Ogni giorno, la stessa scena. Apro le pupille. Fisso la finestra. La luce tesse inganni intorno agli alberi. Mi domando. E oggi come faccio a scansare le banalità? E oggi come faccio a sgretolare il qualunquismo portuale, da stadio, della stampa patria? Per questo, cerco. Come uno sciacallo della sera. Cerco gente che mi aiuti a capire. Ad esempio. Putin. Nome che piomba marmoreo sul tavolo. Per certi è un idolo. Per altri è un assassino. Ora. Per me Russia sono gli occhi del Principe Bolkonskij, la foga di vita di ‘Mitja’ Karamazov, le nevi perenni di Pasternak. Amo la Russia della mia mente. Ma vorrei capire cos’è davvero la Russia di oggi, al di là dei manifesti turistici e delle cronache dei giornalisti che tessono speculazioni geopolitiche nel trono di una redazione milanese. Così, ho scovato Luigi De Biase. Ora lavora al TG5, quando lavorava per il Foglio usava adornarsi di questa dida epigrafica, “Giornalista, si occupa di cose russe e cose turche. Da quando scrive per il Foglio ha dormito in alcuni degli alberghi peggiori d’oriente”. Quando l’ho incontrato, anni fa, in una città malatestiana di questo vecchio mondo, mi ha consigliato un libro, cercava una lavanderia, abbiamo parlato di Cattelan, l’artista, e siamo stati a pranzo con un Assessore con manie da artista. De Biase frequenta la Russia da una vita, c’è stato anche questo fine settimana. Come tutti gli esperti del continente russo, è pudico, nasconde sotto il cuscino la propria biografia, si fa gli affari suoi. Il suo profilo twitter è una miniera di buone informazioni per fare del buon giornalismo. Soprattutto, produce la newsletter Volga, che è una delle fonti di pregio per capire cosa accade oltre il Danubio, verso le infinite pianure di Russia, così gravi di Storia e grevi di futuro. L’ho fermato in una bettola nell’aldilà moscovita. Ecco l’intervista.
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