Vinitaly, talk show e dirette Facebook: che pena la politica del comizio permanente

La difficile soluzione per il nuovo governo non passa da un confronto in Parlamento o dalle assemblee di partito. I leader preferiscono “dichiarare” al Vinitaly, nei comizi e da Vespa. E non si incontrano mai. Non è un caso che l'unica cornice formale resti il Quirinale

Più che terza repubblica, la si potrebbe chiamare per quello che finora è: una repubblica mediatica. Dal 4 marzo, quasi un mese e mezzo, l’Italia è appesa alla difficile formazione del governo. Ci sono dei vincitori politici, Movimento 5 Stelle e centrodestra a guida Lega (ex Nord). Ma né uno né l’altro hanno una maggioranza autonoma di deputati e di senatori per imporre la propria strategia. Serve un compromesso, lo dicono i numeri, il senso pratico e le regole. Ma un accordo non ha ancora visto la luce nella sfida dei veti incrociati: Luigi Di Maio non vuole allearsi a Silvio Berlusconi, Matteo Salvini non vuole invece rompere (per il momento) con il Cav, e il Pd di Maurizio Martina non vuole prendere iniziative che non gli spettano più.

Fin qui, nulla di nuovo: ciascun leader guarda al proprio elettorato, fatica a smettere l’abito della campagna elettorale permanente. Quel che più emerge da questo stallo istituzionale è però la mancanza di una cornice formale – se non quella “terza” del Quirinale – in cui sbrogliare la matassa. Nella stagione del ritorno al proporzionale, il Parlamento non è ancora tornato a essere la sede della mediazione politica, nonostante quello che si poteva immaginare. Non lo sono nemmeno le direzioni o le assemblee di partito, dove confrontare la linea, discutere le proposte, immaginare un orizzonte per il Paese. Di fatto, sono strumenti che non esistono più, se non come appuntamenti confermativi della volontà del Capo. L’unica assemblea di partito che era stata convocata, quella del Pd, è stata rinviata.

A Verona si sono fatti vedere tutti, hanno scritto la loro pagina di storia quotidiana dettando dichiarazioni alle agenzie, parlando alle telecamere, facendosi fotografare con un bicchiere di vino in mano. Stesso copione per le elezioni Regionali di Molise e Friuli Venezia Giulia.Tra una tappa e l’altra, può esserci una diretta Facebook. E ovviamente ci sono i soliti salotti televisivi che restano il cuore della comunicazione politica nostrana

I leader sono impegnati altrove, ogni giorno, tutta la settimana. Al Vinitaly di Verona si sono fatti vedere tutti, hanno scritto la loro pagina di storia quotidiana dettando dichiarazioni alle agenzie, parlando alle telecamere, facendosi fotografare con un bicchiere di vino in mano. Una gara di ultimatum incrociati. Ma non si sono mai incontrati fra di loro, Di Maio, Salvini e Martina. Anzi, a pensarci bene non esiste una foto dei tre insieme: i leader di M5S e Lega la stanno evitando sin dal meeting di Cernobbio, a settembre.

Finito il Vinitaly, ci sono poi le elezioni Regionali di Molise e Friuli Venezia Giulia (si terranno il 22 e il 29 di questo mese), dove è tornato a far campagna da predellino persino Berlusconi. Anche in questo caso, si tratta di un copione già scritto di dichiarazioni, photo opportunity, strette di mano, comizi, visite lampo alla cosiddetta società civile. Tra una tappa e l’altra, può esserci una diretta Facebook. E ovviamente ci sono i soliti salotti televisivi che restano il cuore della comunicazione politica nostrana, in barba alla retorica dell’internet manipolatore. Sulla poltrona bianca di Bruno Vespa, a Porta a Porta, in queste settimane stanno sfilando tutti i nuovi vincitori. Come se il tempo non passasse mai.

Dietro questa indigestione di parole e di immagini, certo, c’è chi sta lavorando e trattando in maniera riservata. Ma se non si arriva a un dunque è anche perché tutto, ma proprio tutto, è ormai studiato in chiave mediatica e si fatica a distinguere il reale dal virtuale, la tattica dalla strategia. Non è un caso che di questo mese e mezzo resti nella memoria solo la sequenza virale di Berlusconi che fa di conto con la mano al fianco di Salvini, un meme fortunatissimo. E non è un caso, questa volta seriamente, che alla fine la matassa la dovrà sgrovigliare l’unica figura che ha mantenuto una cornice formale a questa politica virtuale: il presidente della Repubblica. L’unico per il quale i vari leader di partito sono costretti a interrompere la loro campagna elettorale permanente.

Twitter: @ilbrontolo

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