Walt Whitman inedito: ecco l’editoriale dove difende Dickens

Il grande poeta americano iniziò la sua carriera come giornalista. Nel 1842 uscì un articolo su “Democratic Review”, dove si accusava Charles Dickens di essere troppo violento. Whitman però prese le sue difese, dicendo che un grande poeta deve saper sondare il male e descrivere l'orrore

Nel 1848, a trent’anni, Walt Whitman, l’Omero degli Stati Uniti d’America, indossa il manto di Ulisse, lascia il mondo sedentario e comincia a viaggiare. A commissionare il viaggio, il Crecent di New Orleans. Da lì, da quel viaggio furibondo tra Baltimora, Cumberland e Louisiana, si consolida l’idea di Foglie d’erba, raccolta lirica epocale – adorata perfino dal ‘nostro’ Dino Campana – rivoluzionaria, stampata in proprio da Whitman – che conosceva l’arte tipografica – nel 1855, che coagula viaggio esteriore ed estetico, impeto e impero del verbo, vita e lirica.

Per tutta la vita, come si sa, Whitman continuerà e rielaborare, correggere, aumentare le sue ‘foglie’, con l’idea che gli Usa in se stessi – libertà, vastità, individualismo, democrazia – siano un poema, Iliade e Odissea (così l’oceanica intro del 1855, secondo la versione di Alessandro Ceni: «Gli americani di tutte le nazioni d’ogni tempo sulla terra posseggono probabilmente la natura poetica più piena. Gli Stati Uniti stessi sono essenzialmente il poema più grande»). Rewind. Whitman comincia come giornalista. Lo sguardo curioso, attento ai minimi dettagli della vita, la passione ‘politica’, l’estro retorico lo impara in redazione. Spia il ‘mestieraccio’ nel Long-Island Star, tenta di fondare un proprio giornale, il Long Islander, ma è un insuccesso.

Whitman comincia come giornalista. Lo sguardo curioso, attento ai minimi dettagli della vita, la passione ‘politica’, l’estro retorico lo impara in redazione

Dopo una fausta parentesi come insegnante, nel 1842, a New York, il futuro poeta si prova come collaboratore per il The New York Aurora, giornale di modeste dimensioni, di tendenza democratica, nato l’anno prima; dal 1846 al 1848 passa a fare l’editorialista per il Brooklyn Eagle. Ora. Il The Walt Whitman Archive ha allineato gli articoli che il poeta statunitense più celebre e imitato di sempre ha scritto. A noi sorprende una circostanza casuale – ma, si sa, il caso ha un vizio shakespeariano nel dedurre le proprie trame.

“L’approdo di Whitman all’Aurora coincide con la visita di Charles Dickens a New York, nel 1842. Il 15 febbraio del 1842, poco più di un mese prima che Whitman diventasse redattore del giornale, la rivista recensisce il ‘Grande Ballo di Dickens’ al Park Theater e descrive lo scrittore come ‘il leone del giorno, Boz l’immortale’”. Nell’editoriale che pubblichiamo, finora inedito in Italia, Dickens and Democracy, Walt Whitman prende le difese di Dickens contro un suo detrattore, John O’Sullivan, autore di un articolo banalotto edito dalla Democratic Review. Il testo, che mette a confronto il più noto poeta made in Usa (ma ancora in potenza) con il più celebre scrittore inglese, è importante per un aspetto.

Whitman dice che compito di un grande scrittore – quale è Dickens, ai suoi occhi – è sondare il male, snidarlo, descriverlo. Senza timore di essere troppo violenti e scurrili. Il poeta non può ignorare la natura delle cose, deve guardare l’orrenda e gloriosa varietà del mondo (“La prova di un poeta è che il suo paese l’assorbe tanto affettuosamente quanto egli ha assorbito il paese”), non può sollevare lo sguardo dall’orrore. Al contrario, deve impaniarsi in esso, e dirlo fino all’ultimo respiro.

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