Secondo le realizzate da Allianz, il valore dei premi assicurativi a livello globale (esclusi quelli relativi alle assicurazioni sanitarie) vale 3,6 trilioni di euro. Un tesoro che fa gola ai grandi player del settore tecnologico: Amazon, Facebook, Google. Soprattutto in un momento in cui, con i dati, si fa qualsiasi cosa. Figuriamoci calcolare il coefficiente di rischio legato alla stipulazione di una polizza. Un trend che, dopo aver fatto breccia con alterne fortune nel settore sanitario, punta ad allargarsi a quelli più tradizionali: l’auto, la casa, la vita. Il motivo? Semplice: quello delle assicurazioni è un mercato che ancora sconta un certo digital divide rispetto alle aspettative degli utenti.
Il World Insurance Report 2018 stilato da Capgemini in collaborazione con Efma in questo senso parla chiaro: «L’utilizzo dei dati e la capacità di offrire una vera esperienza digitale sono due fattori critici per le compagnie assicurative. Due attività in cui, peraltro, le grandi aziende tecnologiche come Amazon e Google eccellono – ha commentato Anirban Bose, global head of financial services di Capgemini – . La minaccia portata da questi debuttanti è più reale di quanto l’industria assicurativa voglia ammettere. Gli assicuratori dovrebbero concentrarsi su se stessi e cominciare a valutare i rischi competitivi all’interno del proprio settore se vogliono evolversi e sopravvivere».
A testimoniarlo sono i dati. In particolare quelli relative alle prossime generazioni di clienti: meno del 26% dei clienti Millennial afferma di avere un rapporto soddisfacente con la propria compagnia assicurativa. Servono passi avanti su diversi fronti. A partire dalla comunicazione: quasi la metà dei clienti consulta il sito online di una compagnia prima di sottoscrivere una polizza, mentre il 40% dei Millennial considera la mobile app uno dei canali più importanti per entrare in contatto con l’offerta assicurativa. L’obiettivo a cui tendere è una customer experience senza soluzione di continuità. Un orizzonte molto più vicino alle proposte del mondo retail commerciale che al classico rapporto fra agente e cliente. Eppure, proprio da questo tipo di consuetudine, le compagnie potrebbero trarre spunti interessanti: il 46% dei clienti “tech-savvy” e il 38% dei Millennial preferiscono un approccio end-to-end proattivo che riesca a proporre soluzioni estremamente personalizzate. E il tempo per farlo inizia a scarseggiare. Secondo il report Capgemini, la percentuale di chi sarebbe disposto a comprare una polizza da un Big Tech è cresciuta del 17% negli ultimi due anni arrivando a quota 29,5 per cento.
Il valore dei premi assicurativi a livello globale vale 3,6 trilioni di euro. Un tesoro che fa gola ai grandi player del settore tecnologico: Amazon, Facebook, Google. Soprattutto in un momento in cui, con i dati, si fa qualsiasi cosa. Figuriamoci calcolare il coefficiente di rischio legato alla stipulazione di una polizza
Secondo un servizio realizzato dalla Cnbc, Amazon starebbe pensando di fare il primo passo nel settore delle assicurazioni per la casa. Il “cavallo di Troia” potrebbe essere Alexa, l’assistente vocale domestico molto diffuso negli Usa (circa mezzo milione di dispositivi attivi e 21,8 milioni di utenti connessi). Un device che raccoglie una serie infinita di dati stando appoggiato sulla mensola grazie all’integrazione con smartphone, elettrodomestici e persino campanelli (grazie alla recente acquisizione di Ring). Sempre la compagnia di Jeff Bezos da poco ha investito 12 milioni di dollari nella start-up indiana Acko, specializzata nella fornitura di servizi assicurativi online, garantendosi così una testa di ponte in quello che si annuncia essere il mercato più lucroso per le iniziative digitali (come testimonia la battaglia con Walmart per l’acquisizione dell’e-commerce Flipkart).
Dal canto suo, Facebook, a causa dello scandalo Cambridge Analytica, sembra aver rallentato la sua corsa alle assicurazioni. Eppure, altre aziende come l’innovativa Cove, start-up neozelandese delle assicurazioni online, puntano a utilizzare Messanger come piattaforma con cui proporre assicurazioni per l’auto ai vari utenti del social network ideato da Mark Zuckerberg. Il tutto attraverso un chatbot che, a partire dall’inizio del prossimo anno, permetterà agli utenti di scegliere fra una serie di proposte garantendo massima rapidità e praticità nel compilare i vari form: posizione, indirizzo mail, numero di telefono, domicilio, ecc. saranno tutte informazioni che l’intelligenza artificiale recupererà in autonomia.
E tutti gli altri operatori? Secondo il report Capgemini, il punto di partenza è l’analisi e la comprensione delle mutate abitudini di consumo dei clienti. Da qui, si dipanano una serie di iniziative: circa 2/3 delle compagnie assicurative stanno testando l’utilizzo di smart watch e wearable device per raccogliere dati e costruire un’offerta su misura, 1/3 punta sull’implementazione delle reti telematiche, il 55% investe sul riconoscimento della voce e sulla tecnologia blockchain. L’obiettivo, in generale, è quello di creare un ecosistema digitale in cui il cliente possa diventare il protagonista delle proprie scelte in tempo reale. Con buona pace dei cari e vecchi agenti porta a porta, a cui potrete sempre offrire un caffè.