A caccia dei capolavori italiani rubati e finiti all’estero

Il busto dell’imperatore Tiberio, trafugato durante la guerra, era nell’abitazione di un collezionista di New York. Il misterioso Carro di Eretum è stato venduto in Danimarca. In esposizione a Montecitorio opere d’arte e splendidi reperti archeologici recuperati dai carabinieri e riportati in patria

La grande scultura marmorea dell’imperatore Tiberio è rimasta sepolta per quasi duemila anni. Probabilmente era stata sistemata nel criptoportico del teatro romano di Sessa Aurunca per volontà di Matidia minore, cognata dell’imperatore Adriano, che nel II secolo dopo Cristo finanziò i lavori di ampliamento del sito. Una struttura incredibile – il secondo teatro romano più grande di tutta la Campania – dimenticato per secoli. La struttura fu riportata alla luce negli anni Venti, quando iniziarono i primi scavi archeologici. Lavori interrotti con lo scoppio della guerra e l’arrivo del fronte nella zona del casertano. Nel 1944 il saccheggio ad opera degli eserciti alleati. In quella occasione, tra gli altri reperti archeologici, sparirono dal museo civico di Sessa Aurunca la scultura di Tiberio e una statua di marmo raffigurante il generale Druso minore. Le due opere sono tornate a casa solo l’anno scorso. Al termine di un’indagine lunga quasi quindici anni i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale hanno scovato i due splendidi reperti in America. Il ritratto scultoreo dell’imperatore era finito nell’abitazione di un collezionista newyorchese, la testa marmorea del generale, invece, faceva bella mostra nelle collezioni del Cleveland Museum of Art.

Al termine di un’indagine lunga quasi quindici anni i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale hanno scovato i due splendidi reperti in America. Il ritratto scultoreo dell’imperatore Tiberio era finito nell’abitazione di un collezionista newyorchese, la testa marmorea del generale Druso minore, invece, faceva bella mostra nelle collezioni del Cleveland Museum of Art

Oggi entrambe le opere si trovano nella sala della Lupa di Montecitorio. Testimoni inconsapevoli del mercato illegale che da sempre minaccia i nostri capolavori. Un’esposizione promossa con il sostegno della Camera dei deputati per ricordare l’attività del Comando carabinieri che da ormai cinquant’anni protegge le opere d’arte e archeologiche d’Italia. Non a caso è stata scelta proprio la sala dove è conservata la copia originale della nostra Costituzione, che all’articolo nove impegna la Repubblica a tutelare il patrimonio storico e artistico della Nazione. I dipinti e le statue inseriti nella mostra hanno tutti una storia che merita di essere raccontata. Come la Triade Capitolina, splendido gruppo scultoreo del II secolo dopo Cristo raffigurante Giove, Minerva e Giunone. I numi tutelari di Roma antica. Una banda di tombaroli la riportò alla luce nei primi anni Novanta, durante uno scavo clandestino dalle parti di Guidonia Montecelio. Un trafugamento improvvisato, forse. Senza alcun rispetto per la fragilità del prezioso reperto. I carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale avviarono le indagini proprio dai frammenti di marmo lunense lasciati sul terreno. Stretto il cerchio attorno al ricettatore svizzero che aveva acquistato l’opera, nel 1994 i militari sono riusciti a intervenire prima della vendita a un collezionista americano. Il pezzo forte dell’esposizione è un carro in bronzo sbalzato tumulato sette secoli prima di Cristo in una necropoli sabina. Il carro di Eretum. Riccamente ornato con immagini di sfingi e leoni alati, negli anni Settanta era finito anche questo nel mercato clandestino estero. È il triste destino cui vanno incontro gran parte delle opere trafugate, illecitamente trasportate oltreconfine dove il prezzo di vendita aumenta esponenzialmente. Dalla Svizzera alla Francia, il carro di Eretum era finito in Danimarca. Rivenduto con una falsa documentazione al museo Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen. Al termine di una lunga indagine dei carabinieri, il reperto è stato restituito all’Italia nel luglio 2016.

È emblematica la vicenda dei dodici corali in pergamena, risalenti al VIV e XV secolo, sottratti nel 1986 al convento di Santa Maria in Aracoeli di Roma. Fogli miniati di inestimabile valore, ritrovati l’anno successivo. Il rigattiere che li vendeva aveva strappato dai corali le singole pagine. Una volta ritagliate le miniature dai manoscritti, ne aveva realizzato piccoli quadri e paralumi

Era finita presso un antiquario belga la splendida scultura in marmo bianco di San Giovanni Battista, trafugata nel 1977 dalla chiesa di San Giovanni a Carbonara di Napoli. L’opera di Girolamo Santacroce, scovata qualche anno fa durante le attività di controllo del comando carabinieri, è tornata a casa nel dicembre del 2016. Dopo un accurato restauro è stata portata alla Camera dei deputati per la mostra. Ma al termine dell’esposizione tornerà nella chiesa napoletana dove è stata conservata per quasi cinque secoli. Non sempre alle opere d’arte trafugate viene assicurata la stessa attenzione. È emblematica la vicenda dei dodici corali in pergamena, risalenti al VIV e XV secolo, sottratti nel 1986 al convento di Santa Maria in Aracoeli di Roma. Fogli miniati di inestimabile valore, ritrovati l’anno successivo nel mercato d’antiquariato di Bollate, a Milano. Il rigattiere che li vendeva aveva strappato dai corali le singole pagine. Una volta ritagliate le miniature dai manoscritti, ne aveva realizzato piccoli quadri e paralumi. Solo in seguito al sequestro, i carabinieri hanno trovato altri numerosi altri beni artistici che, negli anni, erano stati rubati da conventi e biblioteche.

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