L’editoria italiana? La continuano a salvare i ragazzini (gli unici che leggono)

Bistrattati dalla politica, dal giornalismo e dall'intera società che tende a dipingerli sempre e solo come la catena che non tiene, i ragazzi sono da anni il mercato più solido dell'editoria italiana, un settore che negli ultimi 15 anni ha aumentato l'export del 500 per cento

I ragazzi italiani sono dei bamboccioni. I ragazzi italiani passano tutto il loro tempo sugli smartphone o sui videogiochi. I ragazzi italiani non leggono, non si informano, non si interessano a niente. Insomma, i ragazzi italiani sembrano proprio una battaglia persa e chissà dove andremo a finire? Eh, signora mia?”.

Eppure pare proprio che l’etichetta “giovane” in Italia goda di uno statuto tutto suo e tutto speciale. Uno statuto paradossale e contraddittorio, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, a partire dall’inclusività e dalla vastità dell’etichetta, che viene abitualmente usata in contesti lavorativi per appellare persone fino a ben oltre i quarant’anni e, quasi sempre, viene usata con una accezione negativa, per lasciarli ai margini, come a dire, “suvvia, siete giovani, fate fare a noi che abbiamo esperienza”.

Ignoranti, menefreghisti e analfabeti di ritorno, dicevamo, eppure, quanto meno nel piccolo campo da gioco dell’editoria, sono proprio loro, il pubblico dei ragazzi, degli adolescenti, dei “giovani” quelli che tengono la barra dritta dell’intero baraccone, e lo fanno da diversi anni. L’editoria salvata dai ragazzini, giusto per ricordare

L’ultimo rapporto dell’Aie, che riguarda il 2016 e la prima metà del 2017, per l’ennesima volta è lì a ricordarcelo: «Nel primo semestre 2017», scrive l’Associazione Italiana Editori, «si confermano le tendenze centrali del mercato: la crescita e il recupero lento dei valori pre-crisi, dovute ai più diversi fattori. I canali trade fanno segnare nella prima parte del 2017 un +1,1% a valore (e un -1,1% a copie). Segni positivi a valore sono registrati dalla narrativa (+1,4%) e dal settore bambini e ragazzi (+10,7%, esclusa la narrativa YA)».

“+ 10,7, esclusa la narrativa YA (Young Adults, ndr)”. Chi frequenta e osserva da tempo i mari mossi dell’editoria italiana sa bene che già un segno positivo è una grandissima notizia negli ultimi anni, figuriamoci un segno positivo a due cifre. Il settore dei libri per ragazzi sono anni che funziona e che ha un mercato, sia in Italia, che all’estero, dove i nostri libri per bambini e ragazzi si vendono alla grande.

Se guardiamo ai titoli “esportati”, le dimensioni dell’evoluzione sono impressionanti: siamo passati da una bilancia import export che nel 2001 esegnava 486 titoli venduti e 1250 titoli comprati, a una, nel 2016, che segna 2948 titoli comprati e 1897 titoli venduti.

Se guardiamo ai titoli “esportati”, le dimensioni dell’evoluzione sono impressionanti. Siamo passati da una bilancia import export che nel 2001 era decisamente sbilanciata verso l’importazione — 486 titoli venduti, 1250 titoli comprati — a una, nel 2016, ribaltata totalmente: 2948 titoli comprati, 1897 titoli venduti. Dimensioni che aumentano quindi anche come somma, che se nel 2001 arrivava a superare di poco i 1500 titoli, ora li triplica abbondantemente con quasi 5000 mila titoli in ballo.

E ancora, oltre ai dati forti — quelli numerici e statistici dell’intero settore — ci sono ottime notizie anche dai segnali “deboli”. Uno su tutti? Il libro dell’anno scelto da Fahrenheit, o meglio dai suoi ascoltatori, che è stato annunciato durante l’ultima edizione di Più libri più liberi a Roma è stato proprio un libro per ragazzi, Il giardino dei musi eterni, di Bruno Tognolini, edito da Salani.

Salani, un nome che a un sacco di trenta-quarantenni di oggi ricorda istantaneamente un posto lontano e accogliente, la prima palestra di lettura. Sì, perché proprio la casa editrice della squadra Gems ha accompagnato un’intera generazione di ragazzi, tra gli anni Ottanta e i Novanta, con capolavori della letteratura per ragazzi italiana e straniera, da Bianca Pitzorno a Roald Dahl fino alla serie dei romanzi di Harry Potter, probabilmente il più grande successo commerciale per quanto riguarda la letteratura per ragazzi, capace di prendere per mani negli anni Novanta i primi nativi digitali e farli perdere dentro 7 romanzi, per l’esatto ammontare di 3678 pagine.

A distanza di vent’anni dall’inizio di Harry Potter, l’universo delle case editrici per ragazzi è però — e per fortuna — molto più vasto di un solo marchio. Nel 2015 erano 183, per esempio e anche se spesso all’ombra dei riflettori, chi nella letteratura pura, chi nella letteratura illustrata, stanno facendo del gran bene all’editoria italiana, sia come numeri che come buone pratiche di una editoria che sia a dimensione dei suoi lettori, che non si perda dietro al marketing e che investa in formati e creatività.