CI stanno rompendo Internet, e non stiamo facendo niente per difenderlo

Quella che era nata come potenzialmente la più grande rivoluzione libertaria della storia dell'Umanità sta diventando rapidamente il suo opposto: una giungla dove vince la legge del più ricco e del più potente, come nella società in cui ci siamo ritrovati a vivere

Ogni grande rivoluzione si porta dietro, quasi come necessario spurgo, una controrivoluzione, una reazione e una restaurazione che, a volte, riescono perfino a superare in grettezza, oscurantismo e ingiustizia il periodo prerivoluzionario. È successo con la Rivoluzione Francese, è successo con le rivoluzioni ottocentesche, è successo con la lotta di classe, ribaltata totalmente nel corso del Novecento, con il Sessantotto e, come forse era prevedibile, sta succedendo con Internet.

Ogni rivoluzione, per durare e soppiantare lo status quo che la precede, deve essere sostenuta e difesa. È per questo che la reazione ha sempre la meglio. Perché aspetta e agisce quando la spinta rivoluzionaria si affievolisce, quando sono rimasti in pochi a difenderla, a combattere, a sacrificare il proprio tempo e ogni tanto persino la propria vita per vigilare che il vecchio non ritorni in forma di rigurgito.

Dopo la decisione presa nel dicembre scorso da parte della FCC, la Federal Communications Commission statunitense, di deliberare contro la cosiddetta Net Neutrality, uno dei principi cardine della libertà in rete, Internet rischia di prendere una strada che non c’entra nulla con quello che aveva in mente chi lo teorizzò, negli anni Sessanta.

Quello che la Net Neutrality garantisce, infatti, è qualcosa che si potrebbe esprimere come l’uguaglianza di ogni soggetto di fronte alla Rete. Vien da sé che, abolendo e abdicando l’uguaglianza e la libertà degli utenti di fronte alle leggi del mercato e del potere economico degli attori che lo compongono, quella che era nata come la più grande e potenzialmente rivoluzionaria invenzione nel campo della comunicazione dell’intera storia dell’Umanità, quella cosa che poteva relegare Gutemberg a genio minore, potrebbe diventare il suo esatto contrario.

Mentre tramonta infatti l’internet libero, paritario, quello che poteva allargare i diritti e garantire a chiunque di essere informato e interconnesso, sognato e propugnato da gente come Aaron Swartz — giusto ieri ricorreva l’anniversario della sua morte — sta diventando rapidamente una rete a due velocità, il cui discrimine è il potere e la ricchezza, un oceano in cui stare in superficie ed essere visibili e veloci costerà caro.

Eppure, non è solo Internet che sta cambiando in questa direzione, ma l’intera società occidentale, quella che nacque sui principi dell’egualitarismo, dell’illuminismo, della solidarietà e dei diritti umani, ma che ormai ne è soltanto la pallida riproduzione. La nostra società, che fu dello spettacolo e dei consumi e che poteva, grazie proprio alla rete, ritrovare nella globalità il concetto di comunità, è naufragata proprio sul più bello, sull’arma che l’avrebbe dovuta liberare dalle catene dell’ingiustizia e del settarismo classista ereditate dalle epoca precedenti.

La nuova rete totalmente svuotata dei suoi valori e trasformata in giungla capitalistica è l’internet in cui un miliardario come Peter Thiel, cofondatore di PayPal con Elon Musk, uno dei principali finanziatori di Facebook e vicino a Donald Trump, può provare a comprarsi un sito come Gawker, che lui stesso ha contribuito a far fallire più di un anno, con una probabile motivazione che, come scrive il Time, fa venire i brividi: «Thiel has not said why he wants Gawker, though the potential acquisition would let him take down stories regarding his personal life that are still available on the website, and remove the scope for further litigation between him and Gawker». Ovvero, Thiel non ha rivelato il perché voglia comprarsi Gawker, ma chi conosce il pregresso se lo può immaginare: perché non gli basta aver ucciso il suo nemico, ora vuole il suo cadavere e vuole farlo sparire, insieme a tutto quello che lo riguarda.

Insomma, dove una volta era tutto potenzialmente prati verdi e libertà, ora c’è solo cemento, soldi e potere. Tanti saluti “più grande rivoluzione libertaria della storia del mondo”, e scusaci se non siamo stati in grado di combattere per difenderti

X