Il vero leader dell’Europa non è a Bruxelles e si chiama BCE

La crisi ha spinto la Banca Centrale Europea a cambiare “linguaggio”. Uno studio da parte dell'Università di Groeningen e dell'Università di Pavia ha analizzato 560 discorsi ufficiali della Presidenza della BCE dal ‘98 ad oggi

In tempi di crisi economica e valoriale, le comunità politiche e, più in generale, gli individui vanno in cerca di leader carismatici capaci di ridurre l’incertezza. Lo stesso è avvenuto anche in Europa, dopo il 2007. Eppure, sarebbe difficile indicare chi sia stato, nel corso dell’ultimo decennio, la guida dell’Unione europea.

La Commissione? Molti analisti politici storcerebbero la bocca: le risorse in mano alla CE sono limitate e il conflitto interistituzionale a Bruxelles troppo grande. Certo, ci sono stati interventi precisi e mirati in determinati settori di policy. Ma qui siamo in cerca di leadership e carisma. Vien da pensare alla Germania. Eppure, Berlino ha operato in maniera intermittente e, sicuramente, senza una salda visione in grado di convogliare un consenso, per l’appunto, inter-governativo. Quindi?

Uno studio condotto dai ricercatori del progetto REScEU dell’Università di Milano dimostra come sia stata la Banca centrale europea (BCE), al netto degli interventi tecnici di politica monetaria, a caricarsi sulle spalle il ruolo di motore “politico” dell’Ue. Insomma, se esiste un leader, bisogna cercarlo a Francoforte, non a Bruxelles.

La ricerca di Pier Domenico Tortola (Università di Groeningen) e Pamela Pansardi (Università di Pavia) parte dalla definizione weberiana di carisma e analizza un corpus di 560 discorsi ufficiali della Presidenza della BCE dal ‘98 al 2016. È tramite questi “discorsi presidenziali” e, quindi, tramite il linguaggio, che la BCE si è trasformata in “leader carismatico” all’interno dell’Ue nel corso degli ultimi 10 anni.

Quali sono gli elementi che lo dimostrano? Da un punto di vista linguistico, la leadership di sostanzia nell’utilizzo di espressioni tipiche, come, per esempio, il riferimento a eventi passati posti in continuità con il presente; ma anche la sottolineatura di identità collettive e l’apprezzamento delle azioni dei “seguaci” (del leader di turno). Oppure ancora: l’utilizzo di giustificazioni morali e l’identificazione tra leader e seguaci. Infine, il riferimento a obiettivi futuri (piuttosto che di breve periodo) e alla “speranza” e alla “fiducia”.

I risultati dell’analisi dimostrano come la BCE sia diventata un leader e carismatico con l’avvento della crisi economica. Mario Draghi ha giocato un ruolo chiave in questo senso? I controlli statistici indicano che la trasformazione carismatica dell’istituto sia avvenuta in maniera indipendente rispetto all’avvicendamento alla presidenza.

In soldoni: tra i discorsi di Trichet e Draghi non c’è differenza sostanziale, ma tra quelli di questi ultimi e i presidenti precedenti sì. È la crisi ad aver spinto la BCE a cambiare comportamento.

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