessarie alla realizzazione delle nuove linee guida e all’attuazione della necessaria discontinuità operativa.
Date le circostanze e le motivazioni della sfiducia espressa dal Parlamento verso l’attuale governatorato, sarebbe una presa in giro sostituire Ignazio Visco con una delle persone che, assieme a lui, hanno governato la Banca d’Italia dal 2011 ad oggi. Trasformare una questione istituzionale e sistemica in una faccenda personale – con tanto di vittima sacrificale da offrire all’elettorato furioso – sarebbe ulteriore segno di avventurismo politico e di pervicace subordinazione degli interessi del paese alla propria ambizione di potere.
Se, come io credo opportuno, si deve arrivare ad un cambio della guardia esso deve riguardare non solo l’intero gruppo dirigente della Banca ma anche e soprattutto le linee guida e le modalità con cui quest’ultima regola e supervisiona il sistema bancario italiano. Altrimenti saremmo di fronte all’ennessima e dannosa farsa della cattiva politica. Farsa a cui, purtroppo, temo dovremo assistere nei giorni a venire.