Elogio dell’assiuolo. Rapace che ipnotizza la notte e che un giorno, forse, diventerà uomo

Già celebrato da Pascoli, il “chiù” dell'assiuolo tesse le notti estive, smettendo di fischiare all'alba. Forse, in realtà, non costruisce la notte, ma forza la nascita del giorno. E con costanza e audacia, appare più intelligente di molti uomini

L’ora è la stessa ed è lui a rintoccarla. Un fischio profondo. Ripetuto. Che unisce questa e altre notti. Come un proiettile. Che arretra le notti future in questa – come se ogni notte fosse la stessa notte, infine, finale, medesima. La casa è la culla degli stessi sogni. La stessa notte ripetuta con diabolica ostinazione.

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All’assiolo, il più piccolo tra gli strigiformi – gufi, civette, quegli uccelli lì – ha già dato dignità poetica, si sa, il Pascoli delle Myricae. Il chiù dell’assiolo, al suo orecchio lirico, prima è “una voce”, poi un “singulto”, infine un “pianto di morte”. Dall’assunto all’assoluto della morte. L’assiolo, da giorni, fischia sul pino marittimo di fronte a casa mia, la chioma è una nuvola di aghi e di pigne. Il contrasto livido è tra le voci del lungomare – il brulichio umano di chi affolla viali e locali – e la voce, sottile come uno spillo, dell’assiolo. Mentre il blabla adamitico, a ondate, finisce per sfinirsi, il fischio dell’assiolo, paziente, ripetuto, sempre uguale, continua. Sembra che il rapace stia tessendo la notte, forse se si interrompe la notte cade come un lenzuolo sbrindellato, muore. In effetti, l’assiolo termina di fischiare quando, dal fondo, appare il mignolo dell’alba, emblema del bimbo di luce che sta sorgendo. Forse l’assiolo non costruisce la notte, forse è la sentinella che forza la nascita del giorno, che rincuora la luce, la incalza.

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L’enciclopedia riduce ogni cosa al torsolo, cioè al sovrano superfluo. Questa è la voce Treccani:

assïòlo (letter. assiuòlo) s. m. [der. del lat. axioonis (che indicava questo stesso uccello), con suffisso dim.]. – Uccello rapace notturno (Otus scops) dell’ordine strigiformi, migratore, insettivoro, comune anche in Italia; di piccola statura, con ciuffi auricolari abbastanza distinti, è usato per la caccia alle allodole. Il suo monotono grido chiù chiù, che si ode nei campi durante le notti estive, ha ispirato a G. Pascoli una poesia (L’assiuolo).

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