Come si formano le eccellenze? «Stravolgendo le aspettative degli studenti»

È questa la convinzione di Scott Westfahl, guru della formazione legale e direttore dell’executive education alla Law School di Harvard, la facoltà di legge più quotata al mondo

Stravolgere le aspettative degli studenti e abituarli fin da subito a lavorare in squadra. È questo il mantra che guida Scott Westfahl, direttore dell’executive education alla Law School di Harvard, la facoltà di legge più quotata al mondo, quella, per intendersi, dove si sono laureati Barack e Michelle Obama. Una selezione all’ingresso durissima e un programma intensivo mirato proprio a proiettare i neo-laureati negli studi legali più importanti negli Stati Uniti e a livello globale. Responsabile del programma di formazione perprofessionisti, Westfahl ha le idee molto chiare su quali siano le competenze che i legali devono avere in un mondo del lavoro in continuo cambiamento.

Quali sono le skill che non possono proprio mancare all’avvocato del futuro?
Credo che sia necessario guardare alla formazione degli avvocati come ad un triangolo: vi sono tre cardini fondamentali. Prima di tutto le competenze tecniche e legali, che tradizionalmente si acquisiscono all’università e si rafforzano una volta entrati nel mondo del lavoro. A queste vanno poi aggiunti gli altri due lati del triangolo: le skill professionali e il lavoro in squadra.
Per skill professionali si intendono le cosiddette “soft skills”, che in realtà è un termine che a me non piace, perché le fa sembrare secondarie, mentre invece sono qualità decisive in qualsiasi professione. Si tratta delle capacità di leadership, di project management, di gestione finanziaria e di strategia di business. Sono tutte competenze che non vengono insegnate nelle facoltà di legge ma che si devono apprendere quando si è già entrati sul mercato.

Non mi piace il termine “soft skills”, le fa sembrare secondarie, mentre invece sono qualità decisive in qualsiasi professione


Scott Westfahl, direttore dell’executive education alla Law School di Harvard

Queste skill, non strettamente legate al diritto, sono collegate al terzo lato del triangolo, ovvero il lavoro di squadra. I professionisti si trovano a dover risolvere problemi sempre più complessi, che richiedono non solo un’ampia prospettiva, ma anche anche la capacità di collaborare in modo interdisciplinare con professionisti provenienti da altri campi, ad esempio, ingegneri, consulenti, esperti di finanza, sviluppatori. Per questo il lavoro di squadra diventa così importante. Anche questo è un approccio che non viene insegnato all’università, a differenza delle business schoo. Chi studia diritto è più abituato a lavorare in modo individuale, ma è importante invertire questa tendenza e formare persone in grado di riconoscere il valore del lavoro in team. Se gli avvocati non rispettano i punti di forza altrui allora sarà davvero complicato portare avanti la professione. In un mondo in cui la tecnologia sta avanzando così rapidamente e riesce a svolgere sempre più funzioni riconducibili alla pratica legale, ciò che rimane agli avvocati è proprio la capacità di svolgere un complesso lavoro interdisciplinare di alto livello. Le reti ricopriranno un ruolo sempre più importante.

In che modo?
Viviamo in una realtà sempre più complessa, dove i livelli sono molteplici. Prendiamo ad esempio l’I-Phone. La marca è Apple, ma nel processo di produzione sono coinvolte oltre 200 realtà aziendali. Inoltre questo oggetto sarebbe assolutamente inutile se non esistessero le app, eppure Apple non sviluppa app. Ci troviamo dunque in contesti interconnessi, in cui la collaborazione diventa essenziale. Tutte le organizzazioni devono rendersi conto di questo. Negli Stati Uniti esiste una startup chiamata Catalant che offre la possibilità a liberi professionisti di campi diversi di aggregarsi e collaborare insieme sui progetti specifici. Di volta in volta, a seconda del progetto, si creano nuovi team di lavoro. Sempre più aziende, quando hanno bisogno di una consulenza, invece di rivolgersi ai giganti del consulting postano la richiesta su questo sito e affidano la commessa al team con le persone più qualificate. Su questa piattaforma sono presenti 35mila esperti. Si tratta di un vastissimo accesso a risorse eccellenti provenienti dalle discipline più differenti. È un modello molto efficace, probabilmente destinato a ridefinire le organizzazioni, tanto che le grandi società di consulenza si aspettano un radicale cambio della ricerca delle risorse umane: si andrà sempre di più verso la combinazione di talenti e professionalità provenienti da campi estremamente vari, dai legali, agli esperti di intelligenza artificiale, agli sviluppatori. Non più solamente consulenti generici insomma.

Molti parlano di “legal industry” ma io non credo che la nostra sia un’industria. Credo invece che sia una professione necessaria all’organizzazione della società e alla creazione della giustizia


Scott Westfahl, direttore dell’executive education alla Law School di Harvard

Dal suo osservatorio sembra quindi che le strutture organizzative tendano a diventare sempre più fluide. È possibile prevedere una scomparsa dei grandi studi legali, sul modello di Catalant, con singoli professionisti che si riuniscono occasionalmente intorno ad un progetto?
C’è qualcuno che ipotizza che questo possa avvenire. Ma anche tra i fondatori di Catalant c’è la preoccupazione che, senza alcuna organizzazione, non ci sia più un luogo in cui formarsi davvero, verrebbe a mancare il contesto in cui fare il praticantato. In realtà ci sarebbe un modo per risolvere questo aspetto, ovvero attivare all’interno della piattaforma un sistema di mentorship, per cui sui vari progetti i professionisti più giovani possono essere affiancati a persone con più esperienza. Io penso che per l’esercizio del diritto valga un discorso diverso. Molti parlano di “legal industry” ma io non credo che la nostra sia un’industria. Credo invece che sia una professione necessaria all’organizzazione della società e alla creazione della giustizia. Possiamo avere un impatto notevole sui grandi temi relativi alla giustizia sociale. Negli Stati Uniti l’abbiamo visto con la decisione della corte suprema a favore delle unioni gay. Moltissimi grandi studi hanno lavorato perché questo potesse accadere, scrivendo brief e argomentazioni giuridiche per la Corte. Se non esistessero più gli studi legali, ma solo liberi professionisti individuali, questa grande potenzialità di impatto e di influenza verrebbe meno.

Gli avvocati dovranno essere sempre più disposti a collaborare con gli altri e per questo dovranno avere spiccate doti relazionali


Scott Westfahl, direttore dell’executive education alla Law School di Harvard

Come sarà quindi lo studio legale 5.0?
Sarà molto più inclusivo. Gli avvocati dovranno essere sempre più disposti a collaborare con gli altri, a lavorare insieme e, per questo, dovranno avere spiccate doti relazionali. Dovranno esserci professionisti da campi diversissimi: dall’analisi dei dati, al machine learning, all’intelligenza artificiale. Si tratterà poi di capire come inquadrare queste professionalità, perché al momento, negli Stati Uniti, solo gli avvocati possono diventare soci dello studio legale. Già all’università bisogna formare gli studenti al problem solving, al potere del newtork, al lavoro in team. Bisogna stravolgere le aspettative, questo è il modo più efficace per intraprendere un percorso di formazione.

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